La Dutch Design Week festeggia i suoi 20 anni
Dopo lo stop obbligato dell’anno precedente, l’evento più importante di design in Nord Europa si riprende la città di Eindhoven, da nord a sud. Una manifestazione con moltissimi eventi, in cui il progetto è il cuore pulsante di collaborazioni, sperimentazioni, ricerche e nuove visioni per il futuro.
La Dutch Design Week di quest’anno, in corso fino al 24 ottobre presso la città di Eindhoven, è più ricca che mai: duemila designer e creativi in esposizione in un centinaio di location urbane, un ampio programma di lecture, dibattiti ed eventi per fare networking e tre ambasciatori d’eccezione: Floris Alkemade, precedentemente Architetto Capo del Governo, la designer e artista Christien Meindertsma e Natsai Audrey Chieza, fondatore e CEO di Faber Futures. Il tema principale dell’intera settimana è un chiaro riferimento alla Triennale di Milano del 1968, la XIV, ossia Il Grande Numero che, curata da Giancarlo De Carlo, venne chiusa dopo un paio di giorni a causa dell’occupazione degli studenti milanesi. In questo caso, il tema olandese The Greater Number viene interpretato come una riflessione post-pandemica necessaria, una critica a questa contemporaneità segnata dalla sovrapproduzione e dallo spreco. Proprio per questo, nell’edificio Klokgebouw della suggestiva area industriale Strijp, voluta da Philips e osservata dall’alto dal nuovo bosco verticale di Stefano Boeri in versione social housing, troviamo come prima opera una reinterpretazione di un lavoro del 1968 di Saul ed Elaine Bass, Thoughts On Creativity. Un’installazione che riprende sia gli otto capitoli del film sia l’allestimento originale, contestualizzandoli al periodo che stiamo vivendo.
Al tema principale si uniscono quelli secondari, utili alla comprensione dell’intero evento, uno dei quali è Labyrinth: The Art of Changing Direction. Riprendendo la pianta del labirinto del XVI secolo della Reggia di Versailles, Floris Alkemade, ambasciatore DDW, con il Board of Government Advisors e insieme alle World Design Embassies dà vita al proprio saggio, “Il futuro dei Paesi Bassi. L'arte di cambiare direzione”. Lo spazio rappresenta la capacità di fornire risposte a questioni complesse utilizzando nuovi modi di osservare, pensare e agire. Un labirinto spaziale e mentale per rivedere le modalità con cui affrontiamo i problemi di tutti i giorni. Il rapporto tra Uomo e Natura è un altro tema della DDW 2021. La mostra “In Between Nature”, Klokgebouw, ha proprio lo scopo di riconnetterci con l’ambiente che ci circonda, cercando di farci capire come la nostra vita influenza il nostro concetto di natura. La religione, la politica, l’etica, come modificano la nostra comprensione? Come possiamo tornare a essere una cosa sola con ciò che sta intorno a noi? A sostegno di queste domande anche Bio Stories, il programma di discussioni, organizzato da Natsai Audrey Chieza, che ha l’obbiettivo di fare conoscere la Synthetic Biology ai meno esperti, “per aprire il cerchio a tutti”. Christien Meindertsma contribuisce con l’installazione Sharing Elements, presso il Microlab Hall, un’interessante ricerca che mostra i componenti atomici e molecolari nel nostro corpo, visualizzandoli e quantificandoli. La materia è alla base di tutto ciò che ci circonda e noi siamo parte di questa.
Dalla zona Strijp, si raggiungono i distretti della stazione e del centro. Presso Station possiamo trovare il Graduation Show della Design Academy, una mostra impegnativa in cui vengono mostrati i lavori di tesi e master di più di 160 studenti. Potenziali nuovi futuri, sperimentazioni materiche, design funzionale, installazioni performative e molto altro. Lunga una delle location storiche, Fuutlaan Hall, troviamo le mostre Design Perron, Dutch Invertuals, e anche qualche italiano con Envisions, Upcoming Talents. Qui lo studio Groovido (Gianmaria della Ratta e Giorgio Gasco) espone gli specchi Castingland. Poco più avanti c’è Cabinet of Collaborations in cui troviamo l’azienda italiana Natuzzi che, insieme allo studio olandese di innovazione BYBORRE presenta i tessuti della Water Textile Collection.
In centro, al Van Abbemuseum of Modern Art di Eindhoven, c’è Geo-Design: Budget Airlines, una mostra degli studenti DAE che analizza e indaga i diversi aspetti politici, sociali, economici del volo aereo e come le compagne low-cost abbiano creato una vera e propria cultura del viaggio. Nello stesso quartiere possiamo trovare il centro VDMA Eindhoven che, per l’occasione, ha subito una radicale trasformazione: il cortile ora è una foresta, un habitat in cui natura e uomo convivono condividendo anche la tecnologia. Tra gli artisti in mostra Jelle Mastenbroek, Bart Esyink Smeets, Paul Peters e Atelier van Asseldonk. Alla Pennings Foundation, invece, interessanti sperimentazioni materiche e prodotti innovativi, con le selezioni del distretto milanese Isola e della Weissensee School of Art and Design of Berlin.
Un’altra location degna di nota è la Sectie C, un’ex area industriale a nord est della città che ospita studi di artisti, laboratori di artigiani e creativi (come Nacho Carbonell) ma anche negozi. Qui troviamo Displaced, curata dallo Studio Speciaal (Bram Verbeek e Sjoerd Geerts), che presenta lavori a metà tra il mondo naturale e quello artificiale. Arredi che sembrano cresciuti dai sassi, sedute scavate dagli elementi naturali, totalmente in contrapposizione con No Soft Things. La mostra collettiva raccoglie i lavori di Studio Guilty, Studio Onno Adriaanse, Tim Teven Studio e Paul Coenen. Prodotti in metallo che, se non fosse per il nome stesso del tema, potrebbero confondersi facilmente con altre tipologie, proprio per le loro caratteristiche e l’estetica, a volte morbida, a volte fragile. Fragilità che può essere caratteristica di un altro materiale, la ceramica, in mostra a The Ceramic House, studio laboratorio di Harm en Elke. Una bellissima esperienza sensoriale nella produzione semi-artigianale di teiere, tazze, orologi, vasi e lampade.