Bilancio di Sostenibilità: le buone pratiche per la transizione ecologica

artemide, new exhibition center, salone milano

Artemide, New Exhibition Centre, photo courtesy Artemide

Gli esempi del Gruppo Giorgetti, Artemide e Florim dimostrano che le aziende oggi scelgono un impegno a 360 gradi, consapevoli che è impossibile slegare l’impatto sociale e ambientale da quello economico

Di sostenibilità e mondo dell’arredamento si è iniziato a parlare ormai una decina di anni fa, anche se il tema, a ben guardare, ha sempre fatto parte in modo trasversale del grande mondo del Made in Italy, tramite l’attenzione alla provenienza dei materiali, il legame con il territorio, l’attenzione per innovazione e ricerca.

 

Negli ultimi anni l’impegno però si è fatto più specifico e strutturato, grazie a strumenti come il Bilancio di Sostenibilità, utile non sono a far emergere i valori dell’azienda (che spesso fa proprio anche un Codice Etico), ma anche informare gli stakeholder di tutti gli impatti non finanziari, in particolare quelli sociali e ambientali, oltre che economici, in vista di una necessaria transizione ecologica ed etica della supply chain.

Gruppo giorgetti, sede, salone milano

Gruppo Giorgetti, headquarter, photo courtesy Gruppo Giorgetti

Esempio perfetto è il Gruppo Giorgetti che, con i due brand Giorgetti e Battaglia, ha pubblicato il suo primo Bilancio di Sostenibilità nel 2019 con l’obiettivo di contribuire significativamente al raggiungimento, entro il 2030, dei Sustainable Development Goals (SDGs), gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile indicati dalle Nazioni Unite.

 

 “Oggi, nel parlare di sostenibilità, troviamo essenziale scandire la significanza di “eredità” per il gruppo, nelle sue molteplici accezioni. Ci riferiamo all’eredità ambientale delle risorse naturali che lasciamo alle prossime generazioni, all’eredità dei valori e delle competenze ultracentenarie e all’eredità che rappresentano i prodotti stessi, costruiti per durare nel tempo e disegnati per sfuggire ad esso” spiega Giovanni del Vecchio, ceo del Gruppo Giorgetti. “Una responsabilità che ha reso estremamente logico e naturale, nel corso del 2019, maturare l’importante scelta di dare visibilità al nostro percorso in ambito di sostenibilità, redigendo e pubblicando il nostro primo Bilancio di Sostenibilità e collocandoci fra le prime realtà del settore design ad aver intrapreso questo tipo di percorso. Tale decisione è frutto del desiderio di dare ulteriore profondità e strutturazione ad un comportamento virtuoso nei confronti del rispetto dell’“Ambiente” (inteso nella sua accezione più ampia) che il gruppo da molti anni sta già implementando e di rafforzare il dialogo con i propri stakeholder facendo luce sulle proprie performance ambientali, sociali ed economiche contribuendo così ad uno sviluppo sostenibile, equo ed inclusivo.”

 

L’ultimo ad essere stato condiviso, con riferimento all’anno 2020, si è focalizzato in particolare su quattro aree tematiche (Responsabilità economica e di governance, Responsabilità verso le persone, Responsabilità ambientale e Responsabilità di prodotto) che guidano la struttura del piano. Sfogliando il bilancio, l’impegno si concretizza in azioni tangibili come un’assicurazione sanitaria integrativa a tutti i dipendenti impiegati, ma anche il contributo all’economia locale legata alla spesa verso fornitori del territorio, oppure l’attendo monitoraggio delle attività aziendali più impattanti. Il che si è tradotto in un calo dell’11,2% dei consumi energetici riconducibili alle attività del gruppo, nel 2020, rispetto all’anno precedente, ma anche in 46,9 tonnellate di CO2 evitate con energia autoprodotta da fonti rinnovabili.

 

Infine, attenzione alla durabilità del prodotto attraverso l’impiego di materiali qualitativamente eccellenti, lavorazioni manuali e soluzioni tecnologiche ad hoc, ma anche una selezione dei fornitori attenta alla sostenibilità della catena e dei processi produttivi.  

florim, quartier generale, salone milano

Florim, headquarter, photo courtesy Florim

Un approccio al tema sostenibilità a 360 gradi comune alla prima industria ceramica ad essere società Benefit e l’unica certificata B Corp, Florim, che ha pubblicato la quattordicesima edizione del suo Bilancio di Sostenibilità, nel quale descrive i risultati ottenuti nel 2021 sul piano economico, sociale e ambientale, presentando al tempo stesso gli obiettivi in programma per il prossimo futuro: “A 10 anni dall’inizio della produzione di energia pulita, Florim ha modificato il proprio statuto formalizzando l’impegno ad attuare un’evoluzione progressiva del modello di business verso un’economia a zero emissioni nette, in linea con gli obiettivi europei e nazionali di transizione ecologica” scrive il presidente di Florim Claudio Lucchese nell’introduzione. “Questi traguardi sono un’ulteriore conferma che il cammino intrapreso porta l’azienda a distinguersi per qualità, sensibilità e bellezza”.

