Un racconto della prima edizione di Euroluce International Lighting Forum

Intenational Lighthing Forum Arena e i suoi relatori Porro, Urbinati e Stocker

Da sinistra, Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile; Ed Stocker, Europe Editor at Large Monocle; Carlo Urbinati, Presidente di Assoluce di FederlegnoArredo - Ph. Saverio Lombardi Vallauri

Ed Stocker, Europe Editor at Large di Monocle, restituisce una panoramica del debutto dell’iniziativa del Salone del Mobile.Milano per conoscere visioni, intuizioni, pratiche di ricerca dei protagonisti provenienti da tutti gli ambiti del mondo dell’illuminazione

Il Salone del Mobile ha sempre alimentato e animato il dibattito culturale sul design. Se sessioni di Q&A e conversazioni interessanti non sono mai mancate, quest’anno è stato decisamente diverso grazie all’inaugurazione dell’Euroluce International Lighting Forum. Una due giorni fitta di tavole rotonde, workshop e masterclass presso la splendida The Forest of Space Arena dell’architetto giapponese Sou Fujimoto, all’interno degli spazi di Fiera Milano, Rho: chiaramente un’iniziativa volta a rendere Euroluce un punto di riferimento ancora più forte per il settore e ad esplorare l’impatto dell’illuminazione anche al di là del mondo del design.

 

Non ho esitato, quindi, quando mi è stato chiesto di fare da moderatore. Dopo aver attentamente esaminato il programma elaborato da Annalisa Rosso, Editorial Director e Cultural Events Advisor del Salone del Mobile.Milano, e dal suo team, in collaborazione con APIL, ero certo che si sarebbe trattato di un evento che avrebbe spostato l’asticella ben oltre la semplice attenzione per l’illuminazione e il design di qualità. Vedere grandi creativi come Robert Wilson e Kaoru Mende tra gli invitati, oltre a figure professionali diverse come neurobiologi vegetali, astrofisici e antropologi sociali, ha eliminato qualsiasi dubbio potessi avere.  

 

Peraltro, quando gli ospiti hanno passione per ciò che fanno e la sanno trasmettere sul palco, il lavoro del moderatore è molto semplice. Per questo, Marjan van Aubel – designer solare olandese residente a Verona – è stata la scelta perfetta per aprire il forum, dopo che la Presidente del Salone Maria Porro e il Presidente di Assoluce Carlo Urbinati mi avevano raggiunto sul palco per i discorsi di apertura. Van Aubel ha accennato al ruolo più ampio del lighting designer, legato al rapporto con la natura e l’ambiente circostante, fil rouge delle due giornate. Facendo riferimento alla sua lampada Sunne, ha offerto al pubblico diversi spunti di riflessione su come l’energia solare possa essere integrata in modo intelligente nello spazio domestico, in ogni aspetto dalla finestra al tavolo, e ha presentato la sua visione decentralizzata del futuro, in cui la casa potrebbe trasformarsi in mini-rete elettrica.

 

L’ospite successivo, Stefano Mancuso, Neurobiologo delle piante, Direttore Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale presso l’Università degli Studi Firenze, ha tenuto un affascinante discorso su piante e luce, ricordandoci che la flora è il principale mezzo di generazione dell’energia solare e che dovremmo studiarla molto di più. Oltre al fatto che molti dei materiali per le luci che abbiamo nelle nostre case provengono da materiali naturali, ha menzionato un dato impressionante: meno dello 0,4% dei ricercatori mondiali studia le piante. Se questo gruppo fosse più numeroso, forse riusciremmo a risolvere i problemi di illuminazione del mondo. Ha anche affermato che è necessario un rapporto più stretto tra scienza e design.

 

Spesso gli eventi di questo tipo riservano belle sorprese. In questo senso, non dev’essere stato facile salire sul palco dopo Robert Wilson, l’ospite successivo a Mancuso. Il drammaturgo e regista teatrale americano, che quest’anno ha presentato anche il suo progetto “Mother” al Castello Sforzesco, ha saputo dialogare in modo brillante con Maria Porro spaziando tra temi come l’assenza di luce e l’esistenza di un linguaggio creativo comprensibile per ogni cultura. La parte più difficile? Per me è stata tornare sul palco alla fine della chiacchierata, sapendo di non essere all’altezza delle argute osservazioni dell’ottantatreenne Wilson, suo tratto distintivo.

