Le prossime sfide del design al SaloneSatellite Award 2023

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Tatami ReFab collection, design Honoka, ph. courtesy

Scarti come nuove risorse, prodotti che riscoprono tradizioni locali o che cercano di proporre nuovi metodi di produzione e nuove estetiche, questi sono solo alcuni dei temi che emergono dai progetti vincitori del SaloneSatellite Award

Un aspetto fondamentale nel mondo del progetto, come anche in altri settori creativi e non, è la necessità di avere sempre uno sguardo al futuro, di riuscire a sviluppare, ricercare e approfondire temi che possono proporre nuove estetiche, nuove forme, ma soprattutto visioni che diventeranno fondamentali per l’abitare del domani. Proprio per questo, il lavoro di scuole, università e studenti può diventare un interessante spunto per capire che direzione sta prendendo il design. Il SaloneSatellite, la Manifestazione del Salone dedicata ai designer under 35 che vuole facilitarne il rapporto con le imprese, è la fucina di idee perfetta per questa ricerca.

Da 24 anni il SaloneSatellite porta all’attenzione del pubblico di Salone, ma non solo, una selezione curata che mette a dialogo progettisti emergenti e università. Dal 2010 la manifestazione ha introdotto il proprio premio, il SaloneSatellite Award, che premia i tre migliori progetti presentati, accompagnati da altrettante menzioni d’onore, valutati da una Giuria internazionale guidata da Paola Antonelli, una dei Senior Curator del MoMA, NY – quest’anno accompagnata dal critico Beppe Finessi, il Presidente di Gessi Gianluca Gessi, il Presidente di Kartell Claudio Luti, Roberta Silva CEO Flos, i designer Francesco Librizzi (Art Director di FontanaArte) e Steven Ma (studio Xuberance), Anna Moldenhauer direttrice di Stylepark, Francesca Gugliotta, giornalista e Marilena Sobacchi, Ufficio stampa Italia del Salone del Mobile. Vediamo quindi quali sono i temi principali che emergono dai progetti vincitori della manifestazione.

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Triplex Stool, design Studio RYTE, ph. courtesy

Tatami ReFab di Honoka

Honoka, laboratorio di progettazione composto da product designer giapponesi volontari, vince il primo premio con Tatami ReFab, una collezione che riscopre una tradizione che sta scomparendo: il tatami, infatti, è una stuoia usata nelle stanze tradizionali giapponesi come pavimento e ormai sostituita dalle soluzioni moderne occidentali. Il laboratorio ha utilizzato un materiale composto da un mix di resina biodegradabile e dall’erba Igusa, diffusa in Giappone e utilizzata per i tatami, per riprendere questa tradizione nella vita moderna. Grazie alla grande stampante 3D di ExtraBold, Honoka ha progettato una serie di arredi in “resina tatami” che sembrano lavorati a maglia. Il laboratorio non ha solo riscoperto una tradizione ma l’ha ricontestualizzata per la vita di tutti i giorni con un nuovo materiale e una tecnologia moderna che ne rivisita l’estetica. 

Triplex Stool di Studio RYTE

Lo studio di Hong Kong fondato da Dennis Cheung opera tra il design dello spazio e del prodotto e ha vinto il secondo premio del SaloneSatellite Award grazie a Triplex Stool, uno sgabello che vuole spingere i limiti del prodotto, non solo per struttura e peso ma anche assemblaggio e ciclo di vita. Progettata con un modulo curvo super leggero in fibra di lino biodegradabile – uno dei materiali cellulosici naturali più resistenti possibili – la seduta risulta semplice da assemblare e molto resistente. La struttura, composta da tre moduli, è ideale per la spedizione e lo stoccaggio del prodotto. Non si tratta di un semplice sgabello ma della rivisitazione di un archetipo in chiave moderna.

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Ku do azò, design Ahokpe + Chatelin, ph. Lucas Denuwelaere

Ku do azò di Ahokpe + Chatelin (Belgium is Design)

Ahokpe + Chatelin è uno studio di ricerca e produzione tessile con sede a Bruxelles fondato da Estelle Chatelin e Georges Ahokpe. Attraverso la propria pratica, il duo apre un dialogo tra il Benin e il Belgio e si interroga sulle pratiche della tessitura per uso domestico sperimentando per creare “mobili tessili”. Lo studio ha vinto il terzo premio con l’amaca Ku do azò, un letto sospeso ideato e intessuto in Benin per gli ambienti interni europei. La forma del prodotto è il risultato dell'assemblaggio di strette strisce di tessitura, la cui trama è realizzata con il filato scucito dei maglioni dismessi che finiscono sui mercati africani - ogni pezzo è unico nella sua combinazione di colori. Il prodotto, oltre a rivalorizzare uno scarto, esprime l’incontro tra tradizione e manifattura, abbattendo i confini geografici. L'amaca è disponibile anche in versione outdoor, in questo caso il polipropilene che compone il tessuto è ricavato da bobine di scarto provenienti da aziende tessili belghe.

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Junki, design Joaquin Ivan Sansone, ph. courtesy

Junki di Joaquin Ivan Sansone

Funzionalità e materialità sono il focus del lavoro di Joaquin Ivan Sansone: il designer sperimenta con gli scarti dei processi produttivi per comprenderne le caratteristiche e utilizzarli come una nuova risorsa. Un esempio è Junki, che ha ricevuto una delle tre Menzioni Speciali del SaloneSatellite Award: si tratta di uno sgabello che sfrutta l’assemblaggio per dare forza strutturale al giunco, una pianta palustre raccolta vicino alle zone fluviali argentine, in cui viene utilizzato per creare oggetti di artigianato locale. Grazie alla semplice fibbia in metallo, il designer è riuscito a creare un prodotto replicabile con un’estetica gradevole, che esplora una soluzione ibrida tra naturale e artificiale, ma soprattutto che dà un nuovo significato al materiale di scarto. 

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Primitive Structure, design Weonrhee, ph. courtesy

Primitive Structure di Weonrhee

Il designer, a cui è stata assegnata una delle tre Menzioni Speciali, si è focalizzato sul PSL o Parallam, un materiale ottenuto incollando e pressando piallacci di legno disposti in parallelo, usato di solito per telai strutturali per l’architettura. Primitive Structure prende ispirazione dalla texture naturale (quasi primitiva) del materiale, che ricorda le nervature di una foglia o il manto di una tigre, e dal suo utilizzo per darne una nuova interpretazione: il design del tavolo e dello sgabello sono stati pensati per ricordare un’altra forma primitiva, quella del dolmen e del muschio che ne colora la superficie. Ultimo aspetto, ma non meno importante, una caratteristica del processo di fabbricazione del Parallam è la presenza di fori che il designer ha voluto riempire riciclando il legno ottenuto dai piccoli scarti delle lavorazioni.