Materie prime: il legno nella filiera dell’arredo

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Reforestation project, Zanat

La necessità di rendere sostenibile la gestione delle risorse ha portato numerose aziende a ripensare il proprio processo produttivo o a rimettere al centro pratiche virtuose. Dalla scelta della provenienza delle essenze alla certificazione al rimboschimento, ecco quali sono.

“I nostri sistemi modulari sono realizzati in pannelli truciolari di legno di pioppo bianco italiano certificato, proveniente dagli scarti dell’industria della carta, che utilizza il tronco. È una scelta di qualità, per una fascia alta di mercato, verso una materia prima nobile, vergine. Soprattutto, è una scelta sostenibile che viene dalla consapevolezza che il ciclo di vita del pioppo dura 9 anni, mentre i nostri sistemi hanno una vita media superiore. La durevolezza contribuisce a ridurre l’impatto”. Così Maria Porro, direttrice marketing e comunicazione dell’omonimo marchio, descrive l’impegno dell’azienda per una gestione sostenibile dell’intera filiera del legno, che si inscrive in un più ampio progetto di sostenibilità: “Abbiamo rivoluzionato il sistema produttivo nel 2018: tutto quello che produciamo è tagliato per un cliente fin dalla primissima fase di lavorazione. Abbiamo ridotto gli scarti eliminando le scorte di magazzino: andando a lavorare subito su commessa, la materia prima viene ottimizzata”.

Maria Porro è anche presidente del Salone del Mobile.Milano che al recente “supersalone” ha lavorato sul tema della sostenibilità con convinzione: “La scelta, fatta insieme al curatore Stefano Boeri, di utilizzare per l’allestimento della fiera pannelli riciclati disassemblabili non verniciati e riutilizzabili è stato un segnale molto forte, che deve ora trovare uno sviluppo. È l’inizio di un percorso, anche di accompagnamento delle aziende espositrici, per fare una fiera sempre più sostenibile. Il primo riscontro sarà nell’aprile 2022. Del resto, la sostenibilità è una richiesta del mercato. Fa parte degli elementi imprescindibili della qualità”.

Porro ha scelto un’essenza molto presente in Italia, dove costituisce un esempio di coltivazione programmata di boschi e foreste: il pioppo. In pioppo bianco massello è anche la casetta-segnalibro Hyle, che proprio per questo diventa il simbolo di un oggetto durevole che rispetta il bosco.

Il marchio finlandese Nikari ha invece prodotto Frame, il nuovo tavolo disegnato da John Pawson nella sua fattoria nelle Cotswolds, in frassino e quercia. La filosofia dell’azienda, di base a Fiskars, è un “balance with nature” recuperando le lavorazioni della tradizione artigianale finlandese. “Facciamo molto lavoro manuale e non miriamo a diventare un produttore di massa. Il nostro legno massello certificato proviene da fonti controllate nelle vicinanze dell’area Nord-Europea e con le nostre segherie abbiamo un dialogo costante. Abbiamo certificati FSC e PEFC. La nostra produzione si trova esclusivamente in Finlandia: cerchiamo di mantenere semplici i nostri pezzi, con una quantità minima di altri materiali. Siamo continuamente alla ricerca delle migliori opzioni di qualità per quanto riguarda i componenti, i trattamenti e anche la logistica. Possediamo parchi forestali con cui compensiamo le emissioni di CO2 dei trasporti, proteggiamo i boschi secolari e doniamo anche parte del profitto delle vendite alla protezione della biodiversità delle foreste globali”, racconta la CEO Johanna Vuorio.

Un impegno simile è stato assunto dalla bosniaca Zanat, con un progetto di rimboschimento iniziato quest’anno per cui vengono piantati tre nuovi alberi per ognuno tagliato e destinato alla produzione. Fuori dalla città di Konjic, dove ha sede il marchio, sono stati piantati in occasione del Planet Earth Day 2021 più di 3.000 pini. “L’attività è stata resa possibile grazie alla Sidap Prenj, azienda che gestisce i boschi locali e che ha designato l’area per il rimboschimento, procurato la sementi, gli attrezzi e la guida, partecipando attivamente all’operazione. La Bosnia è un paese ricco di verde, il cui territorio è occupato al 64% da foreste. Noi ci impegniamo ad accrescere questo numero, aumentando le dimensioni delle aree protette e preservando le nostre foreste indigene”, fanno sapere da Zanat. Intanto, le essenze scelte per i piatti scultorei Dom in edizione limitata realizzati con Michele De Lucchi sono noce e acero bosniaco.

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Hyle by Elisa Ossino for Porro

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Modern by Piero Lissoni for Porro

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Reforestation project, Zanat

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Frame by John Pawson for Nikari

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La via della certificazione è la strada scelta da molti marchi di arredo per promuovere una filiera del legno più sostenibile. Moroso, Arper, Calligaris, per fare qualche nome, hanno la certificazione FSC (Forest Stewardship Council). Ce l’ha pure Ethimo, il cui teak – che fa bella mostra delle sue qualità in progetti quali Rotin di Zanellato/Bortotto o addirittura in una lampada da terra, Tetris, di Marc Sadler – proviene esclusivamente da piantagioni a ricrescita controllata nel rispetto dei rigidi processi di riforestazione. Anche Roda è nel gruppo FSC: quest’anno ha presentato tra le novità la linea di arredi outdoor Levante di Piero Lissoni, sempre in teak, sempre controllato.
 
La friulana Mattiazzi vanta sia il certificato FSC che PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), frutto di un impegno antico verso i boschi, fonti del proprio sostentamento. La collezione di sedie Zampa, dalle gambe curve, immaginata da Jasper Morrison, è in frassino, sintesi di una sensibilità contemporanea e lavorazioni antiche.
 
Anche la tedesca Zeitraum ha FSC e PEFC per i legni europei che utilizza, inoltre è entrata quest’anno nel programma United Global Compact, una rete di più di 9.500 aziende che si impegnano a creare un futuro sostenibile sulla base dei 10 principi e dei Sustainable Development Goals dell’Onu. I suoi tavoli Kuyu, disegnati dai Formstelle, sono in frassino, rovere, noce.

La riflessione sull’industria del legno non si ferma ai fenomeni produttivi di mercato, ha anche dato vita a una mostra che il duo Formafantasma ha presentato prima alla Serpentine Gallery di Londra e ora al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (fino al 24 ottobre). Si tratta di Cambio, a cura di Hans Ulrich Obrist e Rebecca Lewin, con Cristiana Perrella, che diventa anche un catalogo-libro in uscita per Nero Editions il 6 ottobre. Al centro del lavoro dei due progettisti ci sono le modalità attraverso cui il design e la produzione possono essere ripensati alla luce dei cambiamenti climatici. Partire da un consumo consapevole delle materie prime è il primo passo.

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Rotin, Ethimo

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Gaia by Marc Sadler for Ethimo

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Tetris by Marc Sadler for Ethimo

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Levante by Piero Lissoni for Roda

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Zampa by Jasper Morrison for Mattiazzi. Ph. Credits Miro Zagnoli

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Kuyu, Zeitraum

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Cambio, Formafantasma ©photo Ela Bialkowska OKNO studio-min

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30 settembre 2021