Habitat spaziali: armadi e contenitori per riporre oggetti senza gravità

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Space4InspirAction with Foscarini. 4th edition 2020, Scuola del Design, Politecnico di Milano

Un viaggio nello spazio tra fantascienza, tecnologia e stile, in cui il contributo del design diventa strategico e fondamentale per la qualità della vita

Gli interni della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) non hanno nulla a che vedere con gli scenari proposti dai film di fantascienza fortemente connotati da un design iconico che ha fatto la storia della space age: pensiamo a 2001 Odissea nello spazio di Kubrick e subito ci vengono in mente le poltrone rosse Djinn di Mourgue, o i tavolini bianchi di Saarinen, ed entriamo in un futuro asettico e perfetto in cui le proporzioni degli oggetti e le prospettive degli ambienti disegnano estetiche che coniugano tecnologia e bellezza.

Il contrasto invece con l’ambiente reale, confinato e a gravità ridotta, che vivono quotidianamente gli astronauti a bordo della ISS, è impietoso: non esistono direzioni e, non c’è un alto e un basso, e le pareti sono ricoperte dai racks, i contenitori che contengono le attrezzature per la manutenzione della stazione, gli esperimenti scientifici, gli utensili per la preparazione, il consumo e la conservazione del cibo, il modulo per l’igiene personale, e anche la cabina con il sacco notte, in cui si devono legare stretti per poter dormire.

Questi racks sono a loro volta coperti da scritte, cavi, oggetti, computer portatili e i restraints, i mancorrenti che aiutano gli astronauti ad ancorarsi. Se a tutto questo aggiungiamo che le dimensioni dei moduli abitabili sono di circa due metri di larghezza per 5 di lunghezza, e che gli oggetti, se non fissati, iniziano a galleggiare in giro riempiendo ogni spazio vuoto, ci rendiamo conto che la percezione degli ambienti è di estremo caos e disordine, aggravata da un rumore costante di fondo dato dall’aria condizionata.

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Djinn chair, design Mourgue, 2001: A Space Odyssey

Per tutte queste ragioni il design è centrale nel processo di progettazione spaziale, per garantire la qualità degli ambienti a scienziati, astronauti e - in un prossimo futuro - di turisti spaziali del settore privato. La fantascienza può essere di grande ispirazione per immaginare questi progetti, e diverse volte è successo che scrittori e registi si siano avvicinati a visioni di futuri che in alcuni casi si sono realizzati - la tavoletta simile a un ipad di 2001 Odissea nello Spazio (del 1969) ne è un ottimo esempio. 

Oggi stiamo forse vivendo una seconda space age in cui gli astronauti di SpaceX indossano divise bianche e nere dal design ultramoderno e sembrano personaggi di Guerre Stellari. E per il design si apre un’altra avanguardia possibile, quella di progettare ambienti sensoriali trovando soluzioni innovative di habitat extra-terrestri, incrociando know-how e ricerca, ma anche benessere e sostenibilità.

Nei nostri progetti di architetture spaziali cerchiamo di andare oltre gli aspetti funzionali e considerare anche quelli fisiologici ed emozionali, che hanno una grande influenza sui comportamenti umani. Per esempio, nell’ultimo concept per una nuova stazione spaziale che ci ha commissionato Thales Alenia Space, e che per la prima volta introduce la necessità di dedicare un intero modulo abitabile per le attività di entertainment dell’equipaggio, abbiamo lavorato molto sulla qualità della luce, che deve essere in grado di equilibrare i ritmi circadiani alterati dalla mancanza di stimoli naturali, ma anche sull’uso della luce per creare aree e atmosfere diverse nello stesso ambiente a seconda delle attività.

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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Un altro esempio di design sensoriale è l’attenzione ai materiali che rivestono gli interni dei moduli abitabili, con caratteristiche visive e tattili per rendere l’ambiente accogliente e meno asettico e le attività dell’equipaggio più confortevoli e piacevoli; anche la qualità dell’aria è importante, l’acustica e la riduzione dei rumori di fondo, e nello spazio c’è tantissimo lavoro da fare per migliorare questi aspetti.

La nuova stazione spaziale progettata per Thales Alenia Space è un esempio del contributo strategico del design nella progettazione per lo spazio che agisce in modo dirompente facendo da ponte tra scienza, tecnologia e bellezza grazie alla capacità di prevedere nuovi comportamenti, gesti e scenari in condizioni sconosciute e mai sperimentate prima dall'essere umano.

Un aspetto interessante riguarda la ri-progettazione dei racks, gli armadi-contenitori spaziali in cui abbiamo cercato di coniugare insieme agli aspetti ergonomici, anche il comfort e l'efficienza dell'equipaggio in condizioni di microgravità ottimizzando l'usabilità dello spazio e agendo su soluzioni riconfigurabili in grado di garantire flessibilità e leggerezza.

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Tube Chair, Joe Colombo

Il modulo ricreativo/abitabile è caratterizzato da uno stile dichiaratamente Made in Italy che ci è stato espressamente chiesto, perché anche nello spazio il nostro paese è considerato sinonimo di bellezza e qualità. Per noi è stato naturale rivolgere lo sguardo indietro agli anni Sessanta, al design italiano di quegli anni che è stato capace di imporsi in modo rivoluzionario, non solo per lo stile, ma anche per le innovazioni tecnologiche, quando, per esempio la plastica ha permesso di creare nuove forme morbide e organiche prima impossibili da realizzare, consentendo di creare oggetti economici, leggeri ed adattabili.

Nel modulo entertainment che abbiamo progettato, abbiamo immaginato diverse attività che gli astronauti possono svolgere al loro interno i: lavorare, rilassarsi, leggere, suonare e ascoltare musica, riposare, guardare fuori dalle finestre, organizzare riunioni e pranzi collettivi.

Considerando però che all’interno del modulo lo spazio è totalmente aperto (così come negli altri, per motivi di sicurezza) abbiamo previsto una soluzione mobile: un divisorio pieghevole in tessuto pieghevole che può creare armadi temporanei o camere per il relax, che possono venire completate da una chaise longue pieghevole da ancorare alla struttura del modulo. Su queste sedute, in più, sono previsti restraints flessibili in velcro per mantenere la postura del corpo, così come avviene lungo tutte le superfici morbide dei rivestimenti interni del modulo per consentire all'equipaggio di muoversi o mantenendo di volta in volta la posizione desiderata.

Queste chaise longue sono composte da volumi cilindrici che sfruttano lo spazio interno e diventano anche contenitori e scaffali rimovibili in cui stivare attrezzature e strumenti scientifici. Il riferimento è la fantascientifica Tube chair di Joe Colombo oggetto salva spazio per eccellenza.

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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A+B Space Station, image courtesy (a+b) studio

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