TV d'autore

LG Signature OLED TV

LG Signature OLED TV ©LG Electronics

Non più scatole nere, ma complementi d’arredo, quadri o, addirittura, oggetti trasparenti e invisibili. I televisori di ultima generazione riflettono i nuovi stili di vita e la voglia di emozione.

Differentemente da altri prodotti tecnologici mutati velocemente nel design nel corso degli anni (pensiamo al telefono, ad esempio), il televisore è rimasto per decenni pressoché sempre uguale a se stesso. Con spessori più o meno sottili, la maggior parte degli apparecchi è ancora un grande – sempre più grande – rettangolo nero. Se la media delle dimensioni dei televisori venduti in America nel 2020 ha raggiunto i 52 pollici, questi oggetti non sempre, tuttavia, sono in armonia con l’estetica degli spazi domestici.

E, se da un lato, negli ultimi anni, l’offerta dei canali televisivi è aumentata in modo esponenziale per quantità e diversità, questo rinnovamento non ha, invece, avuto un parallelo nel design dell’apparecchio. Focolare tecnologico attorno al quale la sera, nella seconda metà del secolo scorso, si riuniva la famiglia, nel quotidiano contemporaneo il televisore trova nei nuovi media grandi rivali di intrattenimento, perdendo così la sua centralità ma, di conseguenza, rinnovando il suo look, sempre più integrato nel nuovo domestic landscape.

The Frame

The Frame, design by Yves Béhar

L’iter del design del televisore vede uno dei suoi primi capitoli nell’Orion 23 di Franco Albini e Franca Helg, realizzato per Brionvega nel 1961. Qui una sottile base metallica sorreggeva lo schermo creando l’effetto di visione sospesa, lontana dalla gravità monolitica degli apparecchi allora sul mercato. Fino ad allora il televisore non era mai stato oggetto di ricerca stilistica.

Avevano visto molto lontano anche Marco Zanuso e Richard Sapper quando, sempre per Brionvega, nel 1962, progettano Doney 14, il primo portatile a transistor fabbricato in Europa, premiato col Compasso d’Oro, e, nel 1964, il lillipuziano Algol 11. Due vere rivoluzioni per la taglia extra small, lo schermo inclinato e arrotondato, la maniglia per un facile trasporto e i colori accesi della scocca in ABS. Nel 1969 si aggiunge anche il Black ST201, soprannominato Cubo per la volumetria compatta, mentre la calotta nera, trasparente e riflettente, lo trasforma in pezzo d’arredo. Televisori che, fra i primi, hanno sovvertito i tradizionali canoni estetici e funzionali, favorendo l’integrazione domestica dell’apparecchio, elevandolo a luminoso oggetto del desiderio piuttosto. Un primo passo nell’evoluzione del mondo delle tv, una naturale risposta agli interni e alle esigenze contemporanee di allora, più spavalde e meno rigide delle precedenti.

Dichiarazione progettuale che ha captato il fermento di innovazione intorno all’oggetto Tv è lHomedia TV di Robert Bronwasser, datato 2013. “Perché i prodotti che dominano l’ambiente domestico sono spesso uniformi e senz’anima?” si chiede il designer olandeseLa risposta è un televisore che diventa parte del decoro della casa, che attrae l’attenzione anche quando è spento. Si parte dalla forma, che ricorda le vecchie lavagne d’ardesia con cavalletto: ossia, un oggetto autoportante formato da una struttura a tre gambe di alluminio fuso rivestito e da uno schermo incorniciato da un listello di tessuto di Kvadrat che, sul retro, diventa scocca dalle forme arrotondate, pronta ad accogliere tutta la tecnologia.

Homedia TV

Homedia TV, design by Robert Bronwasser - Photo Thomas Van Schaik

Altro concept è Vitrine di Daniel Rybakken e Panasonic Design Kyoto in collaborazione con Vitra, nel cui stand al Salone del Mobile.Milano 2019 è stato presentato. “Il modello” spiega Rybakken, “si pone delicatamente tra arte e design. Come schermo non detta più la sua collocazione né il suo ruolo negli spazi abitativi. La grande e dominante superfice nera è stata trasformata in qualcosa che può evidenziare quello che c’è dietro o che è stato messo in mostra, oppure anche nulla”. Il tv è una cornice in legno con un pannello di vetro trasparente leggermente inclinato che può fare da sfondo – come in una vetrina – a eventuali oggetti posti sul retro. La funzione tv si disvela solo quando l’apparecchio viene acceso, rivelando il display Oled, mentre le componenti elettroniche sono invisibili perché raccolte nella cornice. Solo il cavo dell’alimentazione fuoriesce da un lato. Senza un davanti o un dietro, autoportante, questo Tv trasparente può essere posto in qualsiasi angolo della casa.

