Federico Peri: “Il mio punto di partenza è l’ascolto”

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Modulo lamp for Cto Lighting

Abbiamo intervistato il designer di origini venete, i cui progetti si distinguono per una eleganza senza tempo. Ma anche per la ricerca dell’essenza della materia con uno sguardo rivolto alla contemporaneità

Federico Peri, raffinato progettista, ama sperimentare materiali autentici, invecchiati, che raccontano una storia di artigianato, capace di esprimere la radice più intima di ogni progetto e suscitare emozioni. I suoi lavori spaziano dal concept retail, ad abitazioni private fino al design di prodotto, con una sofisticata impronta stilistica e colte contaminazioni culturali.

Cosa guida la tua poetica di progetto? Quali sono le tue ispirazioni?

Alla base c’è sicuramente un grande interesse per la storia del design, ma amo anche le contaminazioni, i lievi contrasti e un’idea di progetto senza tempo con una forte matrice contemporanea. Le ispirazioni sono molteplici e differenti tra loro. Possono arrivare da una lettura, da approfondimenti su temi specifici, ma spesso sono tratte dalla quotidianità. Una semplice passeggiata in città, come in montagna, possono essere spunti se osservati con occhio interessato.

Ci sono materiali che prediligi?

Il metallo, ma in generale prediligo i materiali veri, quelli che migliorano invecchiando.

Come è nata la collaborazione con Baxter?

Fui contattato dall’azienda nel 2017 dopo una mia lecture al Guggenheim Venezia. Discutemmo delle reciproche visioni e fui molto felice, anzi onorato, del loro interesse. L’aspetto che ho maggiormente gradito è stata la richiesta di un’intera collezione, un’importante responsabilità come primo atto della collaborazione.

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Ellipse Dining Table for Baxter

E con Purho, un’azienda che ha una lunga tradizione?

Purho è un marchio giovane ma con una solida connessione con il mondo del vetro di Murano.
Il dialogo iniziò nel 2018 e si instaurò subito un ottimo rapporto, così come con Baxter.
Iniziammo a discutere di una collezione di accessori in vetro sommerso. Avevo già affrontato il tema del vetro ma in questo caso si trattava di lavorarlo a mano libera, senza stampi, una bellissima esperienza. Finora abbiamo lavorato a due collezioni distinte: “incisioni” ed “Essenziali”. Le due differiscono principalmente dalla tecnica, la prima collezione si basa principalmente sull’intervento del maestro incisore mentre la più recente è prettamente lavorata dal solo maestro soffiatore.

Hai mostrato sempre un particolare interesse per la luce, lo testimonia anche l’ultimo progetto per FontanaArte. Ci racconti come si è sviluppato?

Sicuramente, l’illuminazione è una categoria di prodotto che mi viene spesso richiesta.
Fontanella, l’ultimo progetto disegnato per FontanaArte, è stato un gesto istintivo che abbiamo studiato per quasi un paio d’anni. Volevo avere la certezza delle proporzioni. Quando si progetta un oggetto dove l’attore principale è un materiale trasparente, bisogna valutare direttamente il prototipo corretto, comprendendone il volume e soprattutto la resa luminosa.
Ero affascinato dall’idea di creare una lampada “senza tempo” utilizzando i materiali principali del marchio, vetro e metallo. L’idea è nata immaginando lo zampillo d’acqua di una fontanella (da cui il nome) cristallizzato.

Nei tuoi progetti si spazia dall’interior design al prodotto, come approcci i due mondi?

Per quanto la scala tra arredo e interni sia completamente differente, in realtà l’approccio è più simile di quanto ci si possa immaginare, almeno per me.  Il punto di partenza è il medesimo, ovvero l’ascolto.
Cerco di apprendere tutto il necessario dalla committenza per poter rispondere precisamente al brief di progetto -trattandosi di prodotto- oppure alle necessità di un cliente per aiutarlo nella progettazione della propria abitazione, di un hotel o un ristorante.
Direi che il fattore designer ”psicologo” nell’ambito degli interni è decisamente predominante e rischia di generare spesso confusione se non gestito al meglio, mentre nel prodotto le riflessioni sono differenti e variano a seconda della categoria merceologica che si sta approcciando.