 

La tavola rotonda della giornata, sul tema “Light for Life”, è stata un’eccellente chiacchierata con un gruppo eterogeneo che ha affrontato ogni genere di tema, dai cosiddetti “cieli bui” ai modi in cui l’illuminazione influenza numerose funzioni del nostro corpo, a partire ovviamente dai ritmi circadiani. Nicholas Belfield, partner di DPA Lighting a Londra, ha parlato della temperatura del colore e del bianco regolabile che ci permette di essere più in sintonia con la natura; Shelly James ha presentato un cervello come oggetto di scena e ha attinto ad alcune delle proprie esperienze personali. Anche il lighting designer Rogier van der Heide ha avuto molto da dire, così come Piero Benvenuti, professore emerito di astrofisica all’Università di Padova, che ha ispirato il pubblico con il racconto di quanto il cielo notturno lo affascinasse da bambino. Purtroppo, il ricercatore di Monaco di Baviera Manuel Spitschan non ha potuto partecipare al panel per malattia.

La giornata “Light for Life” si è concentrata sull’analisi della luce nel mondo naturale e sui suoi effetti sugli esseri umani, mentre il tema del secondo giorno è stato “Light for Spaces”. Il programma pomeridiano ha previsto un’altra tavola rotonda, questa volta con sei ospiti. Dal mondo dell’illuminazione erano presenti la lighting designer Mariel Fuentes, di Barcellona, Hervé Descottes di New York (fondatore de L’Observatoire International), l’italiana Susanna Antico e la tedesca Carla Wilkins. A loro si sono uniti Tim Ingold, professore emerito di antropologia sociale all’Università di Aberdeen, e dal settore immobiliare, un’altra newyorkese, Elisa Orlanski Ours, responsabile pianificazione e design presso Corcoran Sunshine Marketing Group. Il mio compito di moderatore è stato facilitato – e avremmo potuto continuare ben oltre l’ora e mezza prevista – perché tutti sono stati ben felici di rispondere alle domande. Abbiamo iniziato dalla differenza tra l'illuminazione come fiamma primordiale e il modo in cui un raggio di luce riempie un ambiente. Abbiamo anche approfondito temi come il potere dell’illuminazione di unire le persone e la sua capacità di garantire sicurezza. Tim Ingold ha ricordato ai progettisti di illuminazione: “Ricordate che il mondo in cui viviamo non è uno spazio racchiuso da muri, ma l’insieme di cielo e terra”.

 

Il resto della giornata è stato altrettanto stimolante. La mattinata aveva forse visto il pubblico più numeroso del forum, accorso per assistere alla masterclass di Kaoru Mende, superstar del lighting design. Pur non essendosi posizionato nella parte meglio illuminata del palco (cose che possono succedere, dal vivo!), ha tenuto un intervento istruttivo sulla sua visione di luce e ombra, con riferimenti al proprio lavoro e a quello di altri, spaziando anche tra vari argomenti, dai progressi tecnologici alla sostenibilità.

 

Tra gli appuntamenti, uno dei miei preferiti è stata un’altra masterclass: quella con il francese Patrick Rimoux, incaricato di progettare la nuova illuminazione della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi dopo la ricostruzione in seguito al devastante incendio. Personaggio pittoresco e spesso poetico, ha parlato della sua mancanza di formazione formale, del fatto che oltre a essere un progettista di illuminazione è anche un artista e della definizione preferita che ha di sé, “scultore di luce”. Ha offerto un istruttivo approfondimento su cosa significhi illuminare i monumenti religiosi e sulle diverse atmosfere che devono essere create per la funzione religiosa e per quella turistica. Da lui abbiamo appreso come le molteplici ambientazioni ora possibili all’interno della cattedrale rappresentino un cambiamento radicale rispetto al modo in cui Notre-Dame era illuminata in precedenza.

 

L’ultima masterclass è stata quella di Lonneke Gordijn, del duo creativo olandese DRIFT. La sua presentazione ha condotto il pubblico in un viaggio nel mondo di DRIFT e degli artisti, designer, sviluppatori e altri talenti con cui collaborano. Gordijn si è concentrata su alcune delle installazioni, delle performance e degli spazi coreografati su cui lavora Drift e sul modo in cui lo studio trae ispirazione dalla luce e dalla natura, dal soffio del vento alla forma dei denti di leone. Il risultato finale – un connubio elegante e innovativo di natura e tecnologia – è stato stimolante da ascoltare.

 

Ripensando al Forum, ora che è trascorso un po’ di tempo e possiamo mettere a fuoco l’evento con chiarezza, non mi sembra esagerato affermare che tutti gli ospiti invitati hanno offerto un contributo eccezionale, inclusi i due responsabili dei workshop: Adrien De Lassence, direttore associato Sou Fujimoto Paris, e il lighting designer AJ Weissbard, che lavora spesso nel mondo del teatro e della danza. Se l’obiettivo era coinvolgere il pubblico e porre domande interessanti, allora The Euroluce International Lighting Forum è stato un successo. Voleva far parlare di luce e illuminazione ben oltre i padiglioni del Salone del Mobile? Ha superato ogni aspettativa. Alla prossima edizione!

30 luglio 2025
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