Le maggiori manifestazioni legate al design in tutto il mondo, da qui a fine anno, da segnare sul calendario
Il nuovo report sull'economia del design 2025

Il rapporto Design Economy promosso da Fondazione Symbola restituisce una panoramica dettagliata del settore, tra dati, performance, competenze e tendenze in continua evoluzione
Quali sono le più importanti sfide con cui la design industry si sta misurando? E quali sono le risorse, gli strumenti le discipline utili per affrontare i costanti cambiamenti sociali, economici e ambientali che caratterizzano la nostra epoca? Un’epoca ricca di complessità, dove le trasformazioni arrivano da lontano e richiedono strategie di lunga visione per essere affrontati. Dalla crisi climatica all’accelerazione digitale, fino ai nuovi paradigmi legati ai cali demografici e al parallelo invecchiamento della popolazione, è necessario un approccio progettuale che orienti il made in Italy verso modelli più a misura d’uomo e più competitivi.
In questa direzione, uno strumento utile che dal 2017 restituisce annualmente una panoramica qualitativa e quantitativa del settore è il Rapporto Design Economy. Promosso da Fondazione Symbola, Deloitte Private, POLI.design e ADI (Associazione per il Disegno Industriale) in collaborazione con Comieco, AlmaLaurea e CUID, racconta annualmente il settore del design, fornendo dati e approfondimenti su perfomance, competenze, trend, mettendo in luce il contributo che questa infrastruttura fornisce alla competitività delle nostre imprese e all’immagine dell’Italia nel mondo.

La fotografia del settore in Italia
L’Italia conferma la crescita nell’ultimo triennio del valore aggiunto, da 2,9 a 3,2 miliardi di euro, e del numero degli occupati, che ha raggiunto quota 63.645 (da 63.086). Tuttavia si registra un ritmo più contenuto rispetto ad altri comparti dell’economia (+4,0% per il valore aggiunto e + 0,3% per l’occupazione, mentre, nel suo complesso, l’economia italiana ha registrato rispettivamente +6,4% e +1,8%), segnalando la necessità di una strategia di sviluppo mirata a consolidare il posizionamento competitivo del settore, che sappia migliorare alcune storiche criticità – struttura delle sue imprese, scarsa patrimonializzazione e carente cultura imprenditoriale - per dare ulteriore slancio al sistema del design italiano.
Milano come capitale del design
La città di Milano rappresenta un ecosistema complesso che genera valore per la competitività del sistema produttivo e culturale nazionale. La città si conferma capitale del settore grazie al Salone del Mobile.Milano, che quest’anno è giunto alla 63esima edizione, al Compasso d’Oro e Triennale Milano. Questo sistema è in grado di generare poco meno di un quinto del valore aggiunto nazionale (18,6%) con 8.354 occupati (13,1% nazionale). Seguono Torino, Roma e Bologna; mentre, se misuriamo il peso del design sul totale delle economie regionali e provinciali, le Marche e la provincia di Fermo si posizionano al primo posto in Italia, spinte dalla domanda dei settori manifatturieri.

La rilevanza del design per i mercati europei
Nell’ambito dell’economia europea il design rappresenta un settore chiave: conta 281 mila imprese, che generano 31,8 miliardi di euro di fatturato e impiegano circa 352.000 addetti. Dati in crescita (fatturato +5,5%, occupati +5,4%) secondo le ultime rilevazioni. L’Italia mantiene il primato assoluto in termini di fatturato e addetti. Infatti, il 19,8% del fatturato dell’industria europea del design deriva dalle nostre imprese; seguono Germania e Francia, rispettivamente, con il 18,9% e il 12,8%. L’Italia rallenta (+4,6%) rispetto alla crescita a doppia cifra registrata nell’anno precedente (+20%), mentre continuano a crescere ritmi sostenuti Germania (+15,4%) e Francia (+12,7%).

Il contributo dell’intelligenza artificiale
Ormai al centro del dibattito da diverso tempo, quello dell’intelligenza artificiale è un tema di primaria importanza anche per l’industria del design. Design e innovazione sono profondamente connessi in scambi reciproci. Secondo il Report, l’80% degli operatori intervistati di design utilizza strumenti di intelligenza artificiale: il 35,9% in maniera ampia e trasversale e il 43% limitatamente ad alcuni processi produttivi. La quota di utilizzatori è considerevolmente più elevata nel caso delle imprese che non dei progettisti (88,9% contro 53,5%). Molto più ridotta risulta la quota degli operatori che non utilizzano alcuna soluzione di AI, scesa al 6,8% dal 21% della scorsa rilevazione (quota in calo anche per i progettisti, anche se in misura meno accentuata: dal 27% al 21,2%).
Il design per la salute e l’assistenza
Dalla progettazione di dispositivi medici ergonomici a interfacce intuitive per il monitoraggio della salute, fino alla creazione di ambienti ospedalieri studiati per ridurre lo stress del personale medico e dei pazienti. Il settore medicale e farmaceutico, negli ultimi anni, hanno rappresentato territori ad alto potenziale dove il design incontra la funzionalità e le esigenze mediche e di benessere dei pazienti. Dal Report emerge che il 9,4% dei servizi di progettazione oggi richiesti al settore proviene proprio dall’healthcare, con la previsione di salire al 9,7% nei prossimi tre anni. Dati che mettono in luce l’evoluzione del legame, sempre più stretto, tra design e comparto, dove la richiesta di servizi di eco-design per l’healthcare si attesta al 4,9%. Entrando nel dettaglio, il settore della salute vede numerose potenzialità che hanno permesso il consolidamento e la diffusione di figure specialistiche come quella dell’healthcare designer.

Formazione e lavoro
L’offerta formativa offre un ventaglio di proposte sempre più ampie ed eterogenee. Nell’anno accademico 2023/2024 sono 97 gli istituti che hanno attivato corsi di studio in discipline del design, 2 in più rispetto alla precedente rilevazione. Tra questi, ci sono 30 Università (di cui 20 pubbliche e 10 private), 29 Altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli AFAM, 20 Accademie di Belle Arti, 12 Accademie Legalmente Riconosciute e 6 ISIA, per un totale di 371 corsi di studio, distribuiti in vari livelli formativi e in diverse aree di specializzazione. Rispetto all’anno accademico precedente, il numero di corsi accreditati e attivati è cresciuto del 9%, mentre il numero degli istituti è incrementato del 2%, in forza in particolar modo del dato che si riferisce agli Altri Istituti autorizzati a rilasciare titoli AFAM. Tra i nuovi corsi attivati, ci sono ad esempio quelli orientati ai temi della sostenibilità ambientale e sociale.