Un libro per viaggiare tra le case perdute del Mediterraneo

Giulio Minoletti, Casa di fine settimana per uno scapolo

Giulio Minoletti, Casa di fine settimana per uno scapolo, 1946, Domus di gennaio n 205

Case fatte di sole. Vite possibili per architetture immaginate è una ricerca dell’architetto Concetta Tavoletta, che riscopre l’immaginario domestico mediterraneo concepito negli anni Trenta da autori come Gio Ponti, Bernard Rudofsky e Luigi Cosenza

“La casa all’italiana non è un rifugio, imbottito e guarnito, degli abitatori contro le durezze del clima come è delle abitazioni d’oltralpe dove la vita cerca, per lunghi mesi, riparo dalla natura inclemente: la casa all’italiana è come il luogo scelto da noi per godere in vita nostra, con lieta possessione, le bellezze che le nostre terre e i nostri cieli ci regalano in lunghe stagioni.” Così scriveva Gio Ponti nel primissimo numero di Domus, nel 1928.

 

L’architetto milanese – in questo numero e in molti altri negli anni successivi – mette in discussione l’idea modernista della Machine à habiter, pensando al comfort in modo più complesso e radicato ai luoghi.

 

Il pensiero di Gio Ponti, Bernard Rudofsky e Luigi Cosenza è al centro degli studi della ricercatrice e architetta campana Concetta Tavoletta, autrice del libro Case fatte di sole. Vite possibili per architetture immaginate, pubblicato da LetteraVentidue Edizioni nel 2021.

 

In questo libro Tavoletta realizza un identikit della casa mediterranea ideale, analizzandone con grande rigore scientifico diversi tratti essenziali: il rapporto con il suolo, con il paesaggio e la natura; le cavità, che rendono la casa uno spazio scolpito o dalla luce o dalla materia o dalla natura stessa; il rapporto tra interno ed esterno e i vari ambienti architettonici relativi, come la corte e il pergolato; la matericità dell’architettura, che per la casa mediterranea diventa un tema compositivo fondante.

Case fatte di sole, cover

Case fatte di sole, courtesy LetteraVentidue

“Paesaggio, cavità, corte, pelle, portico/pergola, sono alcuni degli elementi dell’abaco mediterraneo che l’architettura prova a trasfigurare in materia unica ma derivazione di una sola grande genitrice, il Mediterraneo,” scrive Concetta Tavoletta.

 

Progetti come la Casa a Positano, la Casa a Procida e l’Albergo ad Anacapri – disegnati da Luigi Cosenza e Bernard Rudofsky – sono per l’autrice il manifesto di un’ideale dell’abitare mediterraneo per il progetto di architettura. Sono progetti emotivi, in cui “la funzionalità assorbe il ricordo, lo stupore, il rimpianto, la gioia e la fiducia per quanto accadrà.”

Luigi Cosenza, Villa Oro Napoli

Luigi Cosenza, Villa Oro Napoli 1934-37, Archivio Luigi Cosenza, Archivio di Stato, Pizzofalcone, Napoli

Insieme a quelli di Rudofsky e Cosenza troviamo diverse architetture – sia ideali sia costruite – progettate da grandi autori del Novecento quali José Antoni Coderch, Giulio Minoletti, Marco Zanuso, Lina Bo Bardi e Carlo Pagani.

 

Case fatte di Sole è il diario di un viaggio immaginario tra queste splendide architetture costiere, che idealizzano un modo di vivere che secondo l’autrice è “ancora in attesa di essere realizzato e sempre pieno di occasioni inesplorate.” I disegni e le fotografie ci trasportano in questi scenari da sogno con facilità.

 

E senza dubbio l’attesa del caldo dell’estate non fa che fomentare l’immaginazione. “Basta osservare con cura i disegni, le piante, le viste raccolte con intelligenza da Tavoletta per comprendere il senso di ricerca di una felicità che è solare, estiva e che, insieme, sfiora con pudore il senso del rapporto sacrale con quelle terre, la loro storia arcaica e il senso nostalgico di un tempo che stava rapidamente sfumando davanti ai loro occhi,” scrive il critico e curatore Luca Molinari nella postfazione.

 

I diversi casi studio presentati sono la base concettuale da cui sono partiti gli studenti del primo anno dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, che hanno interpretato questo “mito mediterraneo” con degli esercizi progettuali. L’autrice stessa si cimenta con due esperimenti compositivi “che si confrontano con il paesaggio in modalità molto diverse ma che provano a mettere al centro il tema del domestic landscape, dove l’osservazione dell’azione spaziale diventa elemento centrale.”

La vita in una casetta a Capri, Pergolato

La vita in una casetta a Capri, Domus n° 88 1935, Pergolato

L’obiettivo dell’autrice “non è quello di raccontare una storia ma di costruire a partire da questi esempi un sequel che non abbia il difetto commerciale di quelli cinematografici, costruiti per sfruttare un successo già conseguito ma che provi a ravvivare un argomento ingiustamente abbandonato.”

 

La questione mediterranea nel XXI secolo è però più complicata e stratificata rispetto agli anni Trenta dello scorso secolo, e nel libro questa condizione non emerge. Solo Luca Molinari, nella postfazione, ne espone la complessità: “Il Mediterraneo che restituisce il corpo di uno dei giganti dell’architettura del Novecento non è più quel mare di armonia e sogno di ritorno alle origini in cui navigarono i giovani membri dei Ciam nel 1933 da Marsiglia ad Atene, ma è lo specchio di quello che noi oggi conosciamo a causa dell’affermarsi del processo di decolonizzazione.”

 

Forse meglio specificare con più convinzione l’approccio locale dell’operazione, che d’altronde si concentra soprattutto su progetti situati a Capri, Procida e Anacapri. Sarebbe stato meglio puntualizzare la parzialità di un approccio che è riconducibile alla scuola di architettura napoletana.

 

Ci godiamo comunque quel viaggio nostalgico “nei nostri dorati anni Trenta capresi”, in un mito mediterraneo che difficilmente è ricostruibile dopo quasi 100 anni.

 

Titolo: Case fatte di sole. Vite possibili per architetture immaginate
Autore: Concetta Tavoletta
Book design: Martina Distefano
Prefazione di: Fabio Mangone
Postfazione di: Luca Molinari
Casa Editrice: LetteraVentidue Edizioni
Anno di pubblicazione: 2021
Numero di pagine: 208
Lingua: Italiano/inglese