 

Obbiettivo zero waste, potremmo dire, osservando i numeri: sul lato economico, gli investimenti green dal 2011 hanno ammontato a 50 milioni di euro, mentre guardando i dati ambientali si scopre che sono state 111.042 le tonnellate di CO2 non emessa dal 2012, oltre a 12,8 milioni di litri di acqua piovana che nel corso del 2021 sono stati recuperati e riutilizzati nel processo produttivo: non solo, l’energia elettrica che non è autoprodotta internamente viene infine acquistata dall’azienda esclusivamente da fonti rinnovabili con Garanzia di Origine. In particolare, il Bilancio sociale specifica che tutti i materiali prodotti negli stabilimenti Florim garantiscono l’assenza di emissioni di sostanze inquinanti, non accumulano cariche elettrostatiche, non subiscono danni a contatto con le fiamme. In tutti gli stabilimenti si recuperano il 100% degli scarti crudi di produzione e il 100% delle acque reflue. Nel 2021 l’azienda italiana è stata in grado di differenziare e inviare al recupero 45.400 tonnellate di rifiuti - compresi i sottoprodotti (cocci cotti), pari al 99% del totale. Quanto agli imballi, sono in 100% carta riciclata: in tutti gli stabilimenti italiani sono state installate confezionatrici di ultima generazione che modulano e tagliano gli imballi di cartone su misura, riducendo a zero gli sprechi.

 

Quando alla responsabilità sociale, sono numerosi i progetti attivati in ambito di welfare aziendale, che spaziano da progetti per che spaziano dall’aggiornamento in ambito salute e sicurezza negli ambienti di lavoro ad un programma di e-Learning sulla Cyber Security, da un’attenzione all’impiego dell’arte nei luoghi di lavoro al Centro salute&formazione, spazio dedicato alla formazione, alla ricerca e alla simulazione medica avanzata le cui attività del Centro sono gestite dall’Ospedale di Sassuolo.

artemide, exhibition centre, salone milano

Artemide, Exhibition Centre, photo courtesy Artemide

Un approccio a cavallo tra persona, ambiente e prodotto condiviso da Artemide: “I prodotti e servizi che oggi possiamo offrire sono strumenti di consapevolezza allargata, generano sostenibilità contribuendo ad un bilancio energetico positivo degli spazi che illuminano. Artemide dichiara sempre più esplicitamente la sua prospettiva verso il futuro: un approccio al progetto guidato da valori, spinto non solo da una ricerca scientifica e da una competenza tecnologica e produttiva ma anche da un approccio umanistico ed etico” scrive Carlotta de Bevilacqua, presidente e ceo del brand nell’introduzione dell’ultimo Bilancio di sostenibilità. “Artemide è ‘The Human & Responsible Light’. Il percorso verso un progetto consapevole ed attento all’uomo e al pianeta è una realtà che negli ultimi anni abbiamo voluto testimoniare e misurare attraverso il Bilancio di Sostenibilità”. L’azienda, che nel 2019 ha aderito allo United Nations Global Compact, conferma la sua visione di sostenibilità attraverso l’innovazione, sottolinea il Bilancio, per garantire performance ed estetica, funzionalità e percezione anche attraverso l’interazione sostenibile tra materiale, forma e luce. Come risulta evidente, negli ultimi anni, dalle aperture a nuove frontiere come Internet of Things e app di informazione e di comunicazione.

 

Accanto all’accrescimento del sapere scientifico e tecnologico, anche l’azienda di illuminazione racconta nel report il suo impegno nei confronti di iniziative di carattere sociale e uno spiccato legame con cultura umanistica attraverso workshop, seminari e collaborazioni con i più importanti musei di arte moderna e collezioni di design del mondo, segno di una visione della sostenibilità che, immersa nella cultura del Made in Italy, pensa ad un futuro migliore anche in quanto a emozione, e bellezza.

 

Ecco quindi che gli obiettivi presenti nel Bilancio menzionano specificatamente gli impatti che derivano dalla realizzazione dei prodotti Artemide, in quanto a occupazione ed economia, in primo luogo, e poi sulle persone e sulla buona salute (con un focus sulla stimolazione della crescita e l’incoraggiamento delle competenze interne, e formazione su salute e sicurezza). Impegni che, si legge, devono muoversi di pari passo con la riduzione degli impatti ambientali e delle emissioni ma anche considerando l’efficienza delle soluzioni di luce in quanto a consumi, performance, gestione, ma anche l’ottimizzazione logistica della fornitura dei materiali di imballo e del confezionamento del prodotto finito.