Ritzwell, 30 anni di filosofia giapponese in chiave minimalista

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Ritzwell, Mo Bridge bench, design Shinsaku Miyamoto. Photo courtesy Ritzwell

Con il suo grafismo poetico, l’iconico brand indica nuove possibilità di arredo guardando alla natura. Una conversazione con il suo fondatore Toshiaki Miyamoto

100% made in Japan. Stiamo parlando di Ritzwell, azienda fondata nel 1992 a Fukuoka, sulla costa settentrionale dell’isola di Kyushu, in un’area caratterizzata da una vegetazione rigogliosa, dove il lavoro trae armonia dal costante contatto con la natura. Leader del mercato dell’arredo giapponese, e con una marcata distribuzione internazionale, Ritzwell si distingue da subito per la sua marcata identità: poetica e ispirata al genius loci, nonché alle antiche tradizioni artigianali locali.

 

I 30 anni di Ritzwell sono un iter di ricerca verso una sintesi tra i fondamenti della filosofia giapponese e un linguaggio formale essenziale. Il brand, è infatti, molto attento alla contemporaneità che si riflette sia nei codici di design adottati negli arredi, sia nella nuova fabbrica inaugurata nel 2020. Su un'area di quasi 6.000 mq, a Nijoyoshii, Itoshima, sempre nella prefettura di Fukuoka, tra la baia di Genkai e la fitta vegetazione circostante, l’edificio firmato dall’architetto Shigemi Imoto si caratterizza per gli ambienti realizzati con finiture di pregio, calde e naturali come il legno di teak. Un luogo di produzione in perfetta osmosi con la natura, dove si possono “toccare con mano” i valori più autentici dell'interior design. E dove poter incontrare gli artigiani al lavoro sui diversi prodotti. Un’immersione real time nei valori del brand, volti a un progetto di nuove possibilità di arredo.

 

Creare un punto di contatto fra le persone e un dialogo con i visitatori è anche la motivazione alla base dell’inaugurazione del nuovo flagship store di Tokyo, l’Omotesando Shop & Atelier, realizzato in occasione dei 30 anni del brand. Con il nuovo stabilimento produttivo, la new entry condivide anche i medesimi valori di rispetto e osmosi per la natura, grazie alla stretta relazione con il sito: la foresta urbana di Aoyama, una delle maggiori aree verdi della metropoli, realizzata più di un secolo fa per regalare alla città un polmone verde che conservasse la biodiversità locale.

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Omotesando Shop & Atelier, Tokio. Photo Yuki Yamaguchi

Abbiamo intervistato il fondatore di Ritzwell, il sig. Toshiaki Miyamoto che ci ha spiegato come dietro ogni pezzo Ritzwell è sotteso, innanzitutto, un vero e proprio pensiero che poi prende la forma di un accurato progetto e, infine, attraverso le grandi abilità manuali degli artigiani si trasforma in oggetto di arredo. E di desiderio. Ogni mobile trasuda il valore delle mani che lo hanno plasmato e consegna al suo fruitore armonia e bellezza. Pezzi che non assolvono solo funzioni intrinseche, ma che vanno oltre. Oltre anche all’azione dell’arredare. Diventano parte stessa della casa, nuovi abitanti silenziosi che perpetuano la bellezza di stagione in stagione, perché i materiali e le finiture vengono espressamente selezionati nel nome del furubi, la patina del tempo, quel concetto tipicamente giapponese legato alla tradizionale profonda riflessione sullo scorrere del tempo, intrinseca nella cultura nipponica.

Lasciamo a lui la parola.

Natura, cultura, materiali, design. Sono i valori portanti della vostra azienda. Vuole raccontarceli?

Fin dall’antichità, noi giapponesi abbiamo costruito una cultura raffinata ed emotivamente molto ricca, legata all’idea della convivenza con la natura circostante. Con questo intendo dire che piuttosto che sviluppare una cultura combattendo le minacce e i pericoli della natura, abbiamo coltivato una cultura unica basata sull’accogliere come una benedizione i doni delle diverse stagioni.

