Triennale di Architettura di Lisbona 2022, uno sguardo al futuro

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EVA studio, Haiti. Photo Etienne Pernot du Breuil. Retroactive exhibition at MAAT, Central Tejo

Dal 29 settembre al 5 dicembre 2022 la capitale portoghese ospita l’evento dedicato all’architettura, quest’anno focalizzato sul tema Terra. Una Triennale che fa il punto sullo stato dell’arte e chiama tutti all’azione, attraverso un punto di vista trasversale

Arrivata alla sua sesta edizione, la Triennale di Architettura di Lisbona abbraccia un tema che ci è sempre più caro, (la)Terra, non solo intesa come pianeta o materiale, ma come un insieme di comunità, di sistemi, di soluzioni a problemi comuni su scale differenti. Una ricerca collettiva lunga tre anni, capitanata dai chief curators Cristina Veríssimo e Diogo Burnay - nominati da José Mateus, chairman della Triennale – che hanno guidato un gruppo di curatori chiamati a sviluppare il tema.

Il programma, che durerà 14 settimane, si compone di 4 mostre principali - Retroactive, Cycles, Multiplicity e Visionaries - 15 progetti indipendenti, 3 giorni di confronto con Talk Talk Talk, 5 pubblicazioni editoriali, 3 premi e il Lifetime Achievement Award all’architetto, ricercatrice ed educatrice Marina Tabassum. Il risultato è una Triennale da scoprire, una call to action: mostre, progetti e punti di vista multidisciplinari sparsi per le variegate e bellissime location della città che cercano di raccogliere una visione d’insieme, ma soprattutto, che provano a smuovere le coscienze per immaginare un nuovo futuro.

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Retroactive exhibition at MAAT, Central Tejo, photo Sara Constança

Retroactive (Infrastructure)

Entrando nel dettaglio delle mostre, Retroactive è stata curata dallo studio messicano Taller Capital, Loreta Castro Reguera e José Pablo Ambrosi, e si trova nella suggestiva centrale termoelettrica dismessa, la Central Tejo, parte del campus per l’arte Fundação EDP. La mostra si sviluppa in 4 capitoli: Broken Cities si ispira al differente sviluppo dei centri urbani tra Global North e South (emisfero nord e sud) per presentare i problemi degli insediamenti alle periferie delle città nel sud del mondo, lontane dai servizi e dalle infrastrutture ma in continua crescita. Public Initiatives presenta dieci diverse iniziative di ONG in giro per il mondo, come il riutilizzo dell’aeroporto dismesso Tempelhof a Berlino per l’accoglienza migranti. A queste due prime selezioni si aggiungono 10 progetti che mostrano il potenziale d’intervento in questi territori frammentati ed emarginati e 5 proposte universitarie. I temi che vengono affrontati trasversalmente nelle quattro sezioni della mostra sono: migrazione, proprietà fondiaria, sovraffollamento, rifiuti, acqua, sanità, vulnerabilità geologica, violenza e mobilità.

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Cycles exhibition at Garagem Sul, Fundação Centro Cultural de Belém, photo Sara Constança

Cycles (The architects who never threw anything away)

Curata da Pamela Prado, curatrice dell’arte e Pedro Ignacio Alonso, architetto, entrambi originari del Cile, Cycles si ispira all’opera di Ilya Kabakov del 1977, The man who never threw anything away. Un caso di disturbo da accumulo in cui il protagonista raccoglie i rifiuti e li cataloga, ridefinendo quindi il loro senso: non più scarti, ma oggetti di una collezione. E se trattassimo i resti delle demolizioni e i materiali da costruzione in questo modo? La mostra, nello spazio per l’architettura Garagem Sul, Fundação Centro Cultural de Belém, raccoglie un insieme di progetti, installazioni e proposte universitarie che provano a ridefinire questi scarti. Nuovi materiali e punti di vista sviluppati tenendo conto dei costi energetici, del tempo e dei cicli di vita.

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Bookworm Pavillion, photo Sameer Chawda. Multiplicity exhibition at MNAC

Multiplicity (The problems of the margins)

Ci sono certi luoghi nel mondo dove l’architettura non è fatta dagli architetti, ma da individui o organizzazioni che sperimentano, ridefinendo il limite dell’Architettura. La mostra alla Galeria Millennium bcp, Museu Nacional de Arte Contemporânea, curata da Tau Tavengwa, dallo Zimbabwe, cofondatore della rivista Cityscapes e dall’antropologa indiana Vyjayanthi Rao, raccoglie questi processi collettivi e informali. Dai Community Fridges di Heights, Brooklyn, nati duranti la pandemia e organizzati da una rete di centinaia di volontari, al centro comunitario La Granja Transfronteriza, gestito dal collettivo Torolab a Tijuana. Da 25 anni aiuta la comunità dei migranti a Camino Verde con progetti che vanno dal cibo all’arte.

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Vionaries exhibition at Culturgest, photo Sara Constança

Visionaries

Al Culturgest – Fundação Caixa General de Depósitos, la designer e ricercatrice russa Anastassia Smirnova e lo studio di architettura SVESMI presentano le visioni di architetti, ingegneri, designer e artisti che provano o hanno provato a risolvere alcuni dei problemi contemporanei e futuri. Una mostra scenografica che corre lungo un sipario dietro il quale si nascondono le idee di progettisti quali Bruno Munari, Aristide Antonas, Ensamble Studio, MVRDV, Selgascano, per citarne alcuni. Anche qui come nelle precedenti mostre le proposte universitarie sono esposte all’interno della selezione principale.

 

Al Palácio Sinel de Cordes, è possibile vedere alcuni dei progetti indipendenti di questa Triennale di Architettura di Lisbona, mentre dal 26, 27, 28 ottobre, alla Fundação Calouste Gulbenkian si terranno le Talk Talk Talk con alcuni dei protagonisti di queste mostre: l’obiettivo è aprire un dibattito sui temi che emergono da questo evento.

 

Trienal de Arquitectura de Lisboa
29 settembre - 5 dicembre 2022
Per maggiori informazioni visitate il sito

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Independent Projects at Palácio Sinel de Cordes, photo Sara Constança