Da Madrid, Ana Domínguez Siemens parla di design, ricerca e nuovi materiali

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"Terrazzo Alhambra" tavolo di Álvaro Catalán de Ocón. 2017  

Patricia Urquiola e Nacho Carbonell, Lucas Muñoz, Jorge Penadés e tanti altri ancora. Per i designer, questo è il momento di concentrarsi su materia e innovazione.

Viaggiare per il mondo prestando attenzione a ciò che avviene nel campo del design ci ricorda sempre che, nell’era della globalizzazione, occorre guardare ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci separa. È frequente che fra i designer ci siano affinità e inquietudini che richiamano l’interesse del designer contemporaneo. La mia ultima mostra, Materia Gris, di cui sono stata curatrice, presenta dei designer con un interesse specifico per la ricerca di nuovi materiali. Le potenzialità del flusso inarrestabile dei materiali scartati dagli uomini ha rappresentato un’opportunità per molti designer che si proponevano di trovare delle soluzioni a questo problema. La mostra verte sui nuovi materiali, ma anche su tutti gli studi che ci sono dietro il loro sviluppo. C’è molta materia grigia al servizio dell’ambiente, dell’umanità, ed è da qui che deriva il titolo. Lucas Muñoz, un designer interessato all’economia circolare, ha realizzato un’installazione con tutto il materiale accumulato nei depositi del centro d’arte CentroCentro, aggiungendo un ulteriore livello di impatto sociale con il coinvolgimento dell’associazione Norte Joven nella fabbricazione di lampade che i visitatori possono comprare al termine della mostra. La mostra espone una selezione di quaranta progetti in cui diversi designer condividono il loro approccio ai nuovi materiali di tipo organico, non-sintetici, concentrandosi su progetti in cui le materie prime possono variare molto, come ad esempio: alghe, funghi, batteri, capelli umani, carta, corteccia e aghi di pino, cuoio, sale, escrementi di lumaca, gusci di mitili, ossa d’animali, segatura, amido di mais e di patata, noccioli di olive, lino, bottiglie di vetro, carbonella d’origine vegetale, frutta, ecc.

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Vista della mostra "Materia Gris" al Centrocentro (Madrid) con progetti di MoGu, Formafantasma, Fernando Laposse, Sarmite Polakova e Nacho Carbonell

Diversi progetti in mostra erano spagnoli. Per iniziare, volevo fare un piccolo omaggio a Silio Cardona, che nel 1994 inventò il Maderón, un materiale derivante da gusci di mandorle, che ha aperto la strada a tanti altri materiali che attualmente stanno cercando di prendere piede sul mercato. Ho esposto una sedia Rothko, progettata da Alberto Liévore e realizzata con il Maderón, una pasta ricavata dalle mandorle tritate e alcuni tipi di colla, che può essere plasmata come la plastica ma ha la calda sensazione del legno. Più recentemente, Naifactory Lab ha sviluppato un materiale che si ricava dai noccioli di olive, un derivato normalmente destinato alla bruciatura delle biomasse.

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"Simbiosis" vaso di NaifactoryLAB. 2020

La miscela di base di questo materiale con altri ingredienti naturali al 100% permette una certa diversificazione con un’ampia varietà di consistenze e proprietà, a seconda della quantità e qualità di solidi che vengono usati. Un altro pezzo di un designer spagnolo era la sedia Back Wing per Cassina di Patricia Urquiola, rivestita di pelle Apple Ten Lork, un materiale fatto da residui di frutta quali i semi e la buccia delle mele. Per me era importante mostrare questo tipo di progetti di un’azienda come Cassina e dell’azienda spagnola Andreu World, di cui ho esposto un materiale simile alla plastica, ma 100% bio. Il Nuez Lounge BIO®, progettato da Patricia Urquiola, è realizzato con polimeri di origine naturale al 100%, biodegradabili e compostabili. Questo nuovo materiale è il risultato finale del tentativo di Andreu World di fare Ricerca + Sviluppo + Innovazione per sviluppare i propri materiali e la ricerca biotecnologica con microorganismi che generano polimeri più naturali e quindi più sostenibili. Questo è un modo per far capire al pubblico che non stiamo parlando di un’utopia, ma di una realtà già esistente che ha raggiunto il mercato e fa già parte della nostra vita quotidiana.

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"Nuez" poltrona di Patricia Urquiola per Andreu World. 2021

Un altro materiale simile alla pelle è quello creato da Carmen Hijosa ricavato dai residui del raccolto di ananas, che si chiama Piñatex. D’altra parte, il progetto Structural Skin di Jorge Penadés è un esempio di come riutilizzare i rifiuti derivanti dall’industria conciaria tradizionale. Lui colleziona gli scarti, li tritura e li mescola con dei collanti naturali per creare un nuovo materiale. Nella mostra ho anche inserito le Preen Brushes di Inés Sistiaga - benché non si tratti di un nuovo materiale, illustrano l’uso di fibre vegetali come la noce di cocco, la juta o la spugna naturale piuttosto che le setole sintetiche con cui vengono normalmente realizzate le spazzole. Sono stati anche esposti i pezzi di Alvaro Catalán de Ocón fatti con la sua Terrazzo Alhambra: un insieme di bottiglie di vetro sezionate in modo tale da produrre dei motivi inaspettati quando mescolate con cemento, marmo e resine colorate.

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"Terrazzo Alhambra" tavolo (process) di Álvaro Catalán de Ocón. 2017  

Rodrigo García González e Pierre Paslier hanno realizzato un altro pro-getto molto interessante utilizzando il Notpla, un materiale derivato dalle alghe e da piante biodegradabili, che si biodegrada in modo naturale in 4-6 settimane ed è un buon sostituto della plastica monouso. Volevo anche inserire alcuni progetti a cavallo fra il design e l’arte, come l’opera di Nacho Carbonell, che fa dei materiali propri per i suoi pezzi, compresa una pasta fatta dalla segatura di sughero e un altro materiale derivato dalle foglie degli alberi.

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"Tree Chair" modello di Nacho Carbonell (2008).

Non sono riuscita ad inserire Sarah Viguer, autrice dello Xufa Process, un materiale che impiega i residui della lavorazione delle tiger nut (tubero del Cyperius esculentus), adatto a realizzare oggetti del quotidiano utilizzando un processo di fabbricazione sostenibile e biodegradabile. Infine, ho fatto anche esporre alcuni lavori interessanti degli studenti della Scuola Elisava di Barcellona, compreso l’Aqua Faba Foam, un materiale ricavato dai fagioli o il Clint, un cartone fatto dagli scarti tessili delle asciugatrici di lavanderia, progettato da Gerard Bel, Damià Cusi, Marta Galofré, Laia Moras e Marina Sevillano, insieme all’azienda Girbau.