Vitrine

Vitrine, design by Daniel Rybakken and Panasonic Design Kyoto

Seconda generazione, invece, per la Serif TV di Ronan & Erwan Bouroullec per Samsung, ispirata al modello originario e rivoluzionario del 2015. Serif 2.0 è più accessibile per via del prezzo contenuto e con schermi di dimensioni maggiori – 43, 49 e 55 pollici. L’ingrandimento di questi ultimi ha portato a soluzioni ancora più leggere ed eleganti. La tipica cornice dello schermo a “I” maiuscola del carattere tipografico serif, suo tratto distintivo da cui prende il nome, si è infatti assottigliata sui quattro lati e al bianco e al blu scuro della prima versione presto verranno aggiunti nuovi colori. Anche il lato posteriore ha il tocco magico del design: una copertura in tessuto (rimovibile) occulta alla vista tutti i cavi. Oltre che posizionabile direttamente sul pavimento o su una superficie piana, le gambe attaccabili all’occorrenza consentono di sistemare il prodotto a una certa altezza, gli schermi Qled, il massimo standard in casa Samsung, offrono grande qualità di visione. Tra le funzioni disponibili, l'Ambient Mode trasforma lo schermo nero in momenti poetici, permettendo alla TV di integrarsi all'ambiente circostante sfruttando lo schermo per mostrare foto e motivi di vario genere – nei nuovi Serif un orologio o un’opera d’arte.

Serif 2.0

Serif 2.0, design by Ronan & Erwan Bouroullec ©Studio Bouroullec

Sempre di Samsung e sempre un apparecchio-complemento d’arredo è The Frame, la cui uscita, nel 2017, ha accompagnato il lancio ufficiale della nuova gamma premium di tv Qled del colosso coreano. Progettato dallo svizzero Yves Béhar, si appende come un quadro, ma può anche essere appoggiato su una mensola come una cornice o montato su un cavalletto come una tela d’artista. E, quando spento, è proprio in modalità “arte” con 100 opere disponibili, integrabili con proprie fotografie e con gli archivi delle gallerie e dei musei più famosi. Ulteriore personalizzazione le cornici intercambiabili diverse per colore e finiture. Attivabile con un unico remote controller con comandi digitali e vocali, grazie a sensori di luce e movimento, entra in modalità “arte” (stand-by) quando non rileva più alcuna presenza umana nelle vicinanze. Un Tv, decisamente, multiuso. Sicuramente il capostipite della prossima generazione di televisori. Oggetti che farebbero concorrenza al mantello dell’invisibilità di Harry Potter. Oggetti che si fanno da parte quando non servono per lasciare il massimo protagonismo allo spazio e alle vedute interne o panoramiche, sempre più ambite in una certa tipologia di casa.

The Frame

The Frame, design by Yves Béhar

LG Signature OLED TV R (modello 65R9), frutto della stretta collaborazione tra lo studio britannico Foster + Partners e il colosso coreano LG Electronics, ridefinisce in chiave contemporanea il rapporto tra tv e spazio. Presentato nel 2019 alla CES di Las Vegas e in anteprima europea durante la settimana del Salone del Mobile.Milano, è il punto d’incontro tra tecnologia e design, che si intersecano per illustrare le nuove possibilità di spazio grazie alla tecnologia che cambia forma. “Il progetto – spiega Mike Holland, a capo della divisione Industrial Design di Foster + Partners, “è la risposta creativa alla sfida di creare una tecnologia invisibile, non invasiva e dalla contenuta presenza scultorea”. Lo schermo, infatti, viene smaterializzato, arrotolandosi e srotolandosi a seconda delle necessità. Se il fulcro di una casa è passato in decenni dal camino al televisore, ora si sposta intorno a un oggetto dalla tecnologia invisibile con una presenza discreta e minimalista, “regalando un senso di liberazione agli spazi”, precisa Mike Holland.