Da BIG a David Chipperfield, da Frank Gehry a Snøhetta: un giro del mondo alla scoperta delle migliori architetture che saranno completate il prossimo anno
Vincent Van Duysen racconta il suo ruolo di Creative Director
Dada, Intersection by Vincent Van Duysen, photo courtesy
Seguire l’istinto e il piacere nella progettazione di nuovi prodotti, come occasione per testare idee fresche e inattese. Con l'obiettivo di creare oggetti senza tempo
Il ruolo del creative director può essere estremamente complesso, ma è indubbiamente molto appagante. Quando abbiamo avviato la nostra collaborazione, la Molteni&C | Dada desiderava ritornare ai suoi valori fondanti, più domestici, raffinati ed eleganti.
Il mio metodo è molto pragmatico, e ho un rapporto e un legame molto professionale con la famiglia Molteni. Mi sento libero di seguire il mio istinto e cercare il futuro. So che direzione far prendere a Molteni&C | Dada, ma tengo sempre ben presente l’importanza di mantenere standard elevati e di ricercare i dettagli più raffinati, con un occhio di riguardo alla tecnologia nascosta dietro i prodotti.
Vincent Van Duysen, ph. Zeb Daemen
Interagiamo tutti in maniera estremamente diretta, soprattutto quando si tratta di creatività; lo scambio con l’azienda riguardo i prototipi è costante, e le critiche costruttive non mancano mai. Il feedback può avvenire tramite una semplice e-mail, una lunga riunione o una telefonata, ma comunque il dialogo è continuo.
Le sfide future si basano su una simbiosi di mondi che coniugano l’approccio architettonico a quello del design d’interni, che cerca di ripensare e di affrontare da un punto di vista diverso tanto il mondo quanto l’arte di vivere. Sicuramente continuerò con coerenza sulla strada intrapresa negli ultimi 5 anni, che ci ha dato grandi soddisfazioni. Il nostro obiettivo per il futuro è migliorare e raffinare costantemente l’immagine del brand e la collezione, dedicandoci ogni anno a una tematica specifica.
Molteni&C, Living Box by Vincent Van Duysen, photo courtesy
In linea generale penso che sia necessario per i creative director tenere presente che le nuove collezioni scaturiranno proprio da questi tempi di grandi cambiamenti: pensiamo al Covid-19 e a come abbia portato con sé un cambiamento radicale dei concetti di distanziamento sociale e di lavoro da remoto. Il confine tra il luogo in cui viviamo e quello in cui lavoriamo sta progressivamente svanendo proprio in virtù di questo rapporto ibrido tra lavoro e vita privata. Per quanto riguarda me personalmente, voglio continuare a progettare e creare nuove architetture, nuovi prodotti e nuovi spazi, creando per l’umanità, in modo organico, e dando alle persone oggetti senza tempo. In generale, per quanto riguarda i progetti futuri, mi piace considerare ogni nuovo progetto come un’opportunità per sperimentare idee nuove e inaspettate. Nella mia mente, non smetto mai di progettare, perciò l’opportunità di innovare e continuare a sviluppare questo fil rouge che collega tutti i miei lavori è una sfida che accolgo sempre a braccia aperte.
Il tema del Salone di quest’anno rispecchia in pieno la direzione che ho preso con i miei nuovi progetti, intrisi di aperture e trasparenza. C’è un filo conduttore, la leggerezza e il desiderio di godersi la natura, stare en plein air e respirare a pieni polmoni. Anche il tema dei materiali organici è presente sia al Salone di quest’anno sia nel mio lavoro, nelle nuove collezioni in cui abbraccio le curvature naturali e le forme sinuose.
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