Che ruolo ha il Salone del Mobile nella carriera dei designer?
Lo abbiamo chiesto ai protagonisti del mondo del progetto: l’italiano Luca Nichetto, il design duo Barber & Osgerby, il designer francese Patrick Jouin e la giovane designer danese Felicia Arvid
Il Salone del Mobile.Milano rappresenta la più importante piattaforma internazionale nonché motore per la design industry. La Manifestazione, che quest’anno giunge alla 62esima edizione, riunisce il patrimonio condiviso delle aziende, fatto di creatività, saper fare, innovazione, visione e proiezione verso il futuro. Il Salone è il catalizzatore che riesce a richiamare l’attenzione internazionale, evolvendo fino a diventare uno spazio di incontro attivo tutto l’anno, punto di riferimento per addetti ai lavori e design lover.
Il Salone è più di una vetrina per conoscere le novità della design industry, rappresenta un trampolino cruciale per promuovere i talenti emergenti, con le loro visioni, sperimentazioni, intuizioni. Designer che, in sinergia con le aziende, plasmano e definiscono le traiettorie del settore. In questo senso il SaloneSatellite ha rappresentato negli anni un avamposto prezioso per la carriera dei giovani progettisti: l’hub dedicato al design under 35 fondato nel 1998 da Marva Griffin Wilshire quest’anno compie 25 anni, festeggiati con una grande esposizione, curata da Beppe Finessi, in programma dal 16 al 28 aprile negli spazi della Triennale Milano, dove i designer incontrati ai loro esordi proporranno i loro progetti più recenti, inediti e non. La presenza alla Manifestazione è un elemento comune nel percorso di alcuni tra i più importanti designer contemporanei. In occasione delle tappe europee di Road to Salone 2024, il viaggio alla scoperta delle novità dell’edizione in programma dal 16 al 21 aprile, abbiamo chiesto ai protagonisti invitati di raccontarci il loro punto di vista sulla centralità del Salone del Mobile nel loro ambito professionale. Road to Salone 2024 è un tour di incontri, accompagnati da approfondimenti digitali per un dialogo aperto con tutta la community internazionale del design: dopo l’Europa sarà la volta degli Stati Uniti, dove durante i mesi di gennaio e febbraio, toccherà Dallas, New York, Las Vegas e Chicago.
Luca Nichetto: “Per molti versi, il Salone del Mobile è stata un'esperienza cruciale”
“Il Salone è il luogo in cui ho esposto per la prima volta il mio progetto,” racconta Luca Nichetto, designer italiano di stanza a Stoccolma. “Ho avuto la fortuna di presentare i prodotti alle fiere fin dall'inizio della mia carriera, collaborando con un’azienda importante, Foscarini. Ricordo anche di aver aiutato ad allestire lo stand e di aver fatto nuove amicizie che hanno avuto un ruolo importante nel plasmare la mia storia. Quindi, per molti versi, il Salone è stata un'esperienza fondamentale”. Il punto di svolta è arrivato nel 2003, all’età di 27 anni, quando Nichetto ha presentato la lampada a sospensione O Space. “È stata la terza lampada che ho progettato per Foscarini, ha suscitato grande attenzione per il suo design innovativo”, spiega il designer. “L'ho creata insieme a un buon amico ed ex compagno di università. Questo progetto ci ha aiutato a ottenere un riconoscimento e un feedback prezioso. In seguito, sono emerse molte altre opportunità, tra cui quella di avventurarmi nel design di arredi”. Le relazioni scaturite dagli incontri rappresentano un elemento sostanziale per la riuscita di un progetto. “Le relazioni di business stanno evolvendo con il coinvolgimento di un maggior numero di manager nel processo decisionale e con l'adozione di un approccio più orientato ai dati. In passato si basavano spesso sulla visione del fondatore, ma ora sono sempre più influenzate dalle prospettive di marketing”, prosegue. “La relazione tra produttore e designer è oggi più che mai fondamentale per ottenere il risultato finale desiderato”.