Qual è stata la più grande sfida che hai affrontato nel tuo percorso lavorativo?

Progetti a parte, è sicuramente l’avvio dello studio nel 2011 e successivamente nel 2014 con l’inserimento della sezione prodotto. Ogni nuovo inizio ha sempre molte incognite e insidie. Ma nel mio caso ha comportato molte sfide avvincenti che sono servite per farmi crescere professionalmente.

Lo scorso settembre è ripartito il Salone dopo due anni di arresto. Cosa ha rappresentato per te?

Dal punto di vista personale ha rappresentato libertà, gioia e amicizia. È stata l’occasione di incontrare colleghi esteri che non avevo avuto occasione di vedere dal Salone precedente.
Sotto l’aspetto professionale ha rappresentato invece la ripresa di molti discorsi lasciati in sospeso e del confronto con un pubblico locale ed estero. Ciò è sempre fondamentale per un creativo in quanto ti permette di comprendere -o intuire- i gusti e strategie globali, utili a definire nuovi prodotti.

Gli ultimi anni sono stati per tutti molto complessi, come hai affrontato questo particolare momento storico?

Il primo lockdown è stato emotivamente complesso per me, come per molti d’altronde.
Avevo da poco scoperto sarei diventato padre nel giro di 7 mesi e non sapevo cosa sarebbe potuto accadere nei mesi che mi separavano dalla sua nascita.
Dal punto di vista lavorativo è stato altrettanto complesso. Inizialmente ho sfruttato l’occasione per mettermi al pari con alcune sovrapposizioni di progetto, d’altra parte invece il costante slittamento del ritorno alla normalità mi ha generato una sorta di “ansia da prestazione” che facevo fatica a domare. Volevo progettare e cogliere i vari momenti di tranquillità ma avvertivo di non essere performante. Noi designers abbiamo bisogno di stimoli, domande alle quali rispondere, differente ad esempio da un’artista che lavora per esprimere “se stesso”.

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Intrecci for Wall and Decò

A cosa stai lavorando in questo momento? Ci sono nuovi progetti in cantiere?

Sto lavorando a diverse collaborazioni sia in ambito prodotto che interni.
Per quanto riguarda il primo sono impegnato su svariati fronti: rivestimenti, imbottiti, tavoli, sedute, illuminazione, sino ad arrivare ad una più completa visione di direzione artistica per un nuovo marchio che nascerà a breve. In merito agli interni stiamo seguendo progetti differenti tra loro: abitazioni private come attici in contesti moderni piuttosto che appartamenti in palazzi storici. Per la prima volta mi sto cimentando con un trullo vicino ad Ostuni, una bellissima avventura.

Come immagini il futuro del design?

La prima immagine che ho visualizzato è stata una bella luce luminosa, calda, una visione assolutamente positiva.
Ultimamente parliamo tutti di sostenibilità e sono sicuro che ormai questo tema sia diventato un concetto presente nelle filiere produttive o nella mente di molti progettisti e aziende, un aspetto da perseguire senza ombra di dubbio. Detesto gli sprechi. Auspico che ci sia un futuro dettato da maggior attenzione e consapevolezza.

E cosa ti piacerebbe progettare?

Sicuramente una linea di abbigliamento. È un tema differente dal mio percorso attuale, ma mi affascina notevolmente.

Un oggetto a cui sei particolarmente legato.

Ce ne sono parecchi, probabilmente un orologio da polso che indosso da molto tempo.

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Federico Peri ph.Tommaso Balasso

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Mikado bookcase for Baxter

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Essenziali for Purho Murano

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13 gennaio 2022