Giacomo Balla e la sua Casa d’Artista
Casa Balla fu abitata fino agli anni Novanta. In seguito a restauri, apre al pubblico e fino a domenica 21 novembre è per la prima volta visitabile nell'ambito di un progetto del MAXXI, celebrativo del 150° anniversario di nascita dell'artista.
È il 1914: Giacomo Balla si trasforma in FuturBalla. È il momento di una trasfigurazione per il pittore torinese trapiantato a Roma e il nuovo pseudonimo segnala una volontà radicale di completa rivoluzione per l'artista e per l'uomo. Vende all'asta la sua intera produzione figurativa e si consacra alla nuova arte futurista. Firma il manifesto "Il vestito antineutrale" dove viene invocato un abbigliamento più colorato, asimmetrico, festoso e aggressivo. Firma anche con Depero un altro manifesto, "Ricostruzione futurista dell'universo", il quale recita: "Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente". Il senso di ogni avanguardia è fare il mondo nuovo, la rivoluzione totale di ogni aspetto della vita e l'arte come veicolo. Se cadono i confini topologici tra arte e vita, se la vita si fa opera d'arte e l'arte creazione totalizzante, illimitata, Gesamtkunstwerk, allora è necessario trasformarne ogni aspetto cominciando da abitudini, oggetti, luoghi del quotidiano. Per le avanguardie l'arte è una questione serissima che ha poco a che fare con l'evasione o l'esperienza estetica fine a sé stessa, anche quando, per i dadaisti, si identifica col gioco. La fusione avanguardista di arte e vita genera esiti diversi che arrivano al "Merzbau" di Kurt Schwitters, opera d'arte totale che finisce per proliferare e prendersi la casa, come una metastasi.
In un senso meno drammatico e perturbante, anche FuturBalla intraprende un "progetto diffuso" nella propria abitazione e, a partire dal 1929, trasforma l'appartamento di Via Oslavia a Roma, dove vive con moglie e figlie. Un banale interno borghese si riempe dei dinamismi e dei cromatismi della pittura futurista, non soltanto per quanto riguarda i quadri appesi alle pareti ma ancora di più e soprattutto nelle decorazioni parietali, nelle sedie, negli armadi, nei tavoli, nelle bottiglie, nei piatti... L'idea, parallela alle teorie di William Morris e del movimento Arts and Crafts e della Wiener Werkstatte, è di una diffusione dell'arte, che rompa con le tradizionali gerarchie e consuetudini. L'arte non può più stare solo sugli altari o nei musei: ecco perciò come la cucina o la stanza da bagno di casa Balla - così come oggetti di uso triviale, assemblati con materiali poveri - meritano uguale cura estetica.
Casa Balla è un'esplosione di colore, uno shock deliberato, una polemica contro l'estetica e l'ideologia borghese del decoro e della sobrietà. Entrare nell'appartamento allestito fino ai minimi dettagli da Giacomo Balla significa entrare in un dominio del colore e della luce, coerente con le ricerche sulla scomposizione del movimento nel tempo e con i suoi stessi manifesti. Soprattutto significa avventurarsi in un territorio seminale dove gli arredi sembrano anticipare tendenze del dopoguerra, assumendo per esempio forme e cromie quasi pop art. Anche l'idea di abitazione come silloge di spazi che formano un insieme coerente in senso tanto funzionale quanto concettuale ha vari illustri antecedenti ma si affermerà come vulgata solo qualche anno più tardi. Giacomo Balla ha conosciuto fortune critiche altalenanti, suscettibili alle oscillazioni della sensibilità diffusa nei confronti del futurismo come movimento in sé e per i legami collettivi e personali con il primo fascismo, di cui Balla fu l'artista per antonomasia. La sua produzione artistica futurista meno ideologicamente controversa vede lui e i suoi studi di dinamismi, linee, forme e velocità indiscussi capofila e vertice del movimento, in seguito alla morte di Umberto Boccioni. Tuttavia, l'incarnazione più completa delle teorie di FuturBalla potrebbe essere proprio la casa di via Oslavia, un'opera silloge fatta di tante opere e soprattutto un gesto augurale, una prima cellula della "ricostruzione futurista dell'universo".