Milano Arch Week 2024: la città celebra l’architettura debole

salonemilano, milano arch week 2023

Milano Arch Week 2023, tappeto in via Padova

Ispirata dal pensiero di Gianni Vattimo e Andrea Branzi, “debole” per definizione ma fortissimo per quanto riguarda l’impatto sulla cultura contemporanea, è in corso fino al 26 maggio la sesta edizione della manifestazione che indaga la trasformazione dello spazio urbano attraverso un mix di voci autorevoli e istanze dal basso. Ecco gli appuntamenti da non mancare

È già cominciata ma vivrà il suo momento “clou” negli ultimi giorni della settimana, quando si svolgerà gran parte dei 120 talk e presentazioni diffusi in oltre 50 sedi disseminate per la città e nelle sue immediate propaggini, da Rozzano a Chiaravalle. La sesta edizione della Milano Arch Week, la manifestazione dedicata alla progettazione e alle trasformazioni che imprime al tessuto urbano, si sviluppa intorno al tema dell’architettura debole. L’omaggio, dichiarato dagli organizzatori, è a due grandi intellettuali scomparsi lo scorso anno, a una manciata di giorni l’uno dall’altro: il filosofo Gianni Vattimo (4 gennaio 1936-19 settembre 2023), teorico di un “pensiero debole” che accetta la contraddizione e non pretende di descrivere la verità assoluta, e l’architetto e designer Andrea Branzi (30 novembre 1938-9 ottobre 2023), autore di un saggio sulla Modernità debole e diffusa del progetto contemporaneo orfano del razionalismo e alle prese con metropoli a geometria variabile per rispondere a funzioni sempre nuove. In sintonia con questi riferimenti alti, il programma dedica ampi spazi all’ascolto delle tante comunità locali, con i loro specifici interessi e le loro esigenze, e all’indagine delle potenzialità inespresse nascoste nelle pieghe di quel patchwork che è la città.  

I talk: archeologia del futuro e visioni del presente 

Il piatto forte di Milano Arch Week 2025 è come sempre rappresentato dalle conferenze tenute da prestigiosi ospiti internazionali, chiamati a condividere le loro riflessioni con il pubblico milanese. Tra loro c’è l’architetta di origine libanese Lina Ghotmeh, conosciuta per il suo approccio “archeologico” al progetto basato su una ricerca minuziosa sul genius loci che comprende l’analisi dei materiali usati in una determinata regione ma anche l’ascolto e la comprensione di tutto un bagaglio immateriale di storie e narrazioni. Un atteggiamento che abbiamo ritrovato anche nell’installazione curata nel 2023 per il Serpentine Pavilion, il tradizionale padiglione estivo delle Serpentine Galleries di Londra: una struttura di legno totalmente disassemblabile con un grande tavolo che correva lungo tutto il perimetro, ricordando l’importanza della condivisione. A esprimersi sui temi del festival, dopo la lectio inaugurale di Gromeh, sono stati invitati anche i colleghi Christian Kerez, Bob Allies, Boonserm Prenthada, Catherine Mosbach, Michel Desvigne, Alessandro Petti e Sandi Hilal (i fondatori del collettivo DAAR - Decolonizing Architecture Art Research, vincitore del Leone d’Oro all’ultima Biennale di Architettura), gli studi NP2F, Peris + Toral Arquitectes, Flores y Prats e Baukuh e la curatrice Paola Antonelli. Accanto a queste voci note e di grande esperienza prenderanno la parola anche i giovani progettisti, coinvolti in una “maratona di talk” della durata di mezz’ora ciascuno dal titolo As strong as you can (alla Triennale, nelle giornate di sabato e domenica).  

salonemilano, milano arch week 2023

Milano Arch Week 2023, Tunnel Boulevard

salonemilano, milano arch week 2023

Milano Arch Week 2023, Progetto ARIA, Ex Macello - Ph. Gianluca di Ioia

salonemilano, we mediterranean

Tenda di We Mediterranean in uno dei tunnel di Dropcity, DSL Studio - Ph. Piercarlo Quecchia

salonemilano, milano arch week 2023

Milano Arch Week 2023, Triennale - Ph. Gianluca di Ioia

salonemilano, lina gromeh

Ritratto di Lina Gromeh, courtesy Milano Arch Week 

Salone del mobile Salone del mobile

We Mediterranean, riflessioni intorno al mare nostrum 

A Dropcity, nei tunnel sotto il fascio di binari della Stazione Centrale, We Mediterranean prosegue il discorso sull’accoglienza cominciato in concomitanza con il Salone del Mobile. Il progetto indipendente, nato in Libano a Beirut, e portato avanti da un gruppo di architetti e designer con la giornalista Paola Carimati, ha l’ambizione di scrivere un nuovo dizionario dell’abitare che tenga conto anche delle migrazioni e non escluda coloro che si mettono in viaggio per poi, all’approdo, essere nella maggior parte dei casi stipati in ambienti inadatti allo scopo. La tenda in tubolare metallico e tessuto già vista ad aprile, simbolo di convivialità e di buona architettura fatta a partire da elementi facilmente reperibili ovunque, da venerdì 24 a domenica 26 maggio ospiterà una serie di incontri e performance. Da Milano, We Mediterranean si sposterà poi in diverse città nel bacino del Mediterraneo, da Marsiglia al Cairo, prima di finire la sua corsa a Lampedusa Capitale italiana della cultura nel 2025. 

Il tributo ai maestri del Novecento, da Umberto Riva a Gae Aulenti 

Nel programma della Milano Arch Week non mancano gli omaggi ai grandi architetti del passato, né i momenti dedicati ad approfondire la conoscenza delle testimonianze che questi hanno lasciato sul territorio. La galleria Spazio, in via Spallanzani 19, ospita gli scatti di Allegra Martin e Francesco Paleari realizzati a Casa Maria Bottero, l’appartamento progettato da Umberto Riva per la sua famiglia. Il progetto, terminato nel 1967, venne documentato per la prima volta due anni dopo con una serie di immagini firmate da Giorgio Casali e pubblicate dalle riviste Domus e Zodiac, e poi rimase inaccessibile agli obiettivi dei fotografi per oltre cinquant’anni. In questi giorni è possibile, inoltre, partecipare a uno degli incontri promossi dal CASVA per riscoprire edifici disegnati dai grandi progettisti del passato, come per esempio il Padiglione per Mostre e campo giochi di Piero Bottoni e la scuola elementare di Arrigo Arrighetti al QT8, toccando con mano la ricchezza del patrimonio storico-artistico di Milano. Diversi appuntamenti sono dedicati anche al Quartiere Bicocca, uno dei primi grandi progetti di rigenerazione urbana  all’ombra della Madonnina, sviluppato da Vittorio Gregotti tra la metà degli anni Ottanta e i primi Duemila. Le architetture di Gae Aulenti, infine, celebrata anche da una importante monografica alla Triennale, potranno essere osservate da una prospettiva inedita, cioè dal basso e in movimento, prendendo parte a uno dei bike tour in partenza dal museo nella giornata di sabato 25 maggio.