All’ADI Design Museum, una mostra dedicata al progetto della stanza da bagno
Si intitola “Il Bagno. Culto e Cultura” ed esplora i 50 anni di storia della stanza più sovversiva della casa. Tra lifestyle, innovazione e ricerca. Dal 6 al 20 novembre
“Ho avuto sette presidenti e altrettanti direttori generali: la mia, come si suol dire, è stata un’esperienza a lunga gittata”, confessa Oscar G. Colli, storico direttore de Il Bagno Oggi e Domani. Raggiunto al telefono a pochi giorni dall’inaugurazione de ‘Il Bagno. Culto e cultura’, la mostra dedicata ai cinquant’anni di storia del magazine italiano (al 6 al 20 novembre, ADI Design Museum), l’evento è un’occasione ghiotta per capire non solo come si è trasformata nel tempo questa stanza della casa, ma soprattutto come si traghetta per cinque decadi una rivista ‘specializzata’ nel mare in tempesta che è il sistema editoriale italiano. Parliamone.
La mostra al piano-meno-uno dell’ADI Design Museum racconta in 50 copertine come è cambiato l’ambiente bagno: da spazio di servizio, a luogo da abitare, a laboratorio domestico di sperimentazione. Il logo del cinquantesimo anniversario disegnato da Odo Fioravanti Studio ferma l’excursus temporale: "È pensato come un ideogramma che da una parte restituisce un senso di liquidità (rappresentata dallo zero che si espande a partire dal cinque) e dall’altra il passaggio del tempo (con i numeri non allineati, ma disposti un po' in prospettiva): un modo di alludere a un prima e a un dopo”, spiega il designer. “Il mondo dell'acqua e un senso di prospettiva storica sono gli elementi attraverso i quali celebrare il tempo passato e dinamicamente continuare nel futuro”.
Oscar G. Colli, l’uomo dal fiore all’occhiello e la mano in tasca che conosco da quel 1973, anno in cui fresco di stampa uscì il primo sedicesimo della pubblicazione, prima di lasciare la parola a Mandrini, riprende la conversazione con le punteggiature che gli appartengono: “Quello del direttore è un mestiere che non mi dispiace. Ma sono un professionista della relazione ed è per la mia curiosità (ndr capacità di sollecitare il dialogo) che Paolo Sonnino, editore e fondatore di PEG Editrice insieme a Roberto Sonnino e Mirco Polacco, mi rubò al mondo dello sci nautico”, un aneddoto che svela un preciso modo di agire nel mondo editoriale. “Per fare una rivista che non esiste bisogna avere molta passione, coltivare una visione creativa laterale e saper costruire una squadra di valore”. Appuntiamo il consiglio.
Partner in crime di racconto e progetto, Cristina Mandrini, dal 2013 Responsabile Editoriale della pubblicazione, oggi alla guida della testata di DBInformation. “Il Bagno Oggi e Domani è tra i mensili che per primo nel panorama italiano degli specializzati ha costruito legami con università e mondi accademici, interlocutori che non ha mai perso”, puntualizza la responsabile, “lo dimostra il lavoro che gli studenti di Ied insieme a Giorgio Grandi raccontano in mostra e nel primo capito del libro-catalogo: l’impatto nella dimensione pubblica e privata della cultura genderless”, disruptive. Non solo: “Ha saputo promuovere il buon design italiano all’estero”, regno incontrastato, negli anni Novanta, di gruppi americani, giapponesi e tedeschi, “ce lo dicono i 27 testi curatoriali raccolti nel secondo capitolo”, firmati tra gli altri da Maria Porro e Luciano Galimberti, Francesco Zurlo e Diego Grandi, Maria Grazia Gamberoni e Federica Sala. “E ha sostenuto le neonate ‘start up’ degli anni Ottanta, fiori all’occhiello della rigogliosa Penisola del Made in Italy”, come dimostra il coinvolgimento dei partner che si raccontano nel terzo capito. “Alle 52 aziende che ci sostengono abbiamo chiesto di individuare ciascuno la parola che meglio descrive la propria mission. Ne sono uscite di molto interessanti: ‘meraviglia’ per Nobili Rubinetterie, ‘vita’ per Ponte Giulio e ‘pensiero circolare’ per Grohe”, il risultato finale è un piccolo ma moderno vocabolario che restituisce l’evoluzione di un settore in grande fermento.
“Quella del bagno è la stanza più energivora della casa e non sfugge che il comparto, in questi ultimi dieci anni — a differenza dei precedenti più concentrati sul lifestyle —, abbia lavorato molto su materiali e rivestimenti, risparmio e accessibilità. In questa stanza, se ci pensi, confluiscono tutte le risorse che nutrono la casa: aria, energia, acqua”. Ecco perché sempre più alla voce ‘bellezza’ leggiamo ‘accessibilità’, “perché oggi è bello ciò che è aperto, circolare e armonico”, chiude Cristina Mandrini. Ovvero a misura di Pianeta.