Barber & Osgerby: “Il Salone del Mobile è l'evento principale del nostro calendario”
"Il nostro contatto con questa incredibile fiera è iniziato come studenti molto tempo fa, alla fine degli anni Ottanta, quando siamo entrati in contatto con l’accattivante universo del design italiano”, raccontano i designer londinesi Edward Barber e Jay Osgerby. “All'epoca, il nostro unico contatto con questa dimensione era attraverso riviste e libri: poter assistere in prima persona a questa alchimia è stato stimolante e assolutamente indimenticabile." A distanza di tanti anni, il design duo inglese conferma il legame con questo momento di incontro: "Nel corso degli anni, il Salone si è trasformato in un punto di incontro fondamentale per i colleghi e gli amici del settore. Ha varcato le sue origini nell'arredamento e si è trasformato in uno spettacolo culturale globale con un valore intrinseco di ampia portata che coinvolge diverse discipline creative, non ultime l'arte e la moda. Oggi il Salone è più di un evento, è una celebrazione della creatività, anzi della cultura!".
Patrick Jouin: “È una questione di feeling, di rispetto reciproco, di legami che si formano spontaneamente”
“Il SaloneSatellite è stato l'inizio di tutto. Nel 1998, per la prima volta, scelsi di iscrivermi alla manifestazione. È stato allora che ho deciso di esporre i pezzi che avevo appena disegnato e prodotto nel mio studio. È stato il momento in cui ho fatto il grande passo, pienamente consapevole del rischio di critiche o di passare inosservato. Ma è successo l'esatto contrario.” Con queste parole il designer francese Patrick Jouin, ricorda il suo esordio come designer. “C'era un'energia positiva pazzesca, c'erano le riviste più importanti, da HAbitare a Interni a Domus, e tutti i giornalisti erano desiderosi di incontrare i giovani emergenti. Non sono stati gli unici a dare il loro sostegno. I grandi nomi dell'epoca, tra cui Mendini, Castiglioni, Branzi, Magistretti e molti altri, vennero a guardare le nostre creazioni, dispensando consigli preziosi. Fu meraviglioso, l'inizio di un'avventura emozionante”. Le relazioni, spiega Jouin, rappresentano l’elemento cruciale per il buon design: “Dietro ogni azienda di design ci sono persone, famiglie, personalità e competenze. Naturalmente il rapporto con l'azienda è personale e umano. Non si possono forzare queste cose, è una questione di feeling, di rispetto reciproco, di legami che si formano spontaneamente”.
Felicia Arvid: “Parlare la stessa lingua rappresenta un terreno fertile per dare vita al buon design”
Avanti veloce dal 2018, quando la designer danese Felicia Arvid partecipava per la prima volta al SaloneSatellite. Esperienza che le è valsa nel 2022 un Compasso d’Oro per il pannello acustico Klipper realizzato per Caimi Brevetti. “Esporre al SaloneSatellite è stata per me una sorta di porta d'ingresso nel mondo del design,” racconta la giovane classe 1994. “In quanto neofita del settore, questa esperienza ha rappresentato un'opportunità unica di mostrare il mio lavoro a un pubblico internazionale di professionisti e di ottenere la visibilità di cui tutti i designer emergenti hanno bisogno, oltre alla possibilità di conoscere incontrare altri colleghi provenienti da tutto il mondo. Il Salone del Mobile ha avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso, dalla presentazione del prototipo iniziale di Klipper alla versione pronta per la produzione presso lo stand di Caimi Brevetti, fino alla consegna del Compasso d'Oro ADI”. Il sistema fonoassorbente premiato nasce proprio durante il Salone del Mobile, da un incontro con Renato Caimi insieme ai suoi figli Giorgio e Franco. “Ho ricevuto una telefonata dall’espositore accanto a me, mi disse che c'erano tre uomini che mi aspettavano, così mi sono precipitata a incontrarli. Mi hanno invitato a un incontro presso il loro stand per presentarmi l’azienda e discutere di come dare forma una possibile collaborazione insieme. Erano affascinati dal mio design, e io sono stato davvero onorata ed entusiasta di aver ricevuto un'opportunità del genere”.