La storia (recente) del Made in Italy raccontata attraverso 20 sedie

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Gaetano Pesce, sedia 543 Broadway, produzione Bernini, 1993

Aldo Rossi, Enzo Mari, Vico Magistretti, Gaetano Pesce… ogni architetto e designer che si rispetti si è confrontato con la progettazione di una sedia. Ne abbiamo selezionato alcune tra le più iconiche e conosciute.

Progettare una sedia è da sempre considerata la sfida più ardua e interessante per un designer, perché è l’arredo che più di ogni altro rispecchia il binomio tra funzione ed estetica. È un oggetto dall’utilizzo basilare – fornire un posto a sedere – ma che nella sua semplicità dà grande libertà di espressione a chi la progetta, raccontando gli ideali e l’approccio del designer. Inoltre, la sedia è una tipologia complessa, che presenta diversi sottogruppi e variazioni: le sedie impilabili, le sedie pieghevoli, le sedie imbottite, le sedie con braccioli, le sedie da ufficio…

Realizzare una selezione coerente delle sedie più iconiche è complicato, data la vastità della scelta. Per questa lista di 20 sedie abbiamo quindi utilizzato dei criteri molto stringenti, limitando molto il campo di azione: abbiamo optato solo per sedie progettate dal 1945 in poi, da designer italiani per aziende italiane.

Per dare un esempio dell’immensa varietà di sedie a cui dobbiamo rinunciare, potremmo parlare di Kartell e dei numerosi best seller disegnati da Philippe Starck. Per raccontare il percorso virtuoso dell’azienda milanese abbiamo invece scelto una sedia di Joe Colombo: la Sedia 4867 Universale di Kartell è stata la prima sedia industriale prodotta in polipropilene e stampata ad iniezione con l’utilizzo di un unico stampo. Un'ottima alternativa.

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Joe Colombo, sedia 4867 Universale, produzione Kartell, 1970

Non ci vuole molto a fare una vasta selezione di sedie iconiche progettate da Vico Magistretti. Nonostante ne abbiamo inserito due nella lista (Gaudì e Silver), abbiamo dovuto escluderne altre di eccellenti (una su tutte la sedia Carimate). La sedia Silver, prodotta da De Padova, è ispirata alla mitica n.14 di Thonet, quella “sedia in paglia di Vienna” che è tra le più vendute al mondo e che tutt’oggi campeggia in numerosi locali pubblici.

Non poteva mancare nella nostra selezione la sedia 683 di Carlo De Carli, che è stata premiata con il Compasso d’Oro nel 1954, il primo della storia. Non potevamo non includere la Superleggera di Gio Ponti, che venne selezionata per la premiazione del IV Compasso d’Oro, nel 1957, ma non vinse il premio. Nonostante ciò, la Superleggera è un mito vivente.

La nostra raccolta include progetti iconici e sperimentali, come la sedia First di Michele De Lucchi, che rappresenta l’estetica e la filosofia del Gruppo Memphis. La Singer di Bruno Munari è una sedia per visite brevissime, con una seduta a 45° che suggerisce all’ospite di non fermarsi troppo. La 543 Broadway di Gaetano Pesce è una sedia rivoluzionaria, con piedini a molla che consentono di dondolarsi dolcemente avanti e indietro.

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Michele De Lucchi, sedia First, produzione Memphis, 1983

Secondo voi di Enzo Mari cosa abbiamo scelto? La sedia Box, la Mariolina, la Delfina, la Tonietta o la Sedia 1 (Autocostruzione)?

Tra le 20 sedie selezionate ne troviamo diverse di pieghevoli, come la Tric di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, una sedia in legno dinamica e flessibile, pratica e robusta. Facilissima da aprire, chiudere e riporre. Con la sedia Plia, prodotta da Anonima Castelli, Giancarlo Piretti rivisita la classica pieghevole in legno, utilizzando però un telaio di alluminio lucido e una seduta trasparente in perspex sagomato. Anche Marco Zanuso nel 1978 decide di nobilitare la sieda pieghevole, e con la Celestina personalizza un oggetto familiare attraverso materiali preziosi e dettagli raffinati. Gae Aulenti parte un altro classico come la “poltrona da regista”, normalmente proposta dal mercato in versione povera, e con la sedia April propone un oggetto che unisce stile e funzionalità.

Cosa altro manca… scopriamo che, anche mettendo dei paletti davvero limitanti, la selezione di sedie Made in Italy è varia e i criteri di scelta non possono che essere soggettivi. La cultura del design italiano è anche questo: avere degli arredi a cui siamo affezionati, che associamo ad amici e parenti, o a un luogo in particolare. Il design che ci piace è in mezzo a noi e lo fa senza ostentazione.

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Vico Magistretti, sedia Silver, produzione De Padova, 1989

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Carlo De Carli, sedia 683, produzione Cassina, 1954

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Gio Ponti, sedia 699 – Superleggera, produzione Cassina, 1957

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Bruno Munari, sedia Singer, produzione Zanotta, 1945

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Giancarlo Piretti, sedia Plia, produzione Castelli, 1967

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Gae Aulenti, sedia April, produzione Zanotta, 1964

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Marco Zanuso, sedia Celestina, produzione Zanotta, 1978

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