Il teatro domestico di Fausto Melotti in mostra a Londra

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

Piccoli mondi, racchiusi in teatrini tanto effimeri quanto eterni che custodiscono messe in scena e rappresentazioni mai esaurite. Sono le opere che Fausto Melotti ha dedicato dagli anni ’30 fino alla fine della sua carriera al mondo del teatro, ora raccolte in una preziosa mostra da Hauser & Wirth

Londra, la galleria Hauser & Wirth dedica una monografica a Fausto Melotti e i suoi “teatri”. Si finge di non sapere che si tratti di un protagonista della scultura mondiale del Novecento, di un alfiere dell’Italia artistica anche in rapporto al lungo lavoro che lo ha impegnato sulla teoria e sulla scrittura. In fondo, si apprezzano sì, retrospettivamente, la ricerca, il rigore, la mole di lavoro di riflessione fatta sul senso stesso di scultura e di materia, sul suo farsi costantemente riflessione su peso e leggerezza.

Non era così scontato solo una decade fa, e invece il segno di Melotti (1901-1986) a 36 anni dalla sua morte è oggi più che mai vivo. Lo sa ovviamente chi conosce la quintessenza di una città come Milano dove il suo segno riaffiora continuamente. Nato a Rovereto, Melotti divenne milenese in purezza, qui conseguì la laurea in ingegneria elettrica presso il Politecnico di Milano, qui tornò a studiare a Brera sotto lo scultore simbolista Adolfo Wildt. In questa città visse e morì, lasciando il suo tocco presente un po’ in ogni dove, il più delle volte non palesato ma come una vibrazione sempre in risonanza nelle forme del design, dell’architettura, dell’arte stessa di tantissimi autori e nella moda, persino. Talvolta le sue forme si manifestano, cristallizzandosi in esempi monumentali