Durante l’ultimo Salone del Mobile, un talk ha esplorato come il tessile indiano, da lungo tempo etichettato in Occidente come semplice artigianato dal sud del mondo, stia guadagnando riconoscimento come vera e propria forma d’arte. Anche grazie al collectible design
Mattia Vacca: report dai limiti

“The forgotten war of Nagorno-Karabakh” Nagorno-Karabakh 2017
Nelle serie del fotografo comasco, una sensibilità particolare per gli attimi di sospensione in cui la relazione tra uomo e contesto trova l'assurdo oppure un'intensità più umana.

“S’ Ardia” Italy 2009
Le fotografie di Mattia Vacca possiedono una piena autosufficienza estetica, sono belle prese singolarmente, ma si leggono e significano in serie. La tensione al reportage, al racconto di una situazione e un territorio specifici - per esempio i reparti militari lituani nell'enclave di Kaliningrad che aspettano i russi come fossero barbari di Buzzati; il conflitto a intensità variabile del Nagorno-Karabakh; uno degli ultimi carnevali rituali dell'arco alpino, a Schignano; cavalieri tra i monti della Barbagia - hanno in comune la liminalità, la posizione ai margini della storia, della geografia o della cronaca, la minaccia di scomparsa.

“The forgotten war of Nagorno-Karabakh” Nagorno-Karabakh 2017
E se dovessimo individuare caratteri formali ricorrenti tra immagini provenienti da situazioni e aree geografiche disparate, li troveremmo in tanti sguardi in camera o in tralice (incuriositi, interrogativi, minacciosi) che fanno da punctum e appaiono cifrare la poetica di Mattia Vacca come una forma di mediazione linguistica.