La parola ai curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol e all’architetto Alessandro Bava
Con il titolo FUORI, si avvia al termine una delle esposizioni d’arte più rilevanti degli ultimi mesi in Italia. Il racconto del progetto e le valutazioni nelle voci dei protagonisti.
Dopo mesi di restrizioni e chiusure lo scenario sociale sembra tornato a una “normalità” perduta, e con la riapertura dei musei anche il Palazzo delle Esposizioni di Roma riprende vita con la Quadriennale d’arte. I curatori della mostra, Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, hanno raccontato il loro punto di vista: Dalla realizzazione della rassegna, alle aspettative sul futuro dell’arte e le nuove generazioni di artisti emergenti fino alla risposta da parte del pubblico. A rivisitare invece il concetto di spazio all’interno del Palazzo, è l’architetto Alessandro Bava che ha esposto il suo contributo nel progetto.
Cosulich: Crediamo che FUORI possa essere interpretato dal pubblico come una parola in grado di racchiudere la complessità e l’importanza di un progetto come la Quadriennale d’arte 2020. FUORI è per noi un mantra, un urlo, un desiderio verso la dimensione pubblica dello spazio a cui abbiamo dovuto rinunciare nell’ultimo anno e riassume l’interesse di noi curatori a proporre una visione alternativa dell’arte italiana dagli anni ‘60 a oggi. La multidisciplinarietà e le ricerche espressive che riflettono sulle dimensioni femminili, femministe e queer trovano ampio spazio nella mostra.
Collicelli Cagol: FUORI è anche un omaggio alla prima associazione nazionale per i diritti degli omosessuali nata negli anni ‘70. Un’esperienza importante in un momento in cui i diritti civili sono in discussione, proprio quando il paese si sta mobilitando a sostegno del disegno di legge Zan per la difesa da omotransfobia e misoginismo.
Cosulich: Per la prima volta nella sua storia, la Fondazione Quadriennale di Roma ha nominato un Direttore Artistico e un curatore chiamati ad articolare progetti per mappare l’arte italiana e darne visibilità all’estero. I due progetti sono stati attivati nel 2018, due anni prima dell’apertura della mostra e vitali per la sua costruzione: Q-Rated e Q-International. Il primo è formato da tre workshop all’anno avvenuti in sei diverse città d’Italia (Roma, Lecce, Torino, Milano, Nuoro, Napoli) aperto ad artiste e artisti, curatrici e curatori, con legami con l’Italia per un’età compresa tra i 23 e i 35 anni, con ospiti internazionali come tutor.
Collicelli Cagol: Il secondo progetto, Q-International, è un fondo per aiutare le istituzioni straniere a esporre artiste e artisti italiani nei loro paesi. Questo incentivo ci ha permesso di sostenere in maniera effettiva l’arte italiana al di fuori dei confini e di conoscere ciò che è attenzionato all’estero in questo momento.
Cosulich: La scelta di presentare più artiste che artisti è stata voluta, proprio per dare visibilità a eccellenze che ancora non hanno avuto il posto che si meritano all’interno della storia dell’arte italiana e della Quadriennale.
Collicelli Cagol: Questa è stata la prima edizione dove la categoria del femminile è ampiamente rappresentata e rimessa in discussione grazie ai lavori presentati. Abbiamo dato spazio a immaginari che raccontano la pluralità della società italiana e globale.
Cosulich: I giovani guardano con grande interesse all’arte che li ha preceduti, da un lato con uno spirito critico, dall’altro per ricercare storie, immaginari ed esperienze verso cui sentono un’affinità.
Collicelli Cagol: Questa è la logica con cui abbiamo ripercorso gli ultimi sessant’anni di produzione di immaginari in Italia. Molti giovani troveranno artiste e artisti interessati come loro a sconfinare in altre discipline o assimilarle all’interno dei loro lavori, in un gioco di attrazione e repulsione.
Cosulich: Ci aspettiamo un incremento dell’attenzione e del supporto verso le giovani generazioni, un potenziamento delle ricerche sul digitale come piattaforma creativa ed espositiva. La pandemia, nonostante le difficoltà, ha visto crescere in Italia un fermento di iniziative come la creazione di AWI - Art Workers Italia, l’associazione no-profit che sta articolando una serie di riflessioni e iniziative per la regolarizzazione della professionalizzazione di chi lavora in ambito artistico.
Collicelli Cagol: La Quadriennale di Roma ha evidenziato l’esistenza di generazioni di artiste e artisti su cui serve operare un importante lavoro di ricerca storica più complessa. Nel paese ci sono energie che vanno sostenute per fare in modo che artiste e artisti possano aumentare le loro occasioni di visibilità anche a livello internazionale.
Cosulich: Stiamo notando una grande fame di mostre e di eventi culturali, in particolare, Quadriennale d’arte 2020 FUORI sta avendo un ottimo seguito sia tra il pubblico specializzato sia tra quello più generalista. Ci sono opere realizzate con i media più differenti come la pittura, la scultura, il disegno, la fotografia, le installazioni, e ispirate da discipline differenti come l’architettura, il design, la moda, il cinema, il teatro, la musica e la danza.
Collicelli Cagol: Sono opere che non solo permettono di riflettere sulla storia italiana e sulle sue contraddizioni, ma che immergono chi visita la mostra in mondi fantastici e visionari. Nutrire i corpi e i sensi attraverso l’arte ci sembra quanto mai urgente e importante e i musei e le istituzioni svolgono un compito fondamentale da questo punto di vista.
Bava Potrei riassumere il mio intervento con la formula Classicismo Punk. Sono tornato a vivere in Italia dopo 12 anni tra Londra e l'America, quindi è stato molto stimolante dare a questo luogo simbolico per la cultura e la storia italiana una nuova luce che fosse allo stesso tempo mimetica e dissacrante.
Bava Abbiamo combattuto sul tabù della luce naturale contro le stringenti e superate categorizzazioni accademiche della museografia italiana. A ogni modo è stato interessante per me lavorare dentro e contro questa struttura. L’aspetto più stimolante del progetto è stato sicuramente ripensare gli spazi attraverso gli interventi degli artisti.
Bava Credo che il Palazzo sia oggettivamente più bello, gli spazi della mostra piacevoli e l’esperienza di visita allo stesso tempo ricca ma intelligibile. Per me era importante che una mostra che ambiziosamente tenta di riscrivere la storia dell'arte del '900 a partire dalle pratiche femminili, femministe, omosessuali e transdisciplinari fosse bella, cognitivamente stimolante, ma anche accogliente da attraversare.
Bava Ho iniziato un nuovo corso alla Bartlett School of Architecture a Londra dove sperimentiamo sull’impiego dell’intelligenza artificiale nella progettazione. Inoltre, sto lavorando alla conversione di un’architettura bellica al Porto di Napoli, che verrà trasformata in uno spazio per le arti contemporanee del Mediterraneo, e a un progetto per un’istituzione culturale no-profit a Barcellona.