Il futuro del divano all’italiana

Gebrüder Thonet Vienna

Suzenne Sofa di Chiara Andreatti per Gebrüder Thonet Vienna

C'è spazio oltre ai maestri: 5 designer under 45 si confrontano con il principe del salotto. Un pezzo che ha fatto la storia del Made in Italy e delle sue aziende, e che continua a segnare il passo del settore

«1) divano bello ed edonistico allo sguardo 2) piuttosto comodo 3) che sembri accogliente 4) che sia costoso 5) che sia di rappresentanza 6) firmato da una star 7) lievemente innovativo 8) tecnicamente avanzato 9) virtuosamente ecologico 10) con stoffe o pelli meravigliose». È il canone del divano di design all’italiana secondo Alessandro Mendini (1931-2019), lasciato ai posteri nelle sue lezioni di Design Anatomy pubblicate per Abitare nel 2009. Un modello nato e cresciuto grazie alle aziende che attorno al pezzo principe del salotto hanno scritto la storia del Made in Italy. Contribuendo a lanciare un gruppo di progettisti che oggi chiamiamo maestri. Ma nel divano all’italiana c’è spazio, oggi, dopo di loro? La risposta è: sì, si comincia a guardare anche oltre. Lo dimostrano una serie di progetti presentati da designer che per ragioni soprattutto anagrafiche, ma non solo, rappresentano qualcosa di nuovo.

Federica Biasi

Federica Biasi

Federica Biasi

Federica Biasi (1989) ha disegnato per Gallotti e Radice il divanetto Sophie Sofa (2019), dalle generose proporzioni contenute dalla struttura, evoluzione della poltrona omonima esposta nel 2018 a Maison & Objet, nell’edizione parigina che vide la designer premiata tra i Rising Talents italiani: «Volevo mostrare un prodotto nuovo – ricorda – ma non avevo nessuna azienda alle spalle: ho portato la poltrona Sophie, un’autoproduzione, che poi Gallotti e Radice mi ha chiesto di industrializzare. Ne è nata una versione più sobria e poi il divanetto, che più mi rappresenta: forme morbide, finiture eleganti, naturali, un pezzo che può entrare nel living quotidiano». Sophie ha un rivestimento in tessuto bouclé arancione e una struttura in metallo da 25 mm con finitura galvanica. Non è l’unico imbottito con cui si è confrontata la designer milanese: sempre per Gallotti e Radice ha firmato la poltroncina Livre (2020), per Manerba il sistema di divani divisori Kokoro (2020), per Novamobili il divano componibile Noa. «Sono tutti prodotti dalle forme semplici, eleganti, senza tempo, che tendono alla classicità pur incamerando le forme della contemporaneità, più organiche e voluminose», racconta lei: «Non mi interessa un segno dirompente, quello che rende nuovo un prodotto è il dettaglio».

Sophie Sofa, Gallotti e Radice

Sophie Sofa di Federica Biasi per Gallotti e Radice

Federico Peri

Federico Peri

Federico Peri

In quel gennaio 2018, tra i Rising Talents di Maison & Objet, c’era anche Federico Peri (1983). Per Baxter ha disegnato il divano Belt (2019), rivestito in pelle Kashmir Vin, con struttura in metallo verniciato bronzo patinato, cintura posteriore con parte centrale rivestita in pelle Polish Grape e terminali in ottone satinato. È un pezzo anch’esso dalle forme abbondanti “trattenute” da un elemento formale distintivo: la cintura «che lega idealmente tutta la struttura», puntualizza Peri: «L’intenzione progettuale è stata quella di ideare una seduta comoda sia dal punto di vista formale che visivo». Per un’ispirazione che travalica i confini delle discipline – anche questo un indizio di contemporaneità – e guarda alla moda.

Belt, Baxter

Belt di Federico Peri per Baxter

David Lopez Quincoces