Durante l’ultimo Salone del Mobile, un talk ha esplorato come il tessile indiano, da lungo tempo etichettato in Occidente come semplice artigianato dal sud del mondo, stia guadagnando riconoscimento come vera e propria forma d’arte. Anche grazie al collectible design
Mattia Greghi: la fuga verso i limiti del ritratto arriva all'oceano

Anticamera Location
Per chi ha tentato di rifare nuovo il mondo il mare, possibilità pura, è stato spesso meta e veicolo per l'oltre. E anche, essendo solo volume, per chi cerca i limiti della ricerca fotografica sulla linea, dell'identità.
Cosa hanno in comune un levriero, Mahmood, una radiosveglia e un'arancia ammuffita? Sono soggetti potenziali di ritratti ossia è possibile ritagliarli dal contesto secondo codici compositivi, sottolineare e esaltare i caratteri attenuando o neutralizzando lo sfondo (il mondo). Uomini e donne, celebri o no; animali e oggetti; stadi della materia che furono considerati osceni divenuti un diverso bello: tutto ciò è oggetto di ritratto da sempre o almeno da secoli. Il lavoro di Mattia Greghi sta nella mappatura di questo tipo di framing in modo che anche un iphone in carica o un cestino pieno si uniscano alla stessa stringa formale, al tempo stesso evidenziati e resi metafisici. C'è una simile dicotomia nei soggetti: gli interni, gli oggetti (il design), i volti noti sono marcatamente milanesi, a prima vista milanesi. Poi ci sono spiagge, coste, tramonti che invece evocano l'oceano e l'oltreoceano. Lo spazio fisico ambiguo si fa immaginario doppio: il primo identificato dalla ricerca sulla linea, il secondo caratterizzato dal disidentificarsi della linea nella superficie.