Dai brevetti all’architettura green. I libri per l’estate, per sorprenderci e divertirci

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Quale miglior momento, l’estate, per godersi un bel libro? In mezzo alla fitta giungla editoriale, ecco alcuni titoli ci hanno particolarmente intrigato

“Luce diffusa, splendore. L’estate è essenziale e costringe ogni anima alla felicità” scriveva André Gide. La felicità, anche, di leggere un libro, perché l’estate è per antonomasia sinonimo di svago, riposo, riflessione e tempo libero. Buone letture!

 

Cartographies: New York, 10am-7pm (Humboldt Books), una sequenza di scatti macro degli abiti dei passanti per le strade di Manhattan. Fra pieghe e macchie ecco i momenti di vita quotidiana, le cartografie dei viaggi di ciascun individuo. Impaginato come un quotidiano, con fogli liberi rilegati da un elastico, il piccolo libro alterna fotografie originali con dettagli ingigantiti a tutta pagina.

Nel foglio centrale, un indice cronologico delle immagini rimanda al sottotitolo New York, 10 am – 7 pm, indicando l’istante esatto in cui Louis De Belle (Milano 1988, con studi al Politecnico di Milano e al Bauhaus – Universität Weimar) ha scattato le insolite foto. Un memento vivere tra le righe, sulla ripetitività delle azioni quotidiane. Sparpagliato tra le immagini, emerge un testo di Francesco Pacifico con ambientazione newyorchese. Per chi New York pensava di conoscerla come le proprie tasche.

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© Louis De Belle, Cartographies.

Un libro già diventato guida di riferimento per i nostalgici della vecchia Tokyo.

Illustrato da Mateusz Urbanowicz, polacco ma residente nella capitale giapponese da molti anni, con esperienza nei fumetti, illustrazioni, lavori d’animazione e video, Botteghe di Tokyo (L’ippocampo) vuole esplicitamente attirare l’attenzione su queste storiche architetture, sopravvissute alla vertiginosa urbanizzazione della città.

Botteghe scelte, e ritratte ad acquarello, perché “danno un colore e un carattere particolare alle strade di Tokyo”. Attraversando cinque quartieri incontriamo, fra le oltre 50 presentate, quella che dal 1864 vende le chiyogami, le carte dai tradizionali motivi giapponesi dipinti a mano; la biscotteria dalle splendide grondaie; la fabbrica di tempura degli anni ’30 e, dello stesso periodo, la macelleria Yamane, ora demolita, famosa anche tra i turisti per le sue crocchette di carne. Il libro perfetto per i nostalgici dei tempi che furono.

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Se per fare un tavolo ci vuole il legno, lo stesso vale per un pianoforte. Ed è proprio su una tavola di compensato che a dieci anni, Paolo Fazioli, il creatore dell’omonima azienda, ha disegnato 88 tasti bianchi e neri per poter suonare con l’immaginazione.

Come evidenzia il titolo Dal sogno al suono (Rizzoli), Fazioli è andato oltre i suoi desideri. Al diploma del Conservatorio di Pescara unisce la laurea in Ingegneria, un mix magico che gli ha permesso di racchiudere suoni perfetti nello strumento. “Il nostro suono”, racconta “doveva essere luminoso, solare, espressivo, ricco di colori e potente".

In altre parole, diverso da quelli dei tanti pianoforti che aveva raccolto per studiarne il suono, così come aveva fatto da ragazzo smantellandone uno vecchio trovato in casa. Gli inizi della sua avventura sono nello storico mobilificio di famiglia, a Sacile, che tra i suoi designer annoverava personaggi del calibro di Fontana, Ponti, Mendini, Munari, Scarpa, Gregotti, Zanuso.

Qui si ritaglia uno spazio per la sua passione e fa arrivare le persone giuste - Pietro Righini, musicista e studioso di fisica del suono, Guglielmo Giordano, tecnologo del legno e fondatore dell’Istituto Nazionale del Legno del CNR, e Lino Tiveron, esperto artigiano, e il figlio Pierluigi - e con questa squadra di eccellenza conquista in breve il mondo. Il resto è tutto da leggere (a partire dalla prefazione di Herbie Hancock), da guardare e da ascoltare attraverso le parole di grandi esecutori contemporanei.

Per chi ama le storie dell’imprenditoria italiana, dal sogno alla felice realtà.

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Coloratissimo e allegro, come l’estate, Olimpia Zagnoli Caleidoscopica (Lazy Dog Press) è un’antologia degli ultimi dieci anni della carriera di quest’artista, fra le più interessanti della nuova generazione di illustratori, che si muove tra editoria, moda e comunicazione.

I suoi morbidi e variopinti lavori impregnati di colori saturi – dai disegni alle stampe, dal neon ai tessuti e alle sculture – sono qui affiancati per libere associazioni o per affinità di tema, colore e forma. Una serie di schizzi ci avvicina al suo processo creativo, alla ricerca della sintesi e precisione dell’immagine. Testi e pensieri di autori attivi nel mondo dell’illustrazione, del design e dell’arte aggiungono originali chiavi di lettura al suo lavoro.

Divertentissima la copertina cartonata con occhiali a specchio, quegli occhiali che contraddistinguono il look della Zagnoli, e a cui Italo Lupi dedica un amabile scritto.

Per chi ama design, moda, stile e cerca infinite ispirazioni.

Dalla sedia rossa e blu di Rietveld, l’uso del colore nell’arredo ha conquistato una folla sterminata di proseliti.

Per saperne di più A Century of Colour in Design (Thames&Hudson) illustra cronologicamente la sua storia, o meglio quando e come il colore ha incontrato il design. Passando in rassegna 250 oggetti fra cui quelli di otto maestri innovativi nel suo uso – Joseph and Annie Albers, Alexander Girard, Verner Panton, Alessandro Mendini, Hella Jongerius, Doshie Levien, Scholten & Baijings e Bethan Laura Wood – il volume è un viaggio dalle radici intellettuali della Bauhaus, che apre la strada al movimento De Stijl, inauguratore della stagione dei colori primari, e al Modernismo americano che vede l’ascesa delle tinte –  testimoni i 250 milioni di set da tavola American Modern di Russell Wright venduti in 20 anni.

Il colore irrompe, veramente, solo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale con la pletora delle nuove plastiche in cerca di identità. L’Italia utilizzerà il colore, prediletto è il rosso, per sottolineare le forme scultoree. Questa libertà di espressione prosegue nei decenni successivi arrivando all’esplosione Memphis e andando poi scemando negli anni ‘90 in favore di un minimalismo cromatico per ritornare prepotente al giro di boa del millennio. Per chi ama la vita in technicolor.