Dopo l’iscrizione al merito nel Famedio nel 2023 tra le personalità illustri di Milano, la posa di una targa in memoria di Manlio Armellini all’esterno del palazzo in cui abitò con la consorte sig.ra Armida
Lussuosi e sostenibili, ecco gli hotel di design più iconici (già attivi o in costruzione) dell’Arabia Saudita
Shebara Resort, The Red Sea Project (arcipelago di Ummahat, di fronte al Red Sea International Airport), di Killa Design e Studio Paolo Ferrari
Da economia concentrata principalmente sul petrolio a nuova destinazione per il turismo esperienziale, l’Arabia Saudita ne ha fatta di strada. A questo cambio di paradigma hanno contribuito diverse archistar internazionali, chiamate a progettare scenografici alberghi e resort sul mare o nei luoghi storici
C’era una volta un Paese quasi inaccessibile ai visitatori stranieri, che potevano ambire a un visto di ingresso solo per ragioni professionali o religiose, e dipendente dalle sue enormi riserve petrolifere. C’era una volta, prima del varo del piano Vision 2030 che prevede l’uscita graduale dall’era dell’“oro nero” e la diversificazione delle attività economiche, in particolare per quanto riguarda i servizi.
Dal 2019, anno in cui è stata annunciata l’apertura dell’Arabia Saudita ai turisti stranieri, gli investimenti nel settore dell’ospitalità si sono moltiplicati, così come le strutture, spesso avveniristiche, firmate dai grandi nomi dell’architettura internazionale, e altrettanti sono i progetti d’autore in via di realizzazione. Le zone nevralgiche si trovano soprattutto nel nord-ovest del Paese, lungo le coste del Mar Rosso dove il faraonico Red Sea Project, una volta realizzato in toto, comprenderà 50 hotel e resort per un totale di 8mila camere e un migliaio di unità residenziali e dove sorgerà la parte “balneare” del mega-progetto di Neom, e intorno al sito storico patrimonio Unesco di AlUla.
Dal punto di vista architettonico, i nuovi hotel e resort di lusso puntano tutto sulla connessione con l’ambiente che li circonda, sia dal punto di vista della gestione degli spazi e dell’equilibrio tra interno ed esterno che per quanto riguarda l’impatto ecologico, e mescolano le influenze occidentali con la riscoperta di pratiche ancestrali come la tessitura di coperture in corda o l’uso di mattoni in terra cruda.
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Dar Tantora The House Hotel, AlUla
Nei vicoli della città vecchia, il boutique hotel di 30 camere progettato dall’architetta egiziana Shahira Fahmi e in attività dal maggio 2024 nasce dal restauro – rispettoso, basato sull’uso di materiali e pigmenti naturali e supervisionato dalla Royal Commission for AlUla – di una serie di edifici storici costruiti intorno al 12esimo secolo con mattoni di terra cruda, pietre e fango. Gli interni, disegnati da Madrasat Addeera, la pionieristica scuola di design locale, si ispirano alla tradizione e incorporano pezzi di artigianato in ceramica e ferro battuto mentre i punti elettrici si limitano a una presa per stanza. La promessa fatta agli ospiti, infatti, è quella di un rifugio dal logorio della vita moderna e di un luogo dove poter, letteralmente, staccare la spina sperimentando ritmi più lenti.
Dar Tantora The House Hotel, AlUla, di Shahira Fahmi
The Chedi Hegra, nei dintorni di AlUla (sito di Hegra)
A nord di AlUla, l’antica città nabatea di Hegra è stata una fermata importante lungo la leggendaria ferrovia ottomana dell’Hijaz, costruita nei primi anni del Novecento per collegare Medina e Damasco, e dal 2008 è il primo sito patrimonio mondiale dell’umanità Unesco in Arabia Saudita. L’hotel con 35 camere progettato dallo studio milanese Giò Forma in collaborazione con Black Engineering sulle rovine della ferrovia fa del dialogo con il paesaggio roccioso e con la storia millenaria del luogo i suoi punti di forza. La struttura ospita diverse installazioni artistiche, a partire dalla Shadow Canopy, una scultura lunga 700 metri che collega i diversi edifici del complesso e insieme fornisce ombra. Un enorme e scenografico lampadario realizzato con tratti di binari dismessi e una locomotiva restaurata e integrata nella sala del ristorante, a sua volta ricavato all’interno dell’ex-stazione, ricordano il passato “ferroviario” di Hegra.
The Chedi Hegra, nei dintorni di AlUla (sito di Hegra), di Giò Forma
Sharaan Hotel, nei dintorni di AlUla (riserva naturale di Shaaran)
Il biomimetismo è il principio faro che ha guidato Jean Nouvel nella progettazione di questo nuovo resort in costruzione nella riserva naturale di Shaaran, nelle vicinanze di AlUla, dove vivono diverse specie in via di estinzione e dove in futuro dovrebbe prosperare anche il rarissimo leopardo arabo. Modellato all’interno di una delle imponenti formazioni di roccia frastagliata tipiche della zona, il complesso si propone di sfruttare l’“energia delle montagne” e la ventilazione naturale ispirandosi alle tecniche costruttive dei Nabatei. “Il sito di Shaaran è maestoso. Inviolato. Misterioso. È già un mondo di per sé”, constatava l’architetto francese di fama mondiale in un testo scritto nel 2018, prima di lanciarsi in questa avventura. “Come possiamo abitarlo preservando le sensazioni che offre? Andando più in profondità”.
Sharaan Hotel, nei dintorni di AlUla (riserva naturale di Shaaran), di Jean Nouvel, ph. Ateliers Jean
Desert Rock Resort, The Red Sea Project (località di Umluj, a sud del Red Sea International Airport)
Frutto dello sforzo congiunto del pluripremiato studio Oppenheim Architecture, dello Studio Paolo Ferrari e di Red Sea Global, anche il Desert Rock Resort inaugurato un anno fa sembra scolpito nella pietra. Le 54 ville e le dieci suite, infatti, non si limitano a essere in armonia con l’ambiente circostante ma paiono emergere direttamente da esso, scavate lungo il fianco della montagna, adagiate sul fondo della vallata o appoggiate su pinnacoli rocciosi. I confini tra interno ed esterno sono sfumati grazie all’uso di materiali naturali, in parte risultanti dagli scavi realizzati nelle prime fasi della costruzione dell’hotel e riciclati o riutilizzati, e all’integrazione di componenti in fusione di sabbia realizzati su misura. Anche i colori sono presi in prestito al deserto, poiché dominano le tonalità calde e terrose che vanno dal beige sabbia al marrone.



