Paolo Stella “Ne voglio ancora, ancora e ancora (di vita)”
Il suo appartamento è un continuum di architettura, arredo e design, una piattaforma per raccontare i suoi oggetti a partire dalle loro storie.
Ha studiato architettura all’università. Poi il destino – ah, no per lui il caso non esiste – lo ha condotto verso altre professioni. E dunque è, per scelta, attore, scrittore (attività che di gran lunga preferisce), creative director e web strategy expert. Insomma, un creativo e comunicatore che rifugge le etichette. Sua l’idea di raccontare il design e il progetto d’interni partendo da una residenza concreta e vissuta quotidianamente: casa sua. @suonarestella è un palcoscenico di vite e oggetti reali. Di storie d’architettura e design che Paolo racconta e fa (letteralmente) vivere alla gente “comune” attraverso le pieghe e i momenti della sua giornata. È l’intuizione di un modo inedito – digitale diremmo noi – di parlare di progetto. Una nuova prospettiva, un’evoluzione del modo in cui si possono raccontare gli oggetti. Ciò che risulta contare sono le emozioni che evocano, loro, gli arredi nati per convivere con noi e migliorare il nostro quotidiano. A Stella il merito di essere riuscito a spostare il punto di vista in questa narrazione, mettendo al centro le persone e spiegando alle generazioni più giovani e curiose che la casa non è solo un rifugio ma un racconto di sé.
Come ti presenteresti a chi non ti conosce? Con un sorriso.
Il tratto principale del tuo carattere? Sono una spugna. Assorbo da tutto quello che mi succede attorno e lo trasformo con la creatività.
Cosa sognavi di fare da grande? Ho sempre trovato piuttosto noioso incasellarmi, ho vissuto e tendo a vivere rivoluzioni cadenzate che stravolgono la mia vita. Da piccolo rispondevo “l’astronauta” solo per dare la risposta che si attendevano e chiuderla lì. Soffro di vertigini, figurati se volevo andare a 1.000.000 di piedi di altezza.
Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? Il disinteresse per la parte più esposta.
Cos’è la felicità per te? Una combinazione di secrezioni ormonali temporanee che possiamo impegnarci a far accadere il più spesso possibile.
Il tuo musicista preferito? È come la felicità, una detonazione temporanea che si sposa al mio momento particolare. Cambiano, spesso, come l’umore.
Il tuo autore preferito? Idem come sopra.
Il tuo architetto o designer preferito? Wright, Gio Ponti, gli esponenti del razionalismo ma anche il Bernini. Perché sceglierne uno quando c’è così tanta bellezza da esplorare.
Chi sono i tuoi eroi immaginari? I grandi rivoluzionari.
Un eroe nella vita reale? Le madri single.
Ma chi sono gli influencer? Ma chi se ne frega. È una parola abusata che ti appiccicano appena hai due followers in più, che si carica di una dietrologia stantia e noiosa. Non mi definisco mai Influencer. Soprattutto non mi vedo mai rappresentato nella categoria degli Influencer che vengono scelti per apparire in tv. Macchiette senza preparazione adescati per essere massacrati dal livore della gente. Mai che ne venga scelto uno che sia un esempio positivo. Liliana Segre è un’influencer. Lei si.
Scrivere o recitare? Scrivere. Amo la libertà.
Tre libri che porteresti su un’isola deserta? Accabadora della Murgia, Ninna Nanna di Chuck Palahniuk, Zio Vanja di Čechov.
La serie TV che non vorresti mai vedere finire? GOT.
Digitale o reale? Il digitale ha bisogno del reale.
Una storia che vorresti raccontare? Che ti svelo il mio prossimo romanzo?? Naaaaa.
L'ultima volta che non hai saputo comunicare? Per ora è sempre andata bene. Credo di avere la fortuna di una naturale predisposizione al mezzo digitale. Finché questo è il canale principale mi va benissimo. Poi cambierò. Come cambiamo tutti.
L’oggetto del cuore? Non è un oggetto. Non sono attaccato a nulla di materiale.
Il luogo del cuore? Cefalù.
Riuso o riciclo? Riciclo, che l’economia circolare lo richiede.
Cosa fai per essere “sostenibile”? Piccoli gesti quotidiani di sensibilità. E sto lavorando a un progetto per trovare la soluzione allo spreco di carta degli imballaggi.
Affinità elettive con? Cristina Fogazzi, nonostante siamo molto diversi, con atteggiamenti lontanissimi nel pubblico - e anche nel privato - è una di quelle persone che c’è e ci sarà sempre. E io per lei.
Chi vorresti invitare a una delle tue cene? Meryl Streep. Penso sia l’unica persona al mondo per cui sento una specie di venerazione. Ma comunque sono affascinato da tutte le donne forti e sensibili. (Sì, più le donne degli uomini)
@suonarestella è una gabbia? È il tentativo di uscire da una gabbia. Nell’ingresso di casa ho chiesto di realizzare una carta da parati con un enorme gabbia. Gli animali sono tutti disegnati mezzo fuori mezzo dentro. Siamo noi, per lungo tempo di questa vita, nel tentativo di far capire al mondo chi siamo. Sulla parte alta della gabbia c’è il capitolo centrale del mio primo romanzo che è il mio personale tentativo di mostrarmi senza corazze al mondo, di farti capire chi sono. Abbiamo un bisogno ancestrale di essere visti per quello che siamo. Ed è davvero impegnativo. Fare entrare le persone in casa, anche solo virtualmente, è stato un processo di analisi collettiva che mi ha molto emozionato.
La tua stanza preferita? Il bow window, che per altro è anche il motivo per cui ho comprato questa casa, a metà fra raccoglimento intimo ed esposizione frontale. È quello che mi sento di essere in questo momento. Può sembrare una distinzione dicotomica, ma secondo me sono due facce della stessa medaglia: devi essere davvero intimo per mostrarti senza paura.
Ognuno si salva da solo? E nessuno si salva da solo. La nostra salvezza parte dalla decisione personale di salvarci e a quel punto gli altri diventano parte essenziale del percorso. Ma tutto, prima, parte da noi.
Il tuo colore preferito? Blu come i miei occhi. Cioè come vorrei che fossero.
Il tuo piatto preferito? Melanzane alla parmigiana e mentre sto scrivendo questa risposta sto bloccando il mio nutrizionista che se la legge è un casino.
Cos’è il talento? La cosa più comune e sopravvalutata del mondo. Lo abbiamo tutti, ognuno il suo. La vera difficoltà sta nel riuscire a farlo fluire, eliminando tutti i blocchi energetici che abbiamo - più o meno consapevolmente - applicato alla nostra esistenza. Il mio lavoro di ricerca personale è tutto focalizzato sull’individuarli e scioglierli.
Il tuo motto della tua vita? Ne voglio ancora, ancora e ancora (di vita).