Wave di De Castelli: il racconto di Francesca Lanzavecchia

Wave

Portrait by Davide Farabegoli
Photo by Alberto Parise

Con le sue forme essenziali e il movimento lento e sinuoso, Wave dà nuova vita al rito dell'ingresso. Il progetto reinterpreta un archetipo asiatico, la shoebench, che da complemento di servizio diventa elemento di benvenuto adatto agli interni contemporanei.

Wave in poche parole

Una micro-architettura in rame naturale che, accogliendoti all'entrata in casa, vuole suggerire una nuova ritualità dell'ingresso.

Ci raccontate il concept creativo e progettuale di Wave?

Durante il primo lockdown, quando la pandemia da COVID-19 aveva già cambiato profondamente le nostre abitudini e rituali, abbiamo pensato a un oggetto di arredo che si adattasse alle nostre mutate esigenze. Gli indumenti e gli oggetti che indossiamo e portiamo con noi quando siamo fuori casa sono i più suscettibili alla contaminazione che vogliamo evitare nelle nostre abitazioni. Wave, in rame naturale con le sue caratteristiche antibatteriche, ci accoglie per un nuovo rituale dell’ingresso e della svestizione con l'intento di trasformare queste azioni in abitudine naturale, intuitiva e piacevole.

In quest’arredo, lo studio dei materiali è venuto prima o dopo al design vero e proprio?

L’utilizzo del Rame Naturale era una prerogativa del briefing della collezione “Rame At Home” di cui Wave fa parte. Un materiale che, come evidenziano le ricerche condotte da De Castelli, preserva le sue proprietà antibatteriche. La finitura naturale che abbiamo scelto lo rende, allo stesso tempo, essenziale, prezioso e primordiale. Infine, il pattern traforato gradiente e la forma morbida e sinuosa contribuiscono ad alleggerire Wave.

Quale rapporto si è creato tra voi e De Castelli?

Prima di incontrare Albino e il suo team avevo molti preconcetti sul metallo: materiale duro, freddo e difficile da plasmare ... grazie a loro ho conosciuto le mille anime e sfumature di un materiale vivo e cangiante che, sotto le mani degli abili artigiani di De Castelli, riesce a dare infinite possibilità a noi progettisti; li devo ringraziare poiché mi hanno fatta innamorare di un materiale a cui non mi sentivo affine e ora spero che faremo molti altri progetti insieme.

Come e dove immaginate questo prodotto tra 10 anni?

L’archetipo a cui ci siamo ispirati è l'umile ed essenziale shoebench da ingresso asiatico che con Wave diviene un importante oggetto scultoreo di benvenuto. Tra 10 anni lo vorremmo all'interno di abitazioni sofisticate indipendentemente dalla localizzazione geografica. Oppure perché non immaginarlo con altre dimensioni? Potrebbe diventare un lungo bancone da bar o il banco reception/concierge di un grand hotel.

19 luglio 2021