L’edilizia sostenibile di domani, nel nuovo libro di Park Associati
Nel libro “INLEGNO – Cambiare prospettiva per costruire il futuro”, lo studio Park Associati propone un’analisi dei vantaggi che il legno ingegnerizzato avrebbe se utilizzato insieme al calcestruzzo nelle costruzioni su larga scala
Cosa c’entrano la progettazione e l’architettura con l’emergenza climatica? “Gli architetti, gli investitori e tutti gli operatori del settore sono rispettivamente i protagonisti attivi di una delle industrie umane più aggressive sulla la biosfera”, si dichiara in una delle prime pagine del libro INLEGNO – Cambiare prospettiva per costruire il futuro, opera dello studio Park Associati, frutto di due anni di lavoro della cellula di ricerca applicata Park Plus e coordinata dai fondatori Michele Rossi e Filippo Pagliani in collaborazione con lo studio di ingegneria tedesco Bollinger+Grohmann. Il testo approfondisce il tema del legno “ingegnerizzato” proposto come materiale edilizio, le sue caratteristiche, i suoi limiti e le sue potenzialità; non propriamente un manuale, ma uno studio che permette vari livelli di lettura, con disegni progettuali, spiegazioni tecniche, aspetti legati alla cultura e l’analisi di un “prototypical building” progettato per il contesto milanese.
Informandoci sui trend di mercato e stando attenti alla direzione presa da progetti internazionali e italiani. Inoltre, una recente normativa francese, paese in cui la progettazione è da sempre vocata al calcestruzzo, prevede che entro il 2022 gli edifici pubblici finanziati dallo Stato siano realizzati con almeno il 50% di legno o altri materiali naturali. Così abbiamo incominciato a dare forma a quest’intuizione, avvalendoci dell’esperienza tecnica di B+G, studio da tempo attivo in questo ambito.
Noi prendiamo in considerazione le più moderne tecnologie legate al legno. Non facciamo riferimento al baloon frame, per esempio, o alle architetture più tradizionali. Oggi esistono tecnologie come il Cross Laminated Timber, o CLT: pannelli assemblati incrociando fibre strutturali in direzione opposta che, per esempio, permettono di realizzare elementi anche di grandi dimensioni. In Italia esistono aziende d’eccellenza che si occupano di tutto questo e abbiamo tecnici preparatissimi che, tuttavia, come spesso accade, lavorano all’estero.
Costruire con il legno richiede sì più energie in fase progettuale ma ha indubbi vantaggi dal punto dell’abbattimento delle emissioni e della riduzione dei tempi di cantiere. Inoltre, anche se i costi di costruzione possono essere inizialmente più elevati, ne risultano edifici al passo con le più avanzate normative di sostenibilità e con un’indubbio incremento del loro valore di mercato.
I risultati di questo esercizio di retrodesign, possono individuarsi nella riduzione: del peso dell’edificio (-39%); del volume totale del calcestruzzo gettato per la realizzazione delle fondazioni (-36%); del quantitativo generale d’emissioni di CO2 sul processo di costruzione del progetto (-54%) e di gestione del cantiere (-10%); dei tempi di costruzione (-36%). Senza contare che è ormai appurato che gli esseri umani sono creature “biofile”, influenzate positivamente dai materiali naturali.
Nel 2007 l’Ivalsa-CNR di Trento ha progettato una casa-prototipo di 7 piani realizzata in legno e l’ha sottoposta ai test sismici dell'Istituto nazionale di ricerca di scienze terrestri e prevenzione disastri di Miki in Giappone, simulando il terremoto di Kobe, considerato il più devastante della storia: i risultati sono stati ottimi. Per quanto riguarda la resistenza al fuoco, il legno si comporta addirittura meglio dell’acciaio, il quale fonde a circa 1000 gradi, una temperatura abbastanza facile da raggiungere, causando solitamente il collasso delle strutture. Il legno brucia dall’esterno e più lentamente, permettendo una maggiore resistenza e il potenziale rispetto di tutte le normative antincendio vigenti.
In Italia è in corso, da tutto il XX secolo, un processo di riforestazione spontaneo che ha portato al raddoppio delle aree boschive sul territorio nazionale (da 6 milioni di ettari a circa 11). Certo, per usare in maniera sostenibile una risorsa come questa, occorre una pianificazione concreta e che vengano stanziati fondi specifici per questo settore.
Sì. Con il progetto MoLeCoLa abbiamo vinto il concorso internazionale promosso da C40 Reinventing Cities per trasformare siti urbani degradati in spazi di rigenerazione architettonica, ambientale e sociale, in particolare il masterplan che interessa 90.000 mq nell’area del nodo ferroviario di Bovisa a Milano. Abbiamo vinto progettando in maniera integrata residenze, studentato, attività commerciali, coworking e uffici, in modo da creare un paesaggio armonizzato che risponda all’obbiettivo di zero emissioni di CO2 entro 2050.