Paolo Ciuccarelli: “L’Intelligenza Artificiale è un partner molto efficace per testare le tue idee, ti aiuta a raffinarle, a scegliere una direzione”

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Campagna di comunicazione del Salone del Mobile.Milano 2024 firmata Publicis Groupe

Il Salone del Mobile.Milano, per la sua 62° edizione decide di ascoltare le voci del design e di affidarne la codifica all’Intelligenza Artificiale. Una campagna che fa dialogare il mondo del progetto con quello della tecnologia più avanzata sotto la cura scientifica di Paolo Ciuccarelli

Where design evolves è il titolo che Publicis Groupe e Paolo Ciuccarelli, in quanto consulente scientifico, hanno deciso di dare alla campagna di comunicazione della 62ª edizione del Salone del Mobile.Milano che prenderà vita dal 16 al 21 aprile 2024. Una campagna innovativa che utilizzando l’Intelligenza Artificiale dà forma e colore alle voci del design in una mappatura del web che mostra le reazioni e i temi della design community. 

Un percorso a tre fasi, bottom-up, top-down e live, che utilizza algoritmi parametrici e generativi per creare un visual in continua evoluzione che accompagnerà e seguirà l’evento il Salone nei giorni di aprile. Abbiamo ascoltato dalle parole di Ciuccarelli il progetto e le sue idee sull’AI. 

Prima di addentrarci nel progetto, parliamo un po’ di te, della tua formazione e della tua ricerca che è importante per inquadrare il tema della campagna.

Mi sono sempre occupato di visualizzazione dei dati. Il dato è il materiale a cui attraverso una forma, do un significato, in modo che sia utile in un certo contesto, per un certo utente e per certi obiettivi. A differenza di altri designer che magari progettano con il legno, il metallo e la plastica, nel mio caso il materiale è il dato. Se all’inizio il mio lavoro e la mia ricerca si sono concentrati sulle modalità di visualizzazione del dato – su come il design può essere utile al dato - recentemente ho cominciato a ragionare anche su come, inversamente, il dato può essere utile al design. Nel 2010 su questi temi ho fondato il laboratorio di ricerca DensityDesign al Politecnico di Milano e dal 2019 li ho portati e ampliati alla Northeastern Univeristy, a Boston, dove ho fondato il Center for Design. Lì stiamo lavorando da due anni ad un progetto di ricerca che si concentra sul ruolo del dato e degli algoritmi come amplificatori delle competenze del designer, in particolare nell’ambito del design del prodotto. Abbiamo iniziato analizzando i dati provenienti dal web e nello specifico dalle review degli utenti che acquistano e usano i prodotti, per capire se da questi dati è possibile far emergere bisogni latenti. Su sorgenti analoghe abbiamo lavorato anche nel progetto per il Salone. 

Perché i designer e il design dovrebbero interessarsi dell’Intelligenza Artificiale?

Per questa domanda ho due risposte. Una prima risposta che potrebbe risuonare ovvia ma è assolutamente vera, è che non puoi non interessartene. Questo rientra nell'interesse generale che ogni designer per qualificarsi come tale, dovrebbe avere rispetto alle tecnologie. La novità è che siamo di fronte ad una tecnologia particolarmente sofisticata e dinamica ma quello del design è sempre lo stesso mestiere. Una volta era il ferro forgiato in un certo modo ad essere reso disponibile per quel contesto e quegli usi attraverso interfacce dedicate, oggi è l’Intelligenza Artificiale, e il nostro compito come progettisti rimane quello di immaginare interfacce che la rendano disponibile a diversi utenti per diversi scopi. Il secondo punto, più pragmatico, è che può essere effettivamente uno strumento utile per i designer, su due piani. Da un lato amplia in modo umanamente impossibile lo spazio delle opzioni che come designer puoi poi selezionare e sviluppare ulteriormente. Un’espansione delle opzioni nel numero, nella qualità e profondità nel momento in cui devi tradurre un bisogno in un concept, o un concept in una soluzione. Certo, a volte l’ampiezza delle opzioni diventa un problema, devi saper navigare quello spazio ampliato, è solo forse una skill ulteriore da sviluppare, come d’altronde è successo con Internet. 

La seconda utilità, è nell’AI come sparring partner, esperto ed efficace, per testare le idee, raffinarle, e scegliere una direzione tra le tante possibili. Semplificando, una specie di assistente evoluto che ti allarga l’orizzonte e ti aiuta a esplorarlo, se si riesce a stabilire un dialogo costruttivo, che presuppone lo sviluppo di capacità e competenze nuove. 

