Il bagno: da essenziale a emozionale, parola di Roberto Palomba

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photo courtesy Ideal Standard

Progettata per Ideal Standard, l'architetto Palomba racconta la nuova Atelier Collections, che sarà presentata in anteprima al Salone del Mobile 2022

Con la pandemia abbiamo iniziato a trascorrere molto più tempo del solito a casa; di conseguenza, abbiamo cominciato a riflettere di più sull’importanza della nostra casa e dei suoi interni. Uno spazio che però tende a essere spesso dimenticato, nonostante la sua necessità universale e la sua funzionalità essenziale, è il bagno. Per l’architetto Roberto Palomba, dello studio Palomba Serafini Associati, veterano del Salone, il bagno è il luogo in cui architettura e design industriale e di prodotto si incontrano. David Plaisant ha incontrato Roberto, chief design officer di Ideal Standard, azienda leader del settore. Roberto sta preparando il lancio della sua Atelier Collections in occasione della sua trentesima partecipazione al Salone.

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Roberto Palomba, ph. Carlo William Rossi and Fabio Mureddu

Innanzitutto suggerirei di cominciare entrando nel bagno che ha creato per Ideal Standard in occasione del lancio della collezione al Salone del Mobile di quest’anno. A primo impatto colgo un approccio un po’ modernista e vedo un bagno progettato in modo classico. Sembra che ci siano degli elementi che evocano il passato, o quantomeno un passato modernista se paragonato ad altri bagni che ha progettato. È d’accordo?

Credo che la mia generazione sia sempre stata un po’ schiava dello stile, per così dire, ma trovo che oggi ci sia molta più libertà di mixare gli stili e le influenze, del passato e non. Tutto si può usare a propria discrezione e in base al sentire del momento, per esempio abbinando un lavabo in ceramica di stile piuttosto classico a una rubinetteria futuristica e collocandolo tanto in una stanza bianca, di impronta minimalista, quanto in una rossa o blu. Oppure si può scegliere un approccio estremamente contemporaneo e puntare su un lavabo squadrato, di linea minimale. Questo, per me, significa essere al passo coi tempi. Il mio obiettivo è dare ai designer di tutto il mondo gli strumenti perfetti per creare i loro progetti; perciò, trovo importante non concentrarsi su un unico stile. Come chief design officer di Ideal Standard, ritengo importante essere al servizio dei miei colleghi e dare loro tutte le opportunità possibili di creare progetti unici e personali, in modo che possano essere completamente liberi e altrettanto completamente coinvolti nel processo di creazione di un progetto personale e unico. Credo che questo sia il modo migliore di riassumere il mio approccio alla creazione della Atelier Collections, in cui tutti gli elementi si possono abbinare liberamente, come se avessimo a disposizione una vasta gamma di parole come lessico con cui creare un libro.

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Ideal Standard, Joy Neo, Atelier Collections, ph. Carlo William Rossi and Fabio Mureddu

In passato si tendeva a scegliere di arredare il bagno con un set coordinato; se pensiamo inoltre al design alberghiero o ad altre grandi opere di design, vediamo un’applicazione piuttosto rigorosa di questo principio. Qual è la sua opinione su questo tipo di approccio?

Beh, onestamente trovo che la scelta di un set coordinato sia una cosa un po’… “da idraulico”!

Idraulico, nel senso di “tecnico che si occupa dell'installazione di bagni”?

Esatto, proprio così! (Ride) Chiaramente, nulla contro gli idraulici, e anzi, trovo che un buon idraulico sia qualcuno di estremamente prezioso. In ogni caso, intendevo dire che nessuno si aspetta che un idraulico abbia le competenze per abbinare i vari pezzi che compongono l’arredo di un bagno, così come è importante capire che un architetto non ha le competenze necessarie per fissare un lavabo alla parete, il che rende l’idraulico una figura fondamentale. A volte, in passato, era proprio l’idraulico a scegliere una linea di sanitari, e tutto il resto. Ora invece gli architetti desiderano progettare qualcosa di unico e personale, e il bagno è completamente cambiato, trasformandosi da semplice spazio funzionale a spazio emozionale. Anche quando è molto piccolo, rimane comunque uno spazio importantissimo per il nostro benessere.

Ovviamente negli ultimi due anni abbiamo assistito a un grande aumento dell’attenzione rivolta a tutti gli aspetti dell’ambiente domestico. Lei, da designer, ha notato una maggiore attenzione da parte sia sua sia della clientela a come tutti gli spazi della casa, incluso il bagno, vengono utilizzati?

