3 nuovi libri legati al vasto mondo degli oggetti

book club, salone milano

Tre pubblicazioni ci guidano alla scoperta dei nostri prossimi oggetti preferiti con cui arredare casa, ma anche quelli associati alla comunicazione del brand e quelli legati al mondo dell’hip hop

How to Live With Objects

Circondarsi dei propri oggetti preferiti. Per vivere meglio. È questo l’approccio del primo volume realizzato dalla rivista americana Sight Unseen e firmato dai suoi due fondatori. Una sorta di manuale visivo per circondarsi di oggetti belli per rendere la propria casa il più personale possibile, unica, e piena di pezzi con i quali avere una relazione speciale.

Un libro “anti-decorazione”, come lo definiscono gli autori perché gli interni devono corrispondere ai propri canoni personali e non a quelli stabiliti da etichette altrui. Che devono andare oltre le limitazioni di spazio, le preferenze di stile o i limiti di budget. Il volume è anche una guida per orientarsi nella vasta offerta del mercato: dalle domande fondamentali da fare quando si intende acquistare un pezzo ai segreti dell’e-commerce. Con ventidue “interviste” a creativi americani, da Misha Kahn a Mel Ottenberg, Alison Roman e Athena Calderone, il viaggio tra gli oggetti continua nelle case di collezionisti come Charlotte Taylor e Minjae Kim tra Londra, Bruxelles, Messico City, Los Angeles e New York.

Oltre 150 gli oggetti presentati, iconici o poco noti, suddivisi in vintage, contemporanei, artigianali e sentimentali. Se il libro è decisamente più nelle corde di un pubblico americano, non mancano riferimenti al design italiano, molto apprezzato negli USA: dal tavolino di Massimo Vignelli e il vaso di Enzo Mari in copertina ai pezzi di Gae Aulenti, Ettore Sottsass, Michele De Lucchi, o di aziende come Artemide, FontanaArte e Glas Italia, solo per citarne alcune.

 

Titolo: How to Live With Objects

Autori: Monica Khemsurov e Jill Singer

Casa editrice: Clarkson Potter

Anno di pubblicazione: novembre 2022

Pagine: 320

Lingua: inglese

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Logo Beginnings

Quasi tutti gli oggetti sono associati al logo del loro produttore. Ben 6.000 sono quelli presentati in questo preziosissimo compendio, realizzati tra il 1870 e il 1940. Il suo autore, con alle spalle diversi best-seller di grafica, tra cui Logo Modernism, sempre per la stessa casa editrice tedesca, dedicato ai marchi aziendali dal 1940 al 1980. Questo volume, un sequel à rebours del precedente, indaga l’origine di queste presenze ormai parte dell’establishment della comunicazione. Origine che trova il suo bandolo nell’evoluzione degli stemmi delle antiche casate.

Tra le quattro categorie formali – Figurativo, Forma, Effetto, Tipografico – ripartite a loro volta secondo gli elementi fondamentali del disegno – contorni, linee, cerchi, etc etc – si scoprono loghi totalmente dimenticati, mentre si resta colpiti nel sapere che alcuni, come quelli di BMW, Rolex o Louis Vuitton sono ancora oggi quelli originari.

Il volume apre con il primo logo registrato negli Stati Uniti nel 1870: un’aquila con nel becco un barattolo di vernice, sullo sfondo dello skyline di Chicago e una fascia con la scritta “Durable, Beautiful, Economical” riferita ai prodotti della Averil, ed è seguito dal primo trademark registrato in Europa cinque anni dopo: un semplice triangolo rosso sovrastante il nome da veicolare: Bass, il famoso birrificio inglese, allora il più grande del mondo. Diversi i case study, tra cui accanto a Universal Studios, Shell, Shiseido e altri, la nostra Olivetti. Un must per gli appassionati di grafica, comunicazione visiva e corporate identity.

 

Titolo: Logo Beginnings

Autore: Jens Müller

Casa editrice: Taschen

Anno di pubblicazione: 2022

Pagine: 432

Lingua: inglese, francese, tedesco

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Ice Cold. A Hip-Hop Jewelry History

Con una prima introduzione del rapper Slick Rick, noto non solo per la sua musica ma anche per i suoi giganteschi gioielli, immancabili nelle sue apparizioni pubbliche, e una seconda di ASAP Ferg, il primo artista hip hop americano nominato ambasciatore da un brand del lusso quale Tiffany, questo volume rende omaggio alla storia di questo genere musicale nato negli anni Settanta negli Stati Uniti, e diventato un tutt’uno con i vistosi e sgargianti monili esibiti dai suoi protagonisti. “I miei gioielli sono il mio abito da supereroe”, dichiara Slick Rick. “I gioielli sono silenziosi ma gridano personalità. Mettere in mostra la nostra opulenza afferma le tradizioni e la ricchezza della nostra cultura”.

Il volume, a cura di Vikki Tobak, autrice di Contact High: A Visual History of Hip-Hop nonché curatrice dell’omonima mostra tenutasi all’ICP di New York nel 2020, è suddiviso in quattro capitoli-decadi, dal 1980 al 2020. Centinaia di immagini raffiguranti tutti i maggiori artisti on record raccontano della nascita e dell’evoluzione del bling - neologismo gergale coniato negli USA nell’ambito della cultura hip hop -, ovvero quel genere di gioielli, accessori e monili molto pesanti, appariscenti e oversize indossati da questi artisti, o da chi si identifica con questo stile di vita, per pura ostentazione. E per dichiarare un’identità collettiva sfacciata, carismatica e street savvy. Le pagine testimoniano anche come il gioiello hip hop ha ridefinito il mondo della gioielleria, del lusso e dello stile passando dallo street style a una fiorente cultura del design. Il connubio tra hip-hop e lusso ha, infatti, una lunga e facile relazione. Per chi ama le storie fotografiche a lieto fine, come indipendenza e autoespressione.

 

Titolo: Ice Cold. A Hip-Hop Jewelry History

Autore: Vikki Tobak

Casa editrice: Taschen

Anno di pubblicazione: 2022

Pagine: 388

Lingua: English, French, German

Stampato anche in due Edizioni d’Arte e in una Gioielli

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