Il campus della Salute
A Michele De Lucchi il compito di proseguire l’espansione di uno dei campus di ricerca più all’avanguardia d’Europa in campo medico. Con interni dal design biofilico, a firma Carlo Ratti Associati.
Una storia contemporanea di imprenditoria illuminata. La multinazionale farmaceutica Zambon, con un percorso di vita aziendale avviato nel 1906, a Vicenza, improntato su tradizione e innovazione, negli anni scorsi ha dato vita a un campus scientifico dedicato alla salute, alle porte di Milano, a Bresso, ai confini di uno dei grandi polmoni verdi milanesi, il Parco Nord.
OpenZone concentra, nei suoi spazi di lavoro e di ricerca, 26 organizzazioni di rilievo internazionale, attive nel settore farmaceutico e biotecnologico. “Abbiamo sempre più bisogno di occasioni di incontro e di scambio”, spiega De Lucchi, autore del progetto insieme alla sua realtà di progettazione AMDL Circle. “OpenZone riunisce una serie di edifici che combinano non solo uffici e laboratori ma anche e soprattutto spazi comuni di relazioni: è un ambiente vitale e ispirante che offre occasioni per generare idee”.
La collaborazione tra De Lucchi e Zambon nasce nel 2006 con l’apertura del museo d’impresa, in occasione dei 100 anni dell’azienda, e prosegue nel 2013 con l’ampliamento della sede vicentina dell’azienda e, poi, nel 2014 con primi progetti di sviluppo di OpenZone, in particolare quelli di Oxy.gen – uno spazio dove imparare e interagire con tutti gli aspetti della respirazione, ispirato alla leggerezza di una bolla d’aria – e della Library, i cui 35.000 volumi intendono valorizzare e stimolare la ricerca scientifica.
La volontà della multinazionale, in sintonia con la visione immaginifica di De Lucchi, è sempre stata quella di impiegare l’architettura come strumento ideale per il trasferimento della conoscenza. Non a caso Z-LIFE – questo il nome della nuova sede della Zambon – nasce proprio all’interno di OpenZone, campus fondato su un approccio orientato all’innovazione aperta, concepito per creare ponti tra competenze, linguaggi e mondi diversi. E dove si valorizza un modo di lavorare all’insegna della condivisione senza barriere, fondamentale nel settore della salute per raggiungere i traguardi immaginati: migliorare la vita dei pazienti e la salute delle persone attraverso ambiziosi progetti fondati su innovazione e sviluppo è, infatti, la vision aziendale. Le postazioni di lavoro libere tra gli spazi interpretano gli studi progettuali fatti per favorire la socializzazione e lo scambio di idee e sapere necessari all’innovazione nel mondo del lavoro. Qui la ricerca si trasforma in impresa.
Il progetto del nuovo headquarter Z-Life ha recuperato un’ex-fabbrica di profilati in ferro nella cui struttura in cemento armato è stato inserito un volume in vetro con anima di acciaio, in totale armonia con la struttura industriale preesistente. Il vetro delle pareti a perimetro esalta le parti originarie in cemento, portatrici della storia stessa dell’edificio. Il centro del volume originario è stato invece demolito per ospitare una corte su cui affacciano gli uffici. Nel mezzo di questo spazio aperto è stata ricavata Open Lamp, una sala circolare vetrata pensata per riunioni, eventi e comunicazione aziendale, caratterizzata da una cupola collegata ai quattro lati degli uffici con passerelle pensili, diventando un percorso di collegamento esterno tra gli uffici del primo piano.
L’ingresso della nuova sede accoglie con un avancorpo vetrato e una struttura portante in metallo, binomio che lascia percepire gli interni rivestiti in larice, sia i soffitti sia le pareti. La copertura, animata da un giardino pensile piantumato con essenze mutevoli al cambiare delle stagioni, è visibile dagli edifici adiacenti ed è stata pensata come quinta facciata dell’edificio. I piani sono collegati visivamente dalle ampie aperture dei solai, che assicurano la piena vivibilità degli spazi e permettono di cogliere l'attività al loro interno. La trasparenza dell’edificio è metafora dell’innovazione aperta, in continua osmosi tra dentro e fuori.
Gli interni sono privi di divisori e tutti gli ambienti sono connessi tra loro favorendo la condivisione degli spazi e del sapere, in nome dei nuovi modi di abitare l’ufficio − improntati sul fare in modo che le persone stiano bene perché riescano a esprimere il meglio di sé e vincere sfide impensabili − e in linea con la filosofia di Earth Stations (su cui si concentra l’attività di ricerca e sperimentazione progettuale di AMDL Circle), tipologie di edifici che utilizzano il potenziale umanistico e tecnologico per realizzare condizioni ambientali ottimali e favorire le relazioni umane.
Gli interni portano un’altra firma d’eccezione, quella di CRA-Carlo Ratti Associati che ha creato un innovativo sistema di illuminazione – Sunny Inside – per offrire luce naturale agli ambienti, incorporando allo stesso tempo aree verdi a coltura idroponica. Grazie alla tecnologia LED SunLike, capace di riprodurre fedelmente lo spettro cromatico e l’intensità della luce del sole, viene replicata l’illuminazione solare in tutti gli spazi di lavoro, con l’effetto finale dell’annullamento della percezione del confine tra esterno e interno. Lo spazio di lavoro si arricchisce anche grazie alla presenza di piante, che, poste su scrivanie e nelle aree comuni, contribuiscono al benessere degli impiegati.
Allo stato attuale il campus è ancora un work in progress: mancano all’appello (sono in fase di realizzazione) due torri con spazi dedicati a laboratori di ricerca tecnologicamente avanzati e a progetti imprenditoriali per startup con idee innovative nel campo della salute. A lavori finiti, nel 2021, OpenZone coprirà una superficie di 37.000 mq arrivando a ospitare 1.200 persone.
Un’architettura che vale un investimento di 60 milioni di Euro e che rappresenta un esempio impeccabile di nuovi modi di abitare l’ufficio per favorire la socializzazione e lo scambio di idee e competenze necessarie all’innovazione nel mondo del lavoro.