Homo Faber collabora con SaloneSatellite
![Atelier Mestdagh](/sites/default/files/styles/libero/public/images/articles/2022-02/00_H_HOMO-FABER_01.jpg.webp?itok=7d161BVo)
Atelier Mestdagh, courtesy photo
Torna la mostra internazionale di alto artigianato organizzata a Venezia da Michelangelo Foundation. Dal 10 aprile al 1° maggio in esposizione le opere dei mestieri d'arte, con focus sul Giappone. E un occhio di riguardo per i giovani e le intersezioni col mondo del design
Torna Homo Faber Event, la mostra dedicata ai mestieri d’arte organizzata dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship. A Venezia, negli spazi della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dal 10 aprile al 1° maggio, oggetti di uso quotidiano e pezzi decorativi, materiali, tecniche, lavorazioni, dimostrazioni dal vivo, connessioni dell’artigianato con le arti e il mondo del design saranno i protagonisti di 15 esposizioni progettate da una squadra di curatori e designer internazionali. Dopo il debutto nel 2018, questa edizione metterà in primo piano i “tesori nazionali viventi” di Europa e Giappone, ovvero quei maestri che costituiscono il patrimonio di un Paese.
“Crafting a more human future” è la vocazione dell’evento, come recita il sottotitolo. E come spiega il curatore generale, nonché direttore esecutivo della Michelangelo Foundation, Alberto Cavalli: “Sostenibilità per noi significa non solo essere amichevoli nei confronti dell’ambiente, ma anche nei confronti della nostra umanità. Un mondo senza sogni è sostenibile? Noi crediamo di no. Anzi, crediamo che la cultura del craft arricchisca questa visione. E speriamo che i grandi maestri selezionati siano d’ispirazione per chi sta cercando la propria strada, il proprio talento”. In questo contesto si inserisce l’attenzione di Homo Faber verso i giovani, e l’inaugurazione di una collaborazione con il SaloneSatellite organizzato da Marva Griffin.
![Homo Faber 2022 curators](/sites/default/files/styles/libero/public/2022-02/ART_01_HOMOFABER_2.jpg.webp?itok=BeVQLZ9k)
Homo Faber 2022 curators, ph. Laila Pozzo, courtesy Michelangelo Foundation
“Per noi è molto importante che questa edizione riesca a parlare alle giovani generazioni. Di artigiani da una parte, in modo che possano trovare riferimenti, ma anche uno sprone, che li rassicurino nella scelta che hanno fatto. Di designer e creativi dall’altra, in modo che imparino a dialogare con il mondo dell’artigianato, a includere nella loro progettazione la consapevolezza del valore del craft. Proprio per questo la partnership con il SaloneSatellite ci è sembrata di grande valore e di grande importanza. SaloneSatellite ci ha aiutato a comunicare Homo Faber ai talenti che negli anni sono passati attraverso la manifestazione. Inoltre, abbiamo selezionato insieme alcuni nomi che saranno invitati a Venezia. Per noi è importante che vengano e vedano. Perché la creatività si nutre di curiosità, e noi speriamo che questo racconto dell’eccellenza possa stimolarla, e quindi portare un lavoro ‘bello’ agli artigiani”.
Marva Griffin conferma: “L’avvicinamento all’artigianato per i ragazzi del SaloneSatellite è una cosa molto bella. Poi sono davvero felice perché Sebastian Herkner è un figlio del Satellite, come pure Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto”.
Entrambi sono parte della squadra che ha messo a punto i percorsi espositivi della manifestazione. Herkner ha curato la mostra “Il motivo dei mestieri”: ha creato un pattern ispirato al motivo geometrico del sagrato di fronte alla Basilica di San Giorgio e ha chiamato 18 diversi atelier a realizzarlo con tecniche diverse, utilizzando marmo, mosaico, intarsio, tessuto. A mostrare le potenzialità delle lavorazioni per l’interior design.
Allo stesso modo lo Studio Zanellato/Bortotto di Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto è partito dalla Basilica di San Marco per immaginare un nuovo modo di decorare: “Rintracciare Venezia” è un’installazione di opere in mosaico di diversi metalli con speciali finiture, realizzate da De Castelli, che sono un omaggio ai pavimenti musivi della Basilica.
![Annemarie O’Sullivan, artisan](/sites/default/files/styles/libero/public/2022-02/ART_02_HOMOFABER_03.jpg.webp?itok=J_Gm86hP)
Annemarie O’Sullivan, artisan, ph. Alun Callender
Tra le altre mostre di Homo Faber: Naoto Fukasawa e Tokugo Uchida hanno curato l’esposizione di oggetti realizzati da 12 Tesori Nazionali Viventi del Giappone. Michele De Lucchi e il suo studio AMDL CIRCLE hanno lavorato sul racconto dell’artigianalità della carta. Gli studenti del MAS in Design for Luxury & Craftsmanship dell’Ecal di Losanna hanno progettato cinque installazioni interattive in collaborazione con l’Associazione Mec-Art della cittadina svizzera di Sainte-Croix. Non potevano mancare vasi di Venini, ma immaginati da flower designer; le loro creazioni saranno inserite in uno spazio immersivo immaginato da Sylvain Roca. E un prezioso tocco di Bob Wilson che svela le influenze giapponesi dietro alle sue produzioni teatrali, in particolare la Madama Butterfly di Puccini.
Infine “Next of Europe”, a cura di Jean Blanchaert e Stefano Boeri: una Wunderkammer di oggetti realizzati da maestri artigiani che non solo incarnano la qualità dell’Europa, ma che si dedicano alla trasmissione del loro sapere alle nuove generazioni o che rappresentano essi stessi le nuove leve.
Homo Faber 2022, dopo la lunga pausa imposta dal Covid (era a calendario per il 2020), mette in scena il meglio di ciò che i mestieri d’arte possono offrire a designer e architetti, cioè a chi può integrare l’alta artigianalità nella progettualità. Con uno sguardo sul lungo periodo e una scommessa sui giovani. Che possano guardare a questo patrimonio e tradurlo in nuove forme di bellezza.