A vis-à-vis con Alessandro Minotti. “La nostra proposta? Un’armonia tra prodotto e ambiente”

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Sistema di sedute Sunray, Rodolfo Dordoni design per Minotti

Una chiacchierata con Alessandro Minotti, General Manager di Minotti S.p.A, dall’andamento dei mercati alla nuova collezione presentata digitalmente, dall’importanza del prodotto all’emozione dell’abitare.

Sembra un paradosso, ma durante il lockdown ha lavorato più di prima. Presto in ufficio, per contenere l’impatto della pandemia sui 42 flagship store e su un network di circa 250 rivenditori con cui l’azienda lavora in oltre 60 paesi nel mondo.  

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Alessandro Minotti, General Manager di Minotti S.p.A.

Una domanda di routine: come sta Minotti?

Nel 2020 abbiamo concluso con un segno positivo. Un piccolo “+”, a singola cifra, che però è significativo visto l’anno critico. Il 2021 è iniziato bene, i mercati stanno funzionando. Perché abbiamo chiuso così bene? Certo la casa è un settore che ne ha beneficiato: il confinamento forzato tra le mura domestiche ha portato le persone a focalizzarsi sulla propria casa, valutando interventi per renderla più confortevole, fino a qualificare i propri spazi outdoor. In questo scenario, Minotti, con la qualità che è da sempre riconosciuta al marchio, si è dimostrata una scelta vincente.

Qual è il panorama a livello globale?

La nostra azienda vende in più di 60 Paesi nel mondo. Oltre all’Italia, Germania, Belgio, Olanda e in generale i paesi del Nord Europa hanno reagito positivamente al lockdown. Anche la Cina, primo paese colpito dalla pandemia e il primo a uscirne, è in grande crescita.

Quali differenze con la Cina?

Sono due situazioni differenti. L’Europa è un mercato consolidato e maturo, con un consumatore che conosce il design italiano. La Cina un mercato “più giovane” per vari motivi: parliamo a un target più giovane, dai 25 anni in su, che ha viaggiato e spesso studiato all’estero. Questa generazione cerca una casa moderna, spesso in antitesi al gusto più tradizionale dei genitori. La nostra proposta di arredi è trasversale rispetto ai mercati. Le collezioni sono le medesime ovunque, ma la gamma è articolata da poter essere interpretata in funzione della cultura e dei gusti del singolo mercato. In Cina, dove abbiamo seguito una politica distributiva che ci vede presenti unicamente attraverso negozi monomarca con partner locali, ci sono anche diverse attitudini e abitudini all’acquisto: spesso il cliente vuole acquistare ciò che vede, così come è esposto, senza dover attendere, oltre a essere maggiormente affascinato dal brand stesso. In Europa, il cliente invece preferisce esplorare le possibili soluzioni di un progetto ad hoc.

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Poltrona Daiki, Marcio Kogan / studio mk27 design per Minotti

E negli Stati Uniti?

È per noi un ottimo mercato. A luglio l’apertura di un nuovo flagship store a Boston, che affianca quelli di New York, Miami, Chicago e Los Angeles. Gli USA ci hanno di fatto mostrato più volte quanto siano dinamici e veloci a riprendersi.

Come è stato un anno senza Salone?

A inizio marzo, d’improvviso, ci siamo trovati a non avere più il Salone del Mobile di Milano, ma con la collezione 2020 pronta da lanciare. È stato un trauma pazzesco. Ci siamo dovuti reinventare e abbiamo optato per una sorta di “fiera digitale”, attraverso un lancio virtuale. Abbiamo fatto nostri gli strumenti tecnologici a disposizione e ridefinito il nostro modo di comunicare. Siamo partner storici del Salone e nel momento in cui è venuto a mancare ci siamo sentiti disorientati, anche perché rappresenta l’inizio dell’anno dal punto di vista del business.

Come avete lanciato la nuova collezione?

