Marie-Louise Sciò e il detto africano che elogia calma e resilienza
Tradizione e identità, ricerca dei dettagli e apertura alle contaminazioni: ecco la ricetta di un’icona dell’hotellerie per i resort di famiglia. Nella vita privata, curiosità e perseveranza l’hanno portata lontano.
Marie-Louise Sciò è la CEO e Creative Director del Pellicano Hotels Group. È lei, in altre parole, l’artefice del rinnovato successo di due destinazioni nel taccuino del jet set internazionale fin dagli anni ‘60: La Posta Vecchia, nobile residenza a Palo Laziale (sulla costa nord di Roma) già di proprietà di J. Paul Getty, e Il Pellicano a Porto Ercole, raffinato rifugio a picco sul mare della Maremma. A questi si aggiunge il Mezzatorre a Ischia, inaugurato proprio nell’ultima estate pre-pandemica. Ma Marie-Louise è anche l’ideatrice e la curatrice di “ISSIMO”, una piattaforma online, editoriale e commerciale, dedicata all’eccellenza del Made in Italy: la versione digitale del mitico Grand Tour, un viaggio immersivo nella cultura, nel gusto e nella dolce vita italiana.
Nata a Londra, si laurea in architettura alla Rhode Island School of Design e inizia il suo percorso professionale nello studio dell’archistar newyorkese Costas Kondillis, per proseguirlo, un anno dopo, in Italia, accanto a Massimo Zompa. Da lì – per caso, come afferma lei – inizia a lavorare con papà (l’imprenditore Roberto Sciò), dapprima ristrutturando qualche suite dell’hotel Il Pellicano, poi riprogettandone comunicazione e immagine coordinata. Visti i risultati, suo padre non poté che “assumerla” a tempo indeterminato. Da allora, Marie-Louise è stata capace di capitalizzare la preziosa storia e l’identità dei luoghi, firmando un concetto contemporaneo di ospitalità dove savoir-vivre italiano, contaminazione, attenzione al dettaglio, alle persone e all’ambiente sono le parole d’ordine.
In questa chiacchierata con lei, solare e aperta, sebbene ancora in modalità Zoom, ci rivela come l’incontro con il lavoro di James Turrell sia stato, a soli vent’anni, una folgorazione; le sue affinità elettive con progettisti del calibro di Toyoo Itō e il suo amore per il design dei maestri (leggasi Achille Castiglioni e Verner Panton). E, più di ogni altra cosa, ci ricorda il valore del tempo, dell’attesa, l’importanza del non cedere mai, del perseverare, con questo proverbio etiope: “Piano, piano anche le uova camminano”.
Come ti presenteresti a chi non ti conosce? Marie-Louise Sciò, semplicemente.
Il tratto principale del tuo carattere? Perseveranza e curiosità.
Cosa sognavi di fare da grande? Ho passato varie fasi, da psicologia criminale a film making, da pittura ad architettura e poi, un po’ per caso, mi sono ritrovata qui.
Cos’è la felicità per te? La serenità.
Cosa ti emoziona? L’amore.
Stilista preferito? Julien Dossena, Nicolas Ghesquière e Daniel Roseberry.
Il tuo stile? Eclettico.
Definisci “stile italiano”. Timeless e qualità.
Affinità elettive con quale architetto o designer? Toyoo Itō, Peter Zumthor, Herzog & de Meuron e James Turell.
Il tuo primo ricordo di design/architettura? Crescendo a Roma, è difficile individuare un “primo” ricordo. Questa città, architettonicamente e artisticamente così ricca e colta, ti informa la mente e ti riempie gli occhi fin da subito. Forse, la prima mostra di James Turell vista a vent’anni, così diversa dall’arte della capitale, ha contribuito ad aprirmi nuovi mondi.
L’ultimo arredo che hai acquistato, lo hai disegnato tu, un artigiano o un brand? L’ultimo acquisto è una luce di Achille Castiglioni.
Il tuo albergo preferito? Il Pellicano (ride) ma anche La Perla in Alta Badia.
La vista che ti ispira? Il mare.
Per te il viaggiare è…? Arricchimento.
Il tuo posto magico? Il Pellicano.
Una scoperta recente? La valle dei Calanchi.
Il profumo preferito? En Passant.
Tre libri che consiglieresti alla tua migliore amica? How not to die: Discover the Foods Scientifically Proven to Prevent and Reverse Disease (che sto leggendo ora!), i libri di Joan Didion, in particolare The Year of Magical Thinking e The Wise Heart di Jack Kornfield.
La tua casa è …? Roma.
Privacy o convivialità? Un mix ben bilanciato.
L’oggetto del cuore? I miei due anelli di Pomellato.
Un pezzo d’arredo che vorresti a casa? Lo chandelier di Verner Panton.
Tre oggetti che porteresti su un’isola deserta? Le cuffie per ascoltare la musica, una sciarpa e un libro.
La tua sostenibilità è nel … Nell’essere consapevoli di far parte di una comunità molto grande da rispettare e proteggere.
Riuso o riciclo? Riuso e riciclo.
La tua idea di resilienza? Non mollare mai.
Un piacere a cui non rinunceresti? La musica.
L’ultima volta che ha detto è “…issimo”? La valle dei Calanchi.
Un pranzo memorabile? A Orvieto, l’altro ieri. Vegetariano.
Il tuo motto nella vita? Piano, piano camminano anche le uova.