Arabia Saudita, terra di nuovi equilibri

Testo di
EK Mansion 05, UNICA Architects

Progetto EK Mansion 05 di UNICA Architects

L'Arabia Saudita è il più grande mercato FF&E (Furniture, Fixture and Equipment) della regione MENA (Middle Est and North Africa). Nel 2024 ha raggiunto un valore pari a 7,2 miliardi di dollari, alimentato dalla diversificazione economica, dalla rapida espansione demografica e dalle riforme del programma strategico Saudi Vision 2030. 

Ma cosa significa progettare in un territorio in cui le condizioni climatiche sono spesso estreme? L’ho chiesto a tre studi di architettura e design che da anni ormai lavorano in territori come questo, cogliendone sfide ed opportunità.

Per ETEREO, studio di interior e design fondato a Dubai nel 2017 da Stefania Digregorio e Mirko Sala Tenna, con sede negli Emirati Arabi Uniti e una seconda divisione aziendale a Milano, progettare in un contesto come quello del Golfo significa confrontarsi ogni giorno con la luce e con il calore, elementi che qui diventano parte integrante del linguaggio architettonico. “La gestione del sole non è soltanto una questione tecnica, ma un gesto culturale e simbolico. Creare zone d’ombra è essenziale affinché la luce non colpisca direttamente gli interni, mantenendo comfort e armonia visiva. In questo senso, la mashrabya è una grande fonte di ispirazione: elemento tradizionale della cultura araba che filtra la luce, crea privacy e dona ritmo alle facciate. Reinterpretarla in chiave contemporanea ci consente di preservare l’anima del luogo e, allo stesso tempo, di esprimere un’estetica attuale e senza tempo”.  

Per ETEREO un altro aspetto centrale è l’integrazione tra indoor e outdoor, in quanto la particolarità del territorio permette un contatto costante con la natura e, anche nei mesi più caldi, gli spazi esterni diventano parte dell’esperienza domestica grazie a un continuo dialogo visivo. “In Villa Imperiale, ad esempio, abbiamo lavorato per mantenere una continuità fluida tra interno e paesaggio, in modo che la presenza del verde resti sempre percepibile anche quando non è possibile vivere all’aperto. Lo stesso approccio ha guidato il progetto del Ghaf Majlis, situato nel cuore del deserto degli Emirati Arabi Uniti. In un contesto dove il sole e il calore dominano, la sfida è stata creare un rifugio capace di offrire ombra e comfort, pur restando in dialogo con il paesaggio naturale. L’edificio è orientato per preservare gli alberi di Ghaf presenti sul sito e sfruttarne la disposizione per regolare luce e ombra. Le sporgenze architettoniche e i patii generano zone d’ombra e ventilazione naturale, mentre le superfici materiche, in contrasto con la sabbia chiara del deserto, attenuano l’intensità della luce e amplificano la percezione di freschezza. Il risultato è un’architettura che interpreta le regole del clima desertico con equilibrio e sensibilità, trasformando un ambiente estremo in un’esperienza di quiete e armonia”.  

Ma quali sono le principali sfide e opportunità che un mercato internazionale offre? In primis per ETEREO è importante poter collaborare con clienti e professionisti provenienti da tutto il mondo. “Ogni progetto diventa un dialogo tra visioni e sensibilità differenti, un esercizio di equilibrio tra estetiche globali e identità locale. La principale sfida è invece la velocità: qui tutto si muove con un ritmo altissimo. I progetti evolvono rapidamente, le decisioni devono essere immediate e la capacità di adattamento è fondamentale. Ma questa stessa dinamicità è ciò che rende il contesto così vitale. Ti spinge a pensare in modo agile, a trovare soluzioni innovative in tempi ridotti. È un terreno fertile per la sperimentazione, dove si può esplorare e reinventare continuamente il modo di fare architettura”.  

Il vero valore di questo mercato sembra dunque consistere in un costante equilibrio tra dentro e fuori, locale e globale, innovazione e tradizione, con l’obiettivo di creare una visione che sia unica nella forma, nel contenuto e nell’esperienza.

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Ghaf Majlis, ETEREO

Progetto Ghaf Majlis di ETEREO

Questa visione è ampiamente condivisa da UNICA Architects, studio multidisciplinare con sede a Dubai che esplora l’abitare come un’esperienza sensibile, personale e trasformativa, e che si pone in ascolto di un territorio dove la natura impone la sua presenza con forza. “In un mondo saturo di stimoli, il vero privilegio è abitare luoghi che restituiscono verità, luce e tempo. In questo senso, la sfida è anche una grande opportunità: tradurre questa nuova sensibilità in un linguaggio architettonico contemporaneo, capace di unire la cultura locale, con la sua relazione ancestrale con il clima, con la sabbia e con la soglia, a una visione internazionale più consapevole e spirituale. Crediamo profondamente in questo modo di concepire gli spazi che abitiamo e siamo convinti che in futuro il mercato cercherà più autenticità e meno forma e stile”.

L’obiettivo di UNICA è dunque quello di creare un design capace di emozionare, che si muove con chi lo abita e che offra, anche nel suo silenzio, un’esperienza di equilibrio e benessere. “Questa è forse la sfida più grande: comunicare questo messaggio e far comprendere che una casa non è forma, ma prima di tutto esperienza”. Del resto partono dal principio che “viviamo un momento di trasformazione radicale. Il concetto di lusso sta cambiando natura: non è più esibizione, ma presenza”.

In contesti paesaggistici come questi, l’altra sfida consiste poi nel saper comprendere elementi quali il calore, la sabbia e la luce, senza considerarli ostacoli bensì quali materia di base per nuovi progetti. “Ogni scelta tecnica, dai materiali che respirano con il clima alla composizione degli spazi, diventa parte di un equilibrio più ampio, dove comfort, durata e bellezza coincidono. L’ombra, il vento, la massa termica e il ritmo delle aperture non sono dettagli funzionali ma gesti culturali, profondamente legati alla memoria di questi luoghi e alle loro architetture. In questo senso, l’innovazione non è mai contrapposta alla tradizione, ma rappresenta la sua evoluzione naturale. L’obiettivo è creare un’architettura viva, capace di reagire e restituire. Anche negli interni, la tecnologia è discreta, quasi invisibile, integrata in modo che l’esperienza resti pura, fluida ed essenziale. Non si tratta di sfidare il clima ma di coesistere con esso, trasformando la durezza in quiete e l’adattamento in linguaggio”.

Desert Retreat, UNICA Architects

Progetto Desert Retreat di UNICA Architects

Infine per STUDIO MANDA, studio di design multidisciplinare con sede a Beirut, specializzato nella creazione di pezzi d’arte funzionale su misura e senza tempo, progetti di interior design e opere su commissione, “progettare in Arabia Saudita significa abbracciare il dialogo tra natura e innovazione. Il clima estremo plasma il nostro modo di pensare a materiali, forme e funzioni, sfidandoci a trovare nuovi modi per adattarci. Il paesaggio desertico, la luce e le texture ci ispirano a creare pezzi che siano al tempo stesso radicati nel luogo e attenti alla sostenibilità”. Anche per loro una delle sfide principali consiste nel creare un nuovo equilibrio, bilanciando "tradizione e modernità, comprendendo le sfumature culturali e le aspettative del mercato locale pur mantenendo una prospettiva internazionale. L'opportunità risiede proprio in questa intersezione: unire artigianato e design contemporaneo per creare pezzi che abbiano un impatto globale ma che rimangano legati alle loro origini”.

14 novembre 2025
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