Il lockdown ha costretto tutti noi a casa per molto tempo, facendoci perdere l’abitudine a uscire e incontrare altre persone. Allo stesso tempo, ci ha permesso di vedere come la nostra casa spesso non ci rappresenti pienamente, e di renderci conto che per molto tempo la casa è stata un luogo dove mangiare e dormire, e un luogo da cui fuggire il più spesso possibile, un luogo che custodisce oggetti. Per molti di noi la pandemia è stata la chiave per comprendere che spesso un’abitazione non è una casa, un luogo del cuore. Adesso le persone sono in cerca di spazi più adatti a loro e alle loro emozioni; ognuno di noi prova emozioni differenti e cerca colori, mobili, design diversi e che riflettano al meglio proprio questa differenza. Credo che ormai tutti siano giunti alla consapevolezza che ciò che desiderano davvero è una casa e non un’abitazione.

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photo courtesy Ideal Standard

Mi piacerebbe parlare della forma e della progettazione di questi elementi della stanza da bagno, e di quale sia la differenza rispetto alla progettazione di altri oggetti, per esempio gli arredi.

C’è un’enorme differenza. Per quanto riguarda l’arredo bagno, abbiamo a che fare con componenti che necessitano di essere fissati alle pareti, mentre molti altri oggetti possono essere posizionati ovunque. Questo ovviamente comporta che gli elementi d’arredo bagno siano sì elementi di design, ma che facciano anche parte dell’architettura. Nel momento in cui fissiamo un componente alla parete o lo ancoriamo al pavimento, diventa un componente architettonico, strutturale. Liberarsene non è semplice quanto pensare “Questa sedia mi ha stufato, la butto dalla finestra” (ride), ci vuole qualcuno che disinstalli l’elemento in questione, e poi bisogna trovare immediatamente un sostituto, perché si tratta di oggetti essenziali. Quindi, dato che questi elementi d’arredo bagno sono a cavallo tra arredamento e architettura, la loro progettazione parte da premesse completamente diverse. Un altro aspetto importante è che questi strumenti devono essere altamente funzionali e quindi devono essere prodotti con tecniche industriali. Per esempio, progettare un divano o una sedia può essere, almeno in parte, un processo artigianale, ma la produzione di componenti per il bagno per cui si utilizzano materiali come ottone e ceramica deve necessariamente essere completamente industriale.

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Ideal Standard, Calla, Atelier Collections, ph. Carlo William Rossi and Fabio Mureddu

Quindi possiamo dire che si tratta di design industriale, secondo lei?

Si tratta di design emozionale con una pelle emozionale. Direi che questo è il motivo per cui sono così coinvolto in questa parte del processo, perché trovo il fatto di progettare architettura e arredamento, industriale ed emozionale allo stesso tempo, fonte di grandissima ispirazione. Devo dire che progettare qualcosa di completamente nuovo ogni anno non è per niente facile, ma la trovo una grande sfida, e questo lavoro nel corso degli anni mi ha sempre dato moltissima energia.

Per concludere: qual è la prima cosa che le viene in mente se le dico “Salone”, ora che giugno è vicino e con lui l’incontro del mondo del design a Milano?

Beh, è tutta la mia vita, direi. Quest’anno sarà la sessantesima edizione del Salone, per me la trentesima partecipazione, quindi possiamo dire che ne faccio parte da metà esatta della sua storia. Forse a questo punto potrei addirittura osare definirmi uno dei pilastri di questa costruzione. Sotto molti punti di vista, il Salone per un designer è un po’ ciò  che l’esame di fine anno è per uno studente… tutto il lavoro dell’ultimo anno dev’essere perfettamente pronto, ed è il momento in cui si viene valutati per questo lavoro. Ci sarà qualcuno che dirà che è buono, eccellente, se si è fatto un passo avanti rispetto agli altri o forse uno indietro. Si comincia a sentire di invecchiare e ad avere l’esigenza di osservare la nuova generazione che sta entrando in scena, di cercare di aggiornarsi ed essere più audaci e meno legati alle proprie sicurezze. Il Salone è la vetrina per mostrare al mondo tutto l’impegno dell’anno precedente, perché in fin dei conti anche se si è i primi della classe nel proprio lavoro, se nessuno sa che cosa abbiamo fatto, è come se non avessimo fatto nulla. Condividere e mettere in mostra ciò che facciamo è di fondamentale importanza; dopotutto, questa è la nostra vita, la nostra passione e la ragione ultima per cui lavoriamo.

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21 aprile 2022