Molte sculture e strutture architettoniche sono state concepite con linee estremamente semplici e pulite, poi raffinate dalla saggezza della natura. La forma e la posizione dell’architettura lignea di santuari e templi hanno attraversato le ere, assimilandosi o fondendosi con la natura stessa.

Ancora oggi ereditiamo il DNA proprio della storia e della cultura giapponesi, e questi elementi si rivelano in maniera inconscia nel momento in cui progettiamo arredi. Il sangue della nostra cultura trova sempre il modo di scorrere anche nelle espressioni di design più moderne e futuristiche, donando loro un’unicità tangibile e ineguagliabile. Tutti i prodotti Ritzwell sono intrisi di questa saggezza e di questo design.

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Omotesando Shop & Atelier, Tokio. Photo Yuki Yamaguchi

Una storia lunga trent’anni: da dove siete partiti, dove siete arrivati e dove desiderate andare?

Circa quarant’anni fa, prima di fondare Ritzwell, mi recai al Salone del Mobile di Milano e ne tornai entusiasta, meravigliato dagli splendidi arredi di produzione europea, che gravitavano tutti attorno all’arredo italiano. Successivamente, ogni volta che mi capitava di visitare mostre di arredo mi sentivo stupito e un po’ invidioso dell’estro nel design, della maestria tecnica e delle inarrivabili capacità di PR dei produttori di mobili. Tuttavia, per quanto fossi colpito da tutto questo, desideravo creare qualcosa che si discostasse da tutti loro.

Che aspetto dovevano avere degli arredi capaci di coniugare estetica e comfort? Il nostro obiettivo era creare arredi unici, interessanti a livello mondiale, che affondassero le loro radici nell’unicità dell’atmosfera e della cultura giapponese. Col tempo, queste idee si fecero via via più forti e culminarono nella creazione dell’azienda nel 1992. Eravamo animati da enorme entusiasmo, ma iniziavamo pur sempre da zero e avevamo davanti un lunghissimo cammino. Fortunatamente, abbiamo saputo vincere le sfide di questi ultimi trent’anni senza mai perdere di vista il nostro scopo iniziale e la nostra direzione, e mi commuove rendermi conto di quanta strada abbiamo fatto.

Al Salone del Mobile 2018 siamo riusciti ad avere uno spazio nell’ambitissimo padiglione 5, un avvenimento che ha segnato un nuovo inizio per Ritzwell, con l’arrivo di nuovi prodotti e l’avvento di un’immagine innovativa. Dato che ormai potevamo contare su una solida reputazione nell’ambito dell’arredamento, abbiamo deciso di rinnovare completamente il top management per inaugurare una nuova era della nostra azienda.

Per quanto riguarda il futuro, desidero che la mia azienda diversifichi i suoi prodotti, ma che non siano troppi, e che si concentri piuttosto in maniera attenta sulla bellezza e sulla funzionalità di ciascun prodotto.

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Ritzwell, JK Coffee Table, design Jun Kamahara. Photo courtesy Ritzwell

Per celebrare questo anniversario, vi siete fatti un importante regalo, il nuovo flagship store di Tokyo, soprattutto, con l’idea di creare punti di contatto tra le persone e di avviare un dialogo con i visitatori. Come mai?

Alcuni anni fa organizzammo un piccolo evento in uno showroom di Tokyo, durante il quale i nostri artigiani diedero una dimostrazione del lavoro di tappezzeria. Quella piccola dimostrazione traboccava di calore e di una sensazione di familiarità che non avevo mai provato prima, e gli artigiani e i visitatori ebbero modo di conversare tra loro in maniera davvero costruttiva. Il presidente dell’Unione dei conciatori giapponese, che era di passaggio, ne fu catturato e ricordo che commentò “I tempi sono migliorati, finalmente vediamo in prima linea gli artigiani, che finora erano rimasti nelle retrovie”.

