La Dichiarazione di San Marino, linee guida ONU per le città di domani

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Bosco Verticale, ph. Gábor Molnár

Norman Foster e Stefano Boeri, in rappresentanza degli architetti dell’area UE allargata e insieme ai governi di 56 Paesi, hanno firmato una lista di principi per una progettazione urbana inclusiva e sostenibile. Ribadendo come lo spazio cittadino, e la sua qualità, siano al centro della questione ambientale

Le città si trovano sulla linea del fronte della lotta alla crisi climatica per diversi motivi. Innanzi tutto, poiché contribuiscono in maniera importante al problema, dal momento che il 75% delle emissioni globali di anidride carbonica proviene proprio dalle aree urbane. In secondo luogo, perché nel prossimo futuro saranno sempre di più e sempre più popolate: secondo stime ONU, infatti, nel 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà in città (il dato è contenuto nella revisione del World Urbanization Prospects stilata nel 2018). Se la proliferazione di metropoli tentacolari dovrebbe continuare a riguardare soprattutto il sud e l’est del mondo, con India, Cina e Nigeria in prima fila, il tema relativo al futuro dei grandi agglomerati urbani appare cruciale anche alle nostre latitudini.

Con queste considerazioni in mente, e con l’idea che sulla forma e sul tessuto delle città si stia per giocare una delle partite più importanti del Terzo Millennio, i governi coinvolti nell’83esima sessione del Comitato UNECE – la Commissione economica per l’Europa per le Nazioni Unite, della quale fanno parte 56 Paesi europei, nordamericani e asiatici – dedicato allo Sviluppo Urbano, all’Edilizia Abitativa e alla Gestione del Territorio hanno firmato un documento programmatico con l’obiettivo di “sostenere il ruolo di architetti, ingegneri, geometri, urbanisti e designer nel garantire abitazioni, infrastrutture e centri urbani che siano sostenibili, sicuri, sani, inclusivi e climaticamente neutrali”.

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Stefano Boeri and Norman Foster during the signing of the San Marino Declaration, 3rd October 2022, courtesy Stefano Boeri Architetti

La Dichiarazione di San Marino, sottoscritta simbolicamente anche da due architetti tra i più noti a livello mondiale e tra i più sensibili alla causa ambientale, Norman Foster e Stefano Boeri, comprende una serie di “Principi per la progettazione urbana e l’architettura sostenibile e inclusiva” che dovrebbero accompagnare le diverse fasi dell’ideazione e della realizzazione di tutti gli edifici e sviluppi urbani, contribuendo a migliorare il modello ormai plurimillenario della città.

“Architetti e urbanisti, in questo momento della storia della specie umana sul pianeta, hanno una responsabilità fondamentale: quella di ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica e i consumi energetici, massimizzare i dispositivi captanti energie rinnovabili, integrare nelle costruzioni quote sempre maggiori di superfici biologiche e vegetali, e adattarsi a un modello di mobilità sostenibile, elettrificata, basato sul sistema dei trasporti pubblici”, ha dichiarato Boeri. “Porteremo come appello agli architetti questa dichiarazione alla COP27 di Sharm El Sheik a novembre, impegnandoci a raccogliere il maggior numero possibile di adesioni”.

 

I valori cardine ai quali si ispirano queste linee guida sono il rispetto, degli standard abitativi e ambientali promossi dalla carta ma anche dell’identità culturale delle persone che si troveranno ad abitare gli spazi, l’efficienza e la circolarità. Gli architetti e gli altri professionisti dell’urbanistica e dell’edilizia dovranno, per esempio, essere sempre consapevoli delle ricadute del loro lavoro sul benessere della comunità e adottare un approccio human-centered basato tanto sull’ascolto dei bisogni individuali e collettivi quanto sull’integrazione delle diversità.

Sul fronte più tecnico, si premureranno di limitare il più possibile l’uso di energia e di risorse naturali facendo ricorso al riuso e al riciclo laddove possibile, riutilizzando l’acqua piovana o ancora incoraggiando la produzione di cibo a chilometro zero in orti e frutteti urbani o in foreste commestibili (dette anche “food forest”, sono ecosistemi artificiali con diverse specie di piante e animali, studiati in modo da funzionare in autonomia, senza aver bisogno di manutenzione o interventi periodici).

La neutralità climatica dovrà essere perseguita attraverso lo urban design e la riqualificazione, integrando sistemi per la creazione di energia pulita direttamente negli edifici oppure adottando “soluzioni creative in grado di ridurre l’inquinamento e il consumo energetico”. La nuova coscienza ambientale richiesta ai progettisti impone loro anche di inserire un’attenta valutazione dell’impatto ecologico nelle fasi preliminari di qualunque progetto, di destinare spazi al verde e alla biodiversità urbana e di garantire l’accessibilità ai pedoni o la disponibilità di mezzi di trasporto sostenibili. Tra i temi affrontati c’è anche la resilienza degli edifici e delle infrastrutture, per resistere agli eventi climatici estremi che rischiano di colpire sempre più spesso anche le zone temperate come l’Europa.

20 ottobre 2022