Lo spazio urbano nell’arte di Bettina Pousttchi
L’artista tedesca, fino al 30 ottobre in mostra da Buchmann Galerie a Berlino, trasforma in sculture gli elementi della segnaletica stradale per riflettere su come essi condizionino i nostri movimenti
I nostri movimenti nello spazio urbano sono fortemente condizionati da elementi ai quali non diamo molto peso nonostante il loro potere su di noi. Archetti, paletti, dissuasori di sosta, colonnine, catene direzionano i nostri spostamenti comunicando al nostro inconscio, senza che noi ce ne rendiamo conto. Partendo da questa riflessione, l’artista tedesca di origini iraniane Bettina Pousttchi, classe 1971, ha da tempo iniziato una produzione artistica basata sulla deformazione di pali, transenne, guardrail. “Al centro del mio interesse c’è lo spazio esterno” ci racconta seduta alla scrivania del suo luminoso atelier a Berlino. “Attraverso la manipolazione degli elementi della segnaletica stradale – un lavoro molto lungo che svolgo in modo intuitivo alla pressa meccanica con materiali che non sottraggo alla strada, bensì acquisto online – miro a renderli visibili. Così piegati e attorcigliati su sé stessi assumono quasi un aspetto umano: è come se si abbracciassero, nonostante la loro funzione originaria sia quella di dividere”. La ricerca di Bettina Pousttchi si è ora arricchita di un ulteriore elemento, quello delle frecce direzionali, che l’artista ha trasformato in una serie di sculture metalliche a parete chiamate “Directions”. Ad esse è dedicata una mostra presso la Buchmann Galerie di Berlino (fino al 30 ottobre), in cui i nuovi lavori vengono messi in dialogo con la serie delle “Vertical Highways”, guardrail deformati e posti in posizione verticale che diventano delle strutture quasi architettoniche.
La formazione di Bettina Pousttchi è, in realtà, fotografica, ma la relazione con lo spazio e l’architettura ha caratterizzato la sua ricerca sin dal principio. Un momento fondamentale che ha segnato il passaggio dalla fotografia alla terza dimensione è avvenuto nel 2009, quando all’artista è stato chiesto di realizzare un progetto per la facciata della Temporäre Kunsthalle di Berlino, un museo temporaneo che si trovava di fronte al luogo in cui, l’anno precedente, era stato abbattuto, tra accese proteste, l’ex-sede del parlamento della Germania dell’Est, noto come Palast der Republik. “Ricoprii i quattro lati della Kunsthalle con 970 poster che insieme formavano l’immagine dell’edificio smantellato – ricorda Bettina Pousttchi –, un’installazione fotografica di più di 2.000 m2 di superficie e 57 metri di lunghezza”. Quello è stato il primo di una fortunata serie di progetti di facciate che l’artista ha poi realizzato su numerosi edifici in tutto il mondo. Ogni volta il suo punto di partenza è la storia dell’edificio e il contesto in cui si trova. Per esempio, nel 2012 ha ricreato sulla facciata della Schirn Kunsthalle di Francoforte motivi geometrici derivati dalle Fachwerkhäuser – le tipiche case a graticcio tedesche – adiacenti al museo, ponendo interrogativi sul modo di costruire e sulla trasformazione dei centri urbani. Nel 2014 ha ricoperto tre lati del castello di Wolfsburg con fotografie di facciate di grattacieli che per un certo periodo di tempo si sono fregiati del titolo di edificio più alto al mondo: un simbolo del modernismo in una città di costruzione altrettanto recente, nata solo alla fine degli anni 30 del Novecento per ospitare i lavoratori della Volkswagen. Per i 200 anni della Konzerthaus di Berlino, invece, Pusttchi ha alterato la percezione dell’edificio progettato da Schinkel nel 1821 aggiungendo cinque nuove colonne e sfidando il passante a fermarsi ad osservare meglio. In Italia Pousttchi ha realizzato un solo progetto di questo genere al Museo Nivola a Orani. In quell’occasione, nel 2017, ha portato dentro al museo sardo il Metropolitan Life Building di New York, un grattacielo che ai suoi tempi è stato criticato per i suoi sfacciati riferimenti all’architettura italiana e che si trovava proprio di fronte allo studio americano di Nivola, lui stesso un protagonista dello scambio culturale tra Italia e Stati Uniti.
La ricerca di Bettina Pousttchi ha trovato espressione anche nell’arte ceramica. A partire dal 2013 l’artista ha riproposto in questo materiale il motivo delle case a graticcio tedesco, rielaborato fino a richiamare i motivi geometrici dell’architettura orientale. Esposti alla Berlinische Galerie nel 2019, rappresentavano un chiaro riferimento all’incontro tra cultura occidentale e orientale nel quartiere a prevalenza turca di Kreuzberg, dove il museo si trova, così come nella biografia dell’artista stessa.