Quell’evento aveva dato modo di toccare con mano e vedere con i propri occhi l’eccellenza del lavoro, di sentire la pelle tra le dita, provarne la consistenza, e di instaurare un dialogo con gli artigiani che andasse oltre la semplice conversazione “di servizio”.

Anche nell’era dell’intelligenza artificiale, dei social network e dei larghi passi verso la realtà virtuale, è stato bello vedere un evento caratterizzato dai sorrisi che fanno profondamente parte della natura umana. In quel momento ci siamo detti che era giusto costruire un laboratorio nel pieno centro della città, per mostrare al mondo le straordinarie capacità dei nostri artigiani in uno studio accogliente e di grande stile.

Tutto è cominciato dall’idea di far conoscere al mondo la filosofia e l’identità di Ritzwell attraverso i suoi mobili. Desideravo dare risalto allo scambio di sensibilità tra creatore e utente attraverso il tempo trascorso insieme e l’occasione di conversare in maniera piacevole, trovando riparo dalla frenesia della vita di tutti i giorni.

Un giorno mi è capitato qualcosa di veramente molto piacevole: una coppia di anziani venne nel nostro showroom per acquistare dei mobili, come regalo di nozze per la figlia. Mi sono intrattenuto a chiacchierare con la coppia per circa mezz’ora per capire che tipo di mobili cercassero. A un certo punto, la moglie si allontanò per un istante, e in quel momento il marito mi disse, sottovoce: “Era da molto tempo che non vedevo mia moglie chiacchierare così. Da qualche anno ormai è sempre molto triste, evita di vedere troppe persone e non ha mai voglia di andare da nessuna parte. Sono davvero molto felice di aver insistito per venire qui”. La coppia rimase nello showroom per un bel po’ per decidere che cosa acquistare, e poi si congedò. Uscendo, la moglie sorrise e disse “Prima d’ora non avevo mai avuto un’esperienza di acquisto in negozio così gradevole”. Credo che in qualche modo si sia creata una consonanza di sensibilità tra lei e noi in quel momento, e che questo abbia liberato il suo cuore. Ancora oggi ripenso a quel momento con grande orgoglio per essere riusciti a fare un buon lavoro.

Ora che ci apprestiamo a vivere una nuova era, l’importante missione dell’Omotesando Shop & Atelier è di offrire il design unico di Ritzwell al pubblico, insieme all’eccellente lavoro dei suoi artigiani, ai materiali scelti con grande rigore, e, non ultimo, essere uno spazio che faccia stare bene l’anima.

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Omotesando Shop & Atelier, Tokio. Photo Yuki Yamaguchi

Nel 2008, in occasione della vostra prima partecipazione al Salone del Mobile di Milano, vi sono stati conferiti riconoscimenti prestigiosi, e il vostro lavoro ha catturato l’attenzione dei mercati internazionali. A livello personale, che cosa le ha dato partecipare alla Manifestazione?

Ritzwell ha già esposto i suoi prodotti al Salone del Mobile.Milano più di dieci volte. Da sempre, fin dall’inizio, sono venuto a Milano personalmente, e le mie sensazioni sono cambiate poco per volta. Inizialmente, ero felicissimo ed entusiasta di poter partecipare e impaziente di sviluppare le mie competenze in ambito di design e di produzione per poter raggiungere il livello dei celebri artigiani italiani. Dopo qualche anno, ho iniziato a capire invece che il mio obiettivo non era concentrarmi sui famosi produttori e designer europei, ma piuttosto ritornare alle origini della filosofia di Ritzwell. Il mio scopo era ripensare l’identità di Ritzwell, capire in che direzione andasse, e che cosa trasmettere, in quanto giapponese, della cultura e dell’ambiente del paese.

