Il nuovo MEET a Milano
La prima casa della cultura digitale italiana in un edificio riprogettato da Carlo Ratti Associati con la consulenza creativa di Italo Rota. I parametri? Fluidità, interconnessione e partecipazione.
È uno degli ultimi regali alla città di Milano nell’annus horribilis appena concluso. Periodo che ha assistito – a causa di forza maggiore – all’esplosione del digitale, nei più svariati settori: dalla didattica a distanza allo smart working, agli spettacoli teatrali e cinematografici online, alle fiere virtuali. Ed è proprio in questo humus di espressione sociale e comunicativa che vanno cercate le origini di MEET, centro internazionale per la cultura digitale. Un luogo che intende aiutare a colmare il divario digitale italiano con la certezza che l’innovazione sia anche sinonimo, innanzitutto, di cultura e, poi, di tecnologie. E colmare, anche, quel gap ancora esistente tra persone e tecnologie, iniziando proprio dal capitale umano. Claim del nuovo luogo cult milanese è, infatti, “Humans MEET Digital”. Per un nuovo umanesimo, quello digitale, appunto.
“MEET è una vera e propria content factory”, dichiara la critica d’arte e umanista Maria Grazia Mattei, ideatrice e presidente del progetto, realizzato con il supporto di Fondazione Cariplo, nonché nel 2005 madrina di Meet the Media Guru, piattaforma di confronto e dibattito pubblico sui temi dell’innovazione. “È un laboratorio creativo aperto a tutti coloro che, in Italia e nel mondo, cerchino una piattaforma capace di progettare e produrre format digital-first e farli “rimbalzare” ovunque”.
MEET è anche un presidio e una tutela del digitale per andare oltre l’isolamento e creare una connessione tra Milano, l’Italia e il mondo intero. “L’accesso alla connessione e la dimensione digitale” dichiara Giovanni Fosti, Presidente di Fondazione Cariplo, “giocano un ruolo assolutamente cruciale e specialmente in questo momento dobbiamo indirizzare tutte le nostre risorse di capacità e di creatività nella ricerca di nuovi approcci che supportino la connessione tra persone, comunità e attori sociali”.
Il progetto nel suo complesso, prende spunto dall’idea di computazione ubiqua, o “l’era della tecnologia calma” dell’informatico statunitense Mark Weiser, secondo la quale la tecnologia “recede sullo sfondo delle nostre vite”.
La sfida di MEET è essere un luogo dalla duplice identità e la sua sede, nel cuore di Porta Venezia, in un edifico simbolo della vita culturale milanese, lo Spazio Oberdan, già ampliato alla fine degli anni ‘90 da Gae Aulenti, questa sfida l’ha raccolta in pieno. Affidata alla visione di Carlo Ratti, fondatore di CRA e professore di Tecnologie Urbane al MIT di Boston, MEET è un corpo ibrido, bifronte, in grado di vivere in forma fisica e virtuale.
I 1.500 m2 distribuiti su tre piani si sviluppano intorno a un ampio spazio pubblico verticale dominato dalla spettacolare scala abitata – la Living Staircase: 15 metri di altezza e di escheriana memoria che diventano teatro, spazio di lavoro o area riunioni, interpretando le idee di interconnessione e partecipazione. Il progetto restituisce il principio secondo cui l’architettura debba supplire a quello che spesso manca alla dimensione digitale: la possibilità di generare incontri casuali tra le persone e stimolare connessioni inattese, che raramente accadono via web. II layout rincorre una ibridazione delle funzioni, permettendo a ogni spazio di accogliere varie attività contemporaneamente. Intorno alle rampe, linee spezzate in movimento, i visitatori possono sostare su diversi piani asimmetrici, arricchiti da un sistema di proiezioni multimediali. “Quando ogni spazio può servire a più scopi” dichiara Carlo Ratti, “questo invita all’incontro tra persone diverse, agevolando la generazione e la circolazione di nuove idee”.
La nuova casa della cultura digitale fonde le tecnologie digitali nello spazio fisico, attraverso una serie di proiezioni e schermi distribuiti in varie parti dell’edificio, in particolare nell’’Immersive Room che con i suoi 15 proiettori regala immagini luminosissime in 4K in una proiezione ininterrotta su una serie di schermi lungo le finestre e i muri e sulle tre superfici di proiezione del teatro, pensato come cinema e sala talk, da 200 posti.
Luce particolare anche per l’illuminazione vera e propria, firmata Artemide, che segue i ritmi dei visitatori e la loro appartenenza agli spazi, esplicitata scenograficamente nell’ingresso o come elemento di pura narrazione degli interni, dei suoi eventi e della comunicazione. Nell’ingresso la brevettata tecnologia Integralis renderà più sicuro lo stare insieme, agendo contro i microrganismi patogeni e consentendo, nel rispetto delle regole, di tornare ad appropriarsi degli spazi con maggiore sicurezza e attenzione per la salute.
Lo spazio viene vissuto anche attraverso il suono. Ogni spazio, infatti, non sarà solo “visto”, ma anche ascoltato e interpretato come strumento musicale. Un particolare sottofondo musicale, vera e propria colonna sonora originale, registrato da Chiara Luzzana, tra i Sound Designer più ricercati del momento. captando i rumori, gli echi, i riverberi del MEET, e di chi lo attraversa e lo vive, offre un piacevolissimo accompagnamento durante la visita nei suoi spazi. A dare il benvenuto ai visitatori, invece, il Bistrot con il concept "Food Balls" del designer Martí Guixé e il design di Italo Rota.
Oltre al ciclo di incontri Meet the Media Guru con i protagonisti dell’innovazione mondiale, MEET promuove programmi di cross-fertilizzazione fra creativi digitali e imprese, azioni e percorsi dedicati all’innovazione per la cultura, progetti espositivi e allestimenti site-specific, come quella inaugurale del media artist e regista turco Refik Anadol, una rielaborazione ad hoc attraverso algoritmi di migliaia di immagini open-source di opere d’arte e architettura del Rinascimento italiano. Al suo interno trova accoglienza anche la storica Cineteca di Milano, con un palinsesto autonomo dedicato al cinema contemporaneo internazionale.
Un progetto di innovazione culturale che mette al centro il fattore umano e lo potenzia creando nuove connessioni digitali e che mira a indagare il ruolo dello spazio fisico nel mondo digitale e le opportunità espressive e culturali del digitale. Da Milano, verso il mondo, qui è tutto.