I volti della luce in 3 recenti libri: arte, illuminazione, fari

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Photo Jordie Poncy

Da Gunda Förster a Daan Roosegaarde: la luce come fonte di ispirazione artistica e leva verso un modo di vita più sostenibile. E, poi, come richiamo luminoso lungo le coste del mondo

Collected Light – Volume 1: Women Light Artists

Questo nuovissimo volume affonda le sue radici in una piccola mostra conclusasi presso la galleria SoShiro di Londra lo scorso novembre, curata – come lo stesso libro - da Sharon Stammers e Martin Lupton di Light Collective, studio di consulenza di illuminazione inglese con un portfolio molto ricco e vario. Nel 2019 Light Collective iniziò il progetto Women in Lighting, supportato da Formalighting, produttore leader di illuminazione architettonica, dando vita a una grande comunità e a un network di artiste donne coinvolte con la luce, categoria a cui ancora oggi è riservata poca attenzione rispetto alla controparte maschile. 

“Questa pubblicazione”, scrive nella prefazione Kate McMillan, artista e docente al King’s College di Londra,“sottolinea l’incredibile contributo delle donne che nel mondo utilizzano la luce come medium del loro lavoro, permettendo così a questi importanti progetti di essere visti in conversazione tra loro”.

40 le artiste presentate– sulle 200 “catalogate” come tali nel mondo: da Gunda Förster a Chila Kumari Singh Burman, da Karolina Halatek Victoria Coeln. Ambienti immersivi, oggetti luminescenti e luci che raccontano storie, realizzati con un’infinità varietà di tecniche. La valenza della luce è infinita e serve a “indirizzare lo spettatore a contemplare il colore, la natura, la politica e persino la morte”, affermano i due curatori. “Il vero potere della luce come medium artistico è perfettamente rappresentato da queste talentuose artiste”. Un volume prezioso, dove ogni artista è presentata con un breve profilo e con il link al sito in modo da poterne esplorare il mondo luminoso.

 

Titolo: Collected Light – Volume 1: Women Light Artists
A cura di: Light Collective /Sharon Stammers e Martin Lupton 
Introduzione: Kate McMillan
Casa editrice: Light Collective
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 252
Lingua: inglese

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New ways of thinking. The future of lighting

Non è un vero e proprio libro, ma un’edizione speciale della rivista spagnola Lightecture, completamente rivolta al futuro della luce. Dettata dall’urgenza di ripensare a nuovi modelli di vita e al ruolo che la luce deve avere nell’equilibrio tra bisogni dell’uomo e sopravvivenza del pianeta. Dato che la luce contribuisce al diretto riscaldamento della Terra, queste pagine diventano una leva per ripensare al nostro modo di pensare e di vivere, e, soprattutto, per poter superare le paure del cambiamento e per sfidare il pensiero convenzionale. 

“Se lo sviluppo della luce elettrica ha completamente mutato la società, allungando la giornata ed emancipandoci dalla notte”, si legge nell’introduzione cofirmata dal lighting designer e guest editor Mark Major e Esther Torelló, editor, “ora, invece, ha portato un ampio spettro di preoccupazioni, come l’eccessiva emissione di carbonio, la distruzione della biodiversità e la grande produzione di rifiuti elettronici”. Come poter quindi utilizzare la luce in modo più responsabile? 

Attraverso le interviste a personaggi del calibro di Daan Roosegaarde e Agustin Pérez-Torres, partner di Bjarke Ingels Group; una raccolta di articoli firmati da Mark Major, Benz Roos, Iain Ruxton, Sakchin Besset, Mariana Figueiro, Luc Gwiazdzinski e un racconto futuristico di Roger Narboni, questa edizione speciale offre infiniti spunti di riflessione e di ispirazione per creare un futuro migliore fatto di luce.

 

Titolo: New ways of thinking. The future of lighting
A cura di: Mark Major ed Esther Torelló 
Anno di pubblicazione: 2022
Pagine: 136
Lingua: inglese e spagnolo

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Breve atlante dei fari in capo al mondo

Chi sono gli antenati dei satelliti in orbita, dei GPS nautici, dei sonar e dei radar? Certamente i fari, oggi obsoleti nella loro funzione primaria, diventati attrazioni turistiche o addirittura smantellati. Resta, però, più che mai vivo il loro fascino, fatto di storie. Vere o romanzate. Il progetto “concepito come un atlante”, dove geografia, vita e letteratura si intersecano. È anche uno spaccato della condizione umana, perché nei fari – in particolare quelli isolati – l’uomo è sempre stato in balia delle forze della natura. L’esperienza della solitudine, la dipendenza da altri nella sfida della sopravvivenza, sono solo alcuni dei momenti su cui veniamo invitati a riflettere. 

Ogni faro – 34 in tutto – ha uno spazio dedicato dove oltre alla storia, disegni, carte nautiche e schede tecniche, in cui si rilevano dati come l’anno di costruzione, l’accensione, l’automatizzazione e via dicendo, ne svelano i segreti. Così, si scopre che nei pressi di Rybal, in Ucraina, sul Mar Nero, la struttura colossale con trama metallica rossa e un’angusta scala, è firmata da Vladimir Šuchov, uno degli ingegneri russi piú importanti della storia; o che il faro di Amédéé, in Nuova Caledonia, venne eretto dapprima a Parigi, dove rimase due anni, poi imbarcato in milleduecento casse a Le Havre e inaugurato nel 1865; o che in seguito all’incendio del 1755, dallo stomaco del guardiano di Eddystone venne estratto un frammento di piombo. 

 

Titolo: Breve atlante dei fari in capo al mondo
Autore: José Luis González Macías 
Casa editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2022 
Lingua: italiano

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