Hanae Mori, illustre stilista di moda giapponese, fu insignita del più importante riconoscimento assegnato dal mondo della moda di Parigi, e venne celebrata dai media in più occasioni come “più rappresentativa della moda francese che i francesi”. Ricordo però che dopo questo avvenimento decise di ritrovare le sue radici giapponesi e diede vita al suo stile personale. Sotto molti punti di vista, per me il Salone del Mobile.Milano è un palcoscenico che mi permette di ampliare la mia visione del mondo e di continuare a crescere.

 

Il Giappone, con la sua filosofia e la sua estetica, ha da sempre esercitato un fascino particolare sull’Occidente. Ci può spiegare meglio, ad esempio, il concetto di furubi?

Noi giapponesi abbiamo un senso estetico particolare che risiede nel cercare la bellezza negli oggetti antichi. Apprezzare ciò che è antico (furubi) è un concetto intimamente legato alla visione del mondo tipica del Giappone, o “wabi-sabi”. Quest’idea fa riferimento a una sensibilità delicata e sottile, che apprezza e dà valore alla bellezza dei cambiamenti che intervengono quando si porta in superficie l’essenza più intima di qualcosa. È quel senso della grazia propria dell’età, della serenità, e della semplicità oltre che di altri aspetti del processo di invecchiamento. Per esempio, apprezzare edifici come i santuari scintoisti e i templi buddisti che hanno saputo resistere allo scorrere del tempo, o le vasche tsukubai coperte di muschio, significa cogliere l’eleganza profonda che si raggiunge grazie al trascorrere del tempo. Il carattere antico e rustico delle pareti e della tokonoma (alcova) di una stanza per la cerimonia del tè è un’altra espressione della visione del mondo squisitamente giapponese che onora tutto ciò che è antico. Si trovano molti esempi di questa visione del mondo anche in letteratura, come nei componimenti haiku e waka. In questo modo, l’estetica tipica del Giappone rende omaggio a tutto ciò che è antico (furubi). È una sensibilità che noi giapponesi coltiviamo fin dalla nascita, senza che ci venga insegnata da nessuno.

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Ritzwell, Mo Bridge square bench and Mo Bridge bench with wooden structure, design Shinsaku Miyamoto, photo courtesy Ritzwell

Lei ha affermato che “come la musica o l’arte, il nostro obiettivo, è quello di creare arredi che diventino parte delle nostre vite per creare pace e tranquillità ovunque”. Gli arredi di casa devono, quindi, saper suscitare memoria e affezione. Ci può esplicitare questo tema a lei così caro?

L’approccio Ritzwell alla produzione:

1. Design, produzione e vendite sono processi svolti interamente da persone. In altre parole, tutto inizia e finisce con le persone.

2. Tutti i mobili Ritzwell devono avere dentro di sé una componente di calore.

3. Affinché le persone sviluppino un legame con un pezzo d’arredo e lo usino per molto tempo, è necessario il contributo di qualcuno con un occhio attento anche ai minimi dettagli e a tutto ciò che c’è dietro il prodotto finito e che possa realizzare un prodotto perfetto.

4. I materiali si trasformano e rinascono sotto forma di mobili, è una rinascita della conoscenza attraverso gli esseri umani. È inoltre importante che il prodotto sia in grado di resistere allo scorrere del tempo.

5. Gli arredi dovrebbero avere un significato più profondo, costruito nel corso di molti anni di uso dalle persone che li usano.

6. È auspicabile che ci sia una buona comunicazione tra i produttori (artigiani e team di vendita) e i clienti.

7. Tempo, materiali, sensibilità e mani abili sono indispensabili per la creazione di un prodotto.

 

C’è un pezzo che non ha ancora prodotto ma che sogna di produrre?

Non ho fretta, ma ho ancora molti sogni da realizzare.

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Ritzwell, craftman, photo courtesy Ritzwell

12 settembre 2022