Premetto che la collezione che era la più grande presentata negli ultimi anni, includendo tre sistemi di sedute, complementi e poltrone, oltre a una collezione outdoor ampia e articolata.
Di fatto abbiamo investito in un Super Set per avere maggiore superficie espositiva e in uno studio televisivo con un una vera e propria postazione di regia. Abbiamo prodotto un video della durata di 75 minuti, coinvolgendo, oltre a noi titolari dell’azienda, anche le voci del team Minotti e poi lo abbiamo diffuso nel mondo ai nostri principali stakeholder. Una narrazione densa per raccontare e mostrare la collezione a 360 gradi, seguito poi da una serie di webinar per andare in profondità sugli aspetti più specifici e tecnici di ciascun prodotto. Abbiamo lavorato fissando appuntamenti quotidiani, rispettando i fusi dei rispettivi mercati.

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Poltrona Fynn Outdoor, GamFratesi design per Minotti

Home Is A Feeling recita il titolo di uno degli episodi della serie digitale ‘Endless Moments of Pleasure, Chapter #2’ che hanno per protagonisti gli highlight della Collezione 2020. Cosa rappresenta per voi l’abitare?

Emozione, bellezza, qualità, funzionalità. Curiamo con grande accuratezza gli spazi espositivi affinché il prodotto contestualizzato nello spazio regali ai clienti una forte emozione. A partire dal ’97, quando abbiamo iniziato la nostra collaborazione con Rodolfo Dordoni – art director dell’azienda – abbiamo lavorato per collezioni e sempre creato un contesto che le accogliesse e le valorizzasse. È questa miscela che rende unica la nostra proposta. Ogni collezione ha un progetto di atmosfera che la rappresenta, che va oltre il design di ciascun arredo. È l’emozione che vogliamo trasmettere, la sensazione di casa che vogliamo si respiri.

Lei rappresenta la terza generazione di Minotti.

Mio nonno ha fondato l’azienda. Mio padre e mio zio ne hanno preso le redini e ne hanno guidato l’espansione a livello internazionale. A seguire siamo entrati in azienda, ormai molti anni fa, io, mio fratello Alessio, mia cugina Susanna e, recentemente, mio cugino Leonardo. La seconda e la terza generazione lavorano insieme come un team affiatato. Ogni giorno ci sfidiamo per andare oltre, attraverso un interscambio di valori e idee sulla base dei quali prendere decisioni importanti per il nostro futuro.

Secondo l’Osservatorio Findomestic la fotografia dei consumi 2020 è impietosa: gli acquisti di beni durevoli (auto, oggetti di design, elettrodomestici) sono diminuiti del 10,3%.

È un dato che spaventa, è la pandemia stessa che fa paura. Noi abbiamo un prodotto di fascia alta, per una clientela che cerca la qualità, quella vera, e un certo stile, ma la crisi è congiunturale e quindi dobbiamo fare del nostro meglio per far andare bene le cose. Cerchiamo di realizzare prodotti impeccabili, che coniughino i valori del Made in Italy, con il nostro savoir-faire di couture nella confezione. Chi va a comprare un prodotto Minotti, è consapevole di acquistare un prodotto durevole, non soggetto a mode: la sola celebrazione della forma non è mai stata la nostra strategia.
Al di là delle previsioni o meno, noi guardiamo avanti. Come azienda, devi sempre essere pronta a rispondere al mercato, al fianco dei nostri rivenditori. Clienti e negozi vivono di novità, una nuova collezione dà energia. E noi siamo pronti.
È importante stimolare costantemente il cliente finale, come abbiamo fatto nell’ultima nostra collezione, attraverso il binomio indoor / outdoor, rendendo fluido il passaggio dal living allo spazio all’aperto.

Nel 1951 Elio Vittorini propose a Einaudi, per una collana di narrativa, il nome Gettoni. «Propongo questo titolo per i molti sensi che la parola può avere: gettone per il telefono (e cioè di chiave per comunicare), gettone per il gioco, e infine come germoglio». A chi affiderebbe il gettone di questa intervista per proseguire la chiacchierata?

Sarebbe bello lasciare la parola ai professionisti con cui collaboriamo e che hanno sposato il nostro modo di essere. Oggi collaboriamo con cinque designer che provengono da culture differenti: oltre a Rodolfo Dordoni dall’Italia, Marcio Kogan dal Brasile, GamFratesi dalla Scandinavia, Nendo dal Giappone e Christophe Delcourt dalla Francia.

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Sistema di sedute e poltrone Torii, nendo design per Minotti

3 agosto 2021