La cucina, da freestanding a isola

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Germal at Salone del Mobile, Fiera di Milano, 1967

L’evoluzione dell’ambiente cucina. Continua il viaggio nel passato attraverso le immagini inedite dell’Archivio di Fondazione Fiera Milano, aspettando il Salone del Mobile.Milano di giugno 2022

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Termozeta automatic cook on display at Fiera di Milano, 1967

L’isola dei desideri dovrebbe essere nell’arcipelago delle piccole Antille francesi o in Polinesia, cerchiata di rosso sulla mappa o puntata con uno spillo sul planisfero appeso nella camera dei figli. È invece diventata un'ossessione in cucina: isola o penisola poco importa, ho cercato di analizzare il fenomeno e mi sono appuntata quanto segue; innanzitutto se l’isola è un parallelepipedo pieno - generalmente se la cucina non è molto grande quello spazio va assolutamente sfruttato - si prendono delle ginocchiate memorabili ed è inoltre impensabile accostare uno sgabello di quelli alti ( che tra l’altro sono da bar quindi perché stare in cucina come al bar? Andate al bar che è tanto bello e fa socialità) costringendoti a fare colazione di tre quarti, un po’ come le mannequin delle riviste patinate degli anni ‘30 o peggio ancora in piedi; inoltre, quei profondissimi cassettoni che compongono il blocco vi ingannano: potete pensare che siano una dispensa ideale e che possano rimpiazzare i pensili delle cucine componibili ma la probabilità di non riuscire più fisicamente a raggiungere il costosissimo pesto di pistacchi, le 10 bustine del nero di seppia, le farine per fare i chapati, le prugne umeboshi sottosale e la composta di carrube comprata in viaggio di nozze è altissima: tutto andrà scaduto! inoltre perderete il contatto radio con lo scolauva, il frullamirtilli la pietra per la torta al testo e il tostafagiolipiattoni, davvero sconfortante! 

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Esposizione Europea Elettrodomestici, Fiera di Milano, 1965

Secondariamente l’isola costringe a una condivisione dei segreti di famiglia: io non dirò mai a nessuno tutto ma proprio tutto dei “peperoni della Fina” mio cavallo di battaglia a tavola; pertanto, vorrei dare la schiena a chi, eventualmente, sta in cucina con me mentre finisco di preparare. Sottolineo che se avete degli ospiti che arrivano in anticipo vi sognate l’agognata doccia pre-cena che vi fa apparire freschissime e prestazionali; vi tocca far affondare il bacio di benvenuto nei capelli, ahimè per forza raccolti, profumati di “stoccafisso accomodato” (spieghiamolo una volta per tutte che esiste una etichetta di comportamento anche per queste cose, che non si arriva in anticipo, che i fiori vanno mandati prima e non portati sorprendendo la padrona di casa con giganti bouquet per cui occorre prendere una scala e cercare il vaso in fondo, dietro a tutto, e che dare una mano a sparecchiare facendo la “piletta” dei piatti non si fa).

Una volta invece c’era la cucina, freestanding prima incassata dopo ma il famoso blocco detto “i fuochi” dove ci sentivamo tutti un po’ Ave Ninchi e non un tatuato nerboruto chef che pretende di sfamarci con una “spuma di parmigiano” al profumo di tartufo; c’erano pentole capienti che permettevano bis a tutti fino ad esaurimento con premio finale a chi poteva accaparrarsi la pignatta per fare una monumentale scarpetta.

L’antiaderente di oggi fa scivolare via tutti quei grassi cotti e bruciacchiati poiché nemici del fegato e chissà di cosa altro, peccato perché erano davvero buonissimi! Alla fiera avevano pensato alle conseguenze di una certa “pesantezza di stomaco”: arrivava lo struzzo per rifornirti della preziosissima e decisamente innocua, polverina effervescente.

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Eating spaghetti, Fiera Campionaria di Milano, 1935

Ammetto però che la tecnologia in cucina ha fatto passi da gigante, complice la consapevolezza dell’importanza del cibo genuino, stavolta sono molto seria, il fiorire di blog, format televisivi e dirette Instagram con lezioni on line di alto livello; si deve correre il rischio e tenere bilanciata l’importanza dell’ambiente cucina e ciò che ne risulta - cibo - con chi ne fruisce e ne gioisce - noi; a volte un piatto di risoni in brodo riunisce tanto quanto un salmone al vapore con latte di cocco e coriandolo! È comunque cosa certa che una costante innovazione abbia accompagnato il mondo della cucina e degli elettrodomestici.

Mia nonna aveva una cucina “Gasfire” con tanto di sportellino vetrato laterale che conteneva uno spiedo elettrico ed un termometro dedicato: stavo tutto il tempo appiccicata al vetro per quella magia che vedeva trasformare il pennuto pallido in croccante pietanza color comodino, lucidatura a gomma lacca compresa. C’era la leccarda per appendere i mestoli senza gocciolare, i lavandini si chiamavano acquai le cappe non aspiravano ma appiccicavano un sacco e il forno lo accendevi rischiando la depilazione istantanea avvicinando un fiammifero al cannello del gas!

Negli anni la fiera e il Salone si sono presi la briga di raccontare ai visitatori l’evoluzione e non siamo mai stanchi di andare a vedere cosa riservi ogni nuova edizione. Ho sentito tante persone raccontarmi che i primi elettrodomestici della loro casa furono comprati proprio alla Fiera Campionaria: immaginatevi nel percorrere i corridoi dell’esposizione e poter vedere, tutte insieme, le ultime novità per alleggerire le fatiche domestiche o per affrontare nuovi tipi di ricette e metodi culinari.

Adesso potete addirittura chiedere al vostro assistente virtuale di mettere a bollire l’acqua per la pasta ma la gioia di metterci le mani non ha pari: avete trenta minuti da adesso per produrre 8 pere coscia al vino, VIA!

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Tecnomasio Brown Boveri's Sigmas, Fiera Campionaria di Milano, 1936

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Furniture Pavilion, Fiera Campionaria di Milano, 1963

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National Domestic Appliances Exhibition, Fiera di Milano, 1959

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