Dal 26 al 28 novembre, con "Red in progress. Salone del Mobile.Milano meets Riyadh", il Salone accenderà di rosso il King Abdullah Financial District di Riyadh con un’installazione curata dallo studio d’architettura Giò Forma, un intenso programma culturale e una piattaforma B2B, punto di incontro tra Made in Italy ed ecosistema del progetto saudita
Architettura ostile: problema o soluzione?

Gli spuntoni sono pensati per evitare l’accampamento degli homeless sotto il viadotto urbano (Guangzhou, Cina) - Ph. China Hush
L’architettura ostile è una strategia di progettazione urbanistica mirata a impedire comportamenti ritenuti spiacevoli, inadeguati o pericolosi. Ma l’effetto collaterale è quello di compromettere la vitalità della vita urbana
C’erano una volta gli ideali sociali dell’architettura: una disciplina il cui obiettivo è definire il contesto fisico in cui viviamo e che è può favorire lo stare insieme. Le discipline progettuali non solo possono garantire a tutte e tutti delle condizioni di vita dignitose, ma devono anche ambire a una bellezza accessibile e condivisa. Un esempio tra i più alti di come l’attenzione di architetti (e committenti) può rivolgersi a tutta la comunità – e non solo a pochi abbienti – sono le “panche di via”: elementi in muratura e pietra che fornivano delle sedute pubbliche, collocate ai piedi delle facciate, principali o secondarie, di palazzi storici. Sono dotati di questi arredi pubblici i principali palazzi rinascimentali di Firenze come Palazzo Medici-Riccardi e Palazzo Strozzi.
Cos’è l’architettura ostile
Fast forward agli anni 2000 e assistiamo alla diffusione di un’architettura le cui finalità sembrano essere opposte rispetto a quelle appena delineate, e il cui obiettivo è rendere inaccessibile, inospitale, ostile un determinato luogo pubblico. Il nome di questa tendenza architettonica è “architettura ostile”, “architettura difensiva”, o ancora “unpleasant design”. Si tratta di tutta una serie di escamotage architettonici – oggetti, arredi, accessori o dettagli – pensati per disincentivare alcuni comportamenti da parte della popolazione, e in particolare alcune categorie meno abbienti – specialmente gli homeless. Borchie e spuntoni, dissuasori e divisori, ma anche suoni e luci disturbanti: l’architettura ostile si insinua in ambienti costruiti esistenti e ne modifica la connotazione.
L’arredo più diffuso “di unpleasent design”
La tipologia d’arredo più diffuso di architettura ostile sono le panchine: ne troviamo con bracci metallici nel mezzo, dalle sedute inclinate o tondeggianti (non piane) o addirittura senza seduta, permettendo solo un precario appoggio agli utenti. Uno dei progetti di architettura ostile più noti e discussi è la Camden Bench, una panchina realizzata nel 2012 dall’azienda Factory Furniture e diffusamente utilizzata per arredare le strade di Londra. La sua forma e il modo in cui è pensata riassumano molti dei principi cardine dell’unpleasent design: le diverse inclinazioni dei piani di appoggio permettono di sedersi in vari modi, ma non permette di sdraiarsi perché piena di spigoli. Inoltre, la forma dei bordi è pensata per sfavorire lo scivolamento con gli skateboard, mentre una speciale vernice rende l’oggetto in cemento anti-graffiti.
Ostilità effimera
L’architettura ostile può anche essere immateriale, sperimentando alcune tattiche effimere per scoraggiare lo stazionamento o il raggruppamento di persone in un luogo preciso. A Portland, in Oregon, si utilizza la musica: “con tutti i tagli ai finanziamenti che hanno colpito le orchestre durante la recente recessione, c’è ancora un aspetto della musica classica che le amministrazioni locali trovano prezioso: l’infallibile capacità della musica di disperdere gli adolescenti che frequentano gli spazi pubblici,” scrive il giornalista David Ng sul Los Angeles Times.
A Cardiff, alcuni esercizi commerciali hanno invece sperimentato generatori di suoni ad alta frequenza – ronzii simili a quelli delle zanzare, da qui il nome Mosquito – per scoraggiare lo stazionamento degli spacciatori vicino al loro ingresso. Sempre nel Regno Unito, più precisamente a Mansfield, vicino Sheffield, alcuni quartieri residenziali sono stati dotati di sistemi di illuminazione rosa. “Le luci hanno lo scopo di creare un’atmosfera rilassante, ma evidenziano anche le macchie sulla pelle,” portando a “un calo dei comportamenti antisociali,” si legge su BBC News.
Iniziative per città più inclusive
In opposizione al fenomeno dell’architettura ostile negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative a favore di spazi pubblici più accoglienti. Una di queste è la piattaforma Hostile Design, un sito web nato “per fornire una piattaforma di sensibilizzazione sul design ostile, per dare la possibilità di segnalare e condannare chi ne è coinvolto e per creare un archivio vivente del design ostile in tutto il mondo. In definitiva, l'idea è che attraverso la consapevolezza possiamo dissolvere i pregiudizi, influenzare gli urbanisti e i consigli comunali e creare spazi pubblici più inclusivi e accoglienti per tutti.”
Questo portale, insieme a tante azioni artistiche e progettuali ci invitano innanzitutto a guardare la città con occhi diversi, a porre attenzione e a vivere lo spazio pubblico e, soprattutto a mettere in discussione il modo in cui sono fatte le nostre città.