Tessuti e accessori che hanno fatto la storia

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Interior of the Eni pavilion at Fiera Campionaria di Milano, 1966, photo courtesy Archivio Fondazione Fiera Milano

Complementi d'arredo, nuovi materiali, oggetti multifunzionali. Continua il viaggio nel passato attraverso le immagini inedite dell’Archivio di Fondazione Fiera Milano, aspettando il Salone del Mobile.Milano di giugno 2022

Sembra di stare ad un party della loggia del leopardo negli Stati Uniti. Invece siamo nel padiglione ENI del 1966 che in quell’anno celebra la tecnologia applicata nella ricerca e nella realizzazione di nuovi tessuti che avrebbero rivoluzionato il mondo dell’arredo e non solo; è l’anno della quarantaseiesima Fiera di Milano ed ENI (acronimo conosciuto ai più che indica l’Ente Nazionale Idrocarburi) decide di dare spazio a SNAM, che stava innovando con progetti di ricerca estremamente importanti, studi sui catalizzatori e processi di polimerizzazione. Questa iniezione di risorse avrebbe portato, come testimoniato in una mostra appositamente allestita con modelli di alta moda e tessuti per l’arredamento appena brevettati, Nivion e Euroacril!

A terra pedane espositive dove manichini fasciati da tessuti meravigliosi simili alle vetrine di piazza del Duomo di Galtrucco facevano sognare tutte le Signore che per qualche ricorrenza importante o anche solo per la vita di società andavano a scegliere la stoffa da portare alla sarta che avrebbe confezionato manualmente un capo unico davvero, non come oggi che se in inverno ci guardiamo i piedi in metropolitana sembra che si appartenga allo stesso collegio. Magari un cappotto che qualche anno dopo sarebbe stato “rovesciato” per rinnovarlo e farlo durare di più.

Ma la scenografia che attirava gli sguardi meravigliati e ammirati era il soffitto, dove “il nuovo tessuto rivoluzionario” era stato cucito per creare un gigantesco lampadario: drappeggi e trasparenze trasmettevano alcune delle caratteristiche estetiche che avevano però altrettanto importanti caratteristiche tecniche che le avrebbero rese adatte quindi ai grandi teatri cinema, negozi e sale riunioni sotto forma di tendaggi, moquette e tappeti dalle mille forme o in rotoli da adattare allo spazio.

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Interior of the furniture pavilion, Fiera Campionaria di Milano, 1972, photo courtesy Archivio Fondazione Fiera Milano

Ma i complementi sono anche molto più vicini alla nostra vita normale: il design industriale entra prepotentemente nelle nostre case; il telefono diventa un oggetto con una propria identità e non è solo più il - meraviglioso a onor del vero - telefono di bachelite nero che stava in corridoio fisso al muro e dove si potevano origliare le conversazioni delle sorelle più grandi con i loro “filarini” o le interminabili telefonate tra le madri e le amiche con conseguente urlo del marito “appendi!”. Il telefono assume forme ed ergonomie, colori e tecnologie nuove; viene “scelto”, è come un pezzo di tutto l’arredamento e raggiunge picchi di perfezione come il Grillo e Cobra o modelli disegnati dagli uffici stile interni alle aziende che facevano davvero un ottimo lavoro rendendo il design alla portata davvero di tutti.

C’è spazio anche per le bizzarrie: diventa di moda la multifunzionalità e le radio diventano anche giradischi, i frullatori impastano e i phon hanno uno specchio integrato per guardarsi mentre l’acconciatura prende forma trasformandoci in “signorine buonasera” in un battibaleno.

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Hair dryer with mirror, Fiera Campionaria di Milano, 1961, photo courtesy Archivio Fondazione Fiera Milano

Anche lo specchio stesso si riprende la propria rivincita. Aveva già avuto momenti di grandissima gloria in passato proprio come complemento d’arredo, basti pensare agli specchi convessi detti anche occhi della strega che son tra i miei preferiti: gli specchi deformanti sono il modo più veloce per trasformarsi e se ci pensate quelle distorsioni sono stati i primi filtri sui social network odierni; diventa protagonista non più solo dell’anta dell’armadio nella camera da letto ma nei corridoi, negli ingressi e negli atri dei palazzi. Proprio gli ingressi vivono una nuova primavera grazie anche alla produzione di fiori artificiali, bouquet di nasturzi e fresie in pieno inverno che sembrano veri grazie proprio ai nuovi processi di materiali prodotti dalla sintesi chimica di polimeri.

Addirittura gli strumenti musicali hanno spazio nella sezione “complementi d’arredo” integrando la sala per la musica come parte della casa: pianoforti, chitarre o antesignani dell’impianto stereo che avrebbero reso le feste in casa un momento “cult” della vita sociale della famiglia e che sarebbero state immortalate in molti film italiani di quegli anni.

La ricerca scientifica di aziende nazionali aveva raggiunto risultati eccellenti e aggirandosi per la Fiera si poteva vedere uno dei primi “making of”: una montagna di panna che altro non era che la fibra sintetica da lavorare in moltissime maniere per ottenere risultati straordinari: non solo i tessuti ma anche l’imbottitura, ad esempio, dei giocattoli, Teddy bear, conigli o pecorelle non smarrite.

Ci ricordiamo troppo poco spesso che dietro ad un oggetto c’è una lunghissima filiera che ci permette di arrivare alla fruizione dello stesso: l’idea, l'ingegnerizzazione, la ricerca, la sperimentazione, tanta buona volontà e un pizzico di coraggio consegnano ai maghi del marketing tutti gli strumenti per comunicare nella migliore maniera il prodotto finale. Evviva la catena!

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Interior of the Eni pavilion at Fiera Campionaria di Milano, 1966, photo courtesy Archivio Fondazione Fiera Milano

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