Secondo te l’AI sarà una bolla e smetteremo di parlarne tra qualche mese come è successo con il Metaverso?

No, secondo me è profondamente diverso. Il mio giudizio è un po’ viziato dal fatto che nel Metaverso non ho mai creduto, nonostante abbia anche tenuto nel passato lezioni per spiegare quale uso potesse avere ad esempio Second Life.  

Esistono indubbiamente ambiti professionali in cui Metaverso e VR sono utili, come la medicina, o la manutenzione di impianti, non vedo però ancora un utilizzo allargato di queste tecnologie, perché non l’esperienza è troppo mediata, da dispositivi ancora invasivi, e non sono chiari i bisogni ai quali può rispondere: una questione che forse proprio l’AI potrebbe aiutarci ad affrontare. 

Per quanto invece riguarda l’AI sono molto più convinto, anche se non tutti gli algoritmi e i modelli saranno utili allo stesso modo, ma sono certo che nel complesso non ci sarà un fenomeno di bolla. 

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Paolo Ciuccarelli, curatore scientifico della 

Campagna di Comunicazione 2024 del Salone del Mobile.Milano

Andiamo dunque al progetto del Salone, raccontami di più e cosa succederà.

Quando Publicis Groupe mi ha proposto di partecipare allo sviluppo del progetto per il Salone, ho da subito intravisto un'operazione interessante e coraggiosa, e ho visto nel Salone una realtà che aveva delle ambizioni e voglia di provare a fare qualcosa di nuovo. Qualcosa di nuovo non in senso retorico ma un nuovo che andava nella direzione dell’ascolto, una dimensione che ho visto attivata dal Salone anche attraverso altre iniziative, come l’Osservatorio con il Politecnico di Milano, e che reputo utile, anzi fondamentale, e ho assecondato volentieri. L’idea di aprirsi e mappare le comunità del design mi sembrava molto interessante anche rispetto alla mia ricerca. La campagna è interamente basata sull'ascolto delle diverse voci e conversazioni che costruiscono il discorso del e sul design, utilizzando l'AI prima per analizzare e classificare il testo in categorie e attributi e poi in una versione ridotta, parametrica, per creare la restituzione visuale dei dati raccolti. 

La campagna è divisa in tre fasi con tre sorgenti di dati differenti. La prima è un'operazione di raccolta dati bottom-up: abbiamo fatto una sorta di operazione a rastrello di raccolta di tutte le conversazioni che rispettano alcune query legate al design come tematica generale. Abbiamo raccolto dati da conversazioni digitali; social, blog, pagine web, e creato un enorme corpus di testo che poi è stato analizzato e classificato attraverso l'AI. Abbiamo usato il modello LLM (Large Language Model ndr.) di OpenAI per fare la classificazione di questi testi, e per creare le diverse categorie, a partire dal quella emozionale-razionale, che definisce uno degli aspetti più visibili della campagna, la dualità dei colori rosso e blu. 

All’interno di quella dicotomia sono state definite delle categorie semantiche, come estetica o funzionale, tradotto visivamente nella scansione verticale delle due bande di colore principali. 

Infine, abbiamo analizzato il bilancio del sentiment delle discussioni all'interno delle macro-categorie, generando una sfasatura delle geometrie, che restituisce la il contrasto o il non allineamento che esiste su certe tematiche.  

Al procedimento bottom-up della prima fase è seguita una seconda fase top-down: abbiamo deciso noi chi ascoltare, definendo quali sono gli attori e le voci rilevanti nel mondo del design: abbiamo scelto insieme al Salone i premi internazionali più importanti in ambito living, le loro giurie, e tutti i premi assegnati, e attivato l’ascolto delle loro conversazioni sul design e delle conversazioni che li riguardano, con lo stesso procedimento adottato nelle due fasi precedenti. Nella terza fase, la campagna diventa live, e prende vita anche visualmente, diventando dinamica, ripetendo il processo di ricerca e analisi descritto prima al Salone, durante i giorni del Salone, per ascoltare il discorso al presente. Una fase che potrebbe avere anche una dimensione spaziale: stiamo lavorando sui metodi e gli strumenti che dovrebbero permetterci di raggiungere la comunità di chi frequenta il Salone durante il Salone e all’interno di esso, nei suoi spazi.  

Una campagna di comunicazione generativa e trasformativa, che ascoltando chi parla di design, proietta la community del Salone del Mobile.Milano verso il futuro della tecnologia. 

13 marzo 2024