Che cos’è il design sostenibile

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Flock, Tacchini, ph Andrea Ferrari

Dalla durabilità al disassemblaggio, passando per la progettazione dei cicli di vita dei prodotti: quali sono le strategie in atto, le tecniche adottate dalle imprese, e i metodi con cui i designer affrontano il tema della sostenibilità? 

Quando nel 1987 la World commission on environment and development pubblica Our common future, introduce per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile, superando i temi legati esclusivamente all’ecologia e suggerendo l’adozione di pratiche sistemiche in grado di tenere conto degli impatti sia ambientali sia sociali delle attività umane. L’esigenza di produrre in maniera sostenibile - produrre energia, oggetti, cibo, servizi e molto altro - ha quindi pervaso anche il settore del design, nel quale progettazione e produzione hanno via via cominciato ad agire tenendo conto degli aspetti, sempre più complessi e stratificati, che entrano in gioco nelle diverse fasi della vita di un oggetto. Riduzione, riuso e riciclo, montaggio, smontaggio, uso di energie pulite e rinnovabili, riduzione delle emissioni nocive, scelta dei materiali, analisi, certificazione e dematerializzazione del prodotto-servizio sono quindi diventate azioni chiave che spesso si attivano tutte insieme, con pesi diversi, nel sistema di progettazione di un prodotto, in cui non solo produzione manifatturiera, ma anche innovazione e tecnologia ricoprono un ruolo fondamentale. Quali sono dunque le tecniche e le possibili strategie per perseguire gli obiettivi in termini di sostenibilità nel design

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Aava 02, Arper, ph. Salva Lopez – prodotto certificato GECA, FSC®, Greenguard Gold, EPD 

Design per la durabilità 

L’estensione del ciclo di vita dei prodotti da un lato riguarda la solidità, la qualità dei materiali e la tecnologia realizzativa di un oggetto - che permettono quindi che il prodotto non debba venire sostituito prima del tempo - dall’altro riguarda l’estetica dell’oggetto, disegnato in modo tale da poter mantenere una qualità formale e da contrastare l’idea della moda dei prodotti. A questi due diversi aspetti si somma poi l’opportunità di progettare gli oggetti contemplando fin dall’inizio la possibilità di sostituirne o ripararne parti senza difficoltà, così che non si debba essere costretti a gettarli interamente qualora una componente sia danneggiata, ma anche che si possa sostituirne alcune parti in funzione di eventuali modifiche estetiche della propria abitazione o di cambi di gusto.  

Design for disassembly 

In continuità con il design per la durabilità, il principio di design per il disassemblaggio prevede che gli oggetti vengano progettati in modo tale da poter essere smontati facilmente, così che si possano sostituire componenti rotte o usurate o affinché le diverse parti di un oggetto, spesso costituite da diversi materiali, possano essere smaltite separatamente. Eliminare colle e adesivi, preferendo sistemi di incastro, oppure minimizzare il numero dei componenti o evitare i trattamenti superficiali superflui, sono quindi alcuni esempi delle modalità con le quali si può progettare in ottica di disassemblaggio

 

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Parentesi 50, Flos, ph. Alecio Ferrari

Design per il ciclo di vita del prodotto e per il riciclo 

Questa strategia di design sostenibile guarda tanto alla filiera di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, quanto alle possibilità offerte dai materiali post-consumo per la reimmissione nel ciclo produttivo. Coinvolge le fasi della progettazione, della produzione, dell’assemblaggio, della distribuzione, dell’uso-consumo e della dismissione del prodotto, tenendo conto anche delle strategie viste sopra - la durabilità e il disassemblaggio - e includendo sempre il fine vita dell’oggetto nella pianificazione. È un approccio di filiera, in cui si inserisce per esempio il mondo dei pannelli riciclati, prodotti da aziende che assorbono il rifiuto della filiera del legno e lo riciclano per farne pannelli da reintrodurre nel ciclo produttivo. 

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Laleggera Hide Leather, Alias, ph Alberto Strada 

Approccio sistemico 

Questa tipologia di approccio interviene sui processi e sulle misurazioni degli impatti dell’azienda - e non dei singoli prodotti - con un lavoro sostanziale e approfondito di analisi qualitative e quantitative e con azioni che riguardano la produzione nel suo complesso, come l’utilizzo di energie rinnovabili, l’efficientamento energetico dei processi, l’eliminazione di sostanze inquinanti, l’ottimizzazione del sistema dei trasporti e la scelta di interlocutori e fornitori in grado di rispettare i parametri fissati da ogni azienda. In questo approccio di sistema, si inseriscono in realtà anche misurazioni sui singoli prodotti, come la carbon footprint o la water scarcity footprint, e le certificazioni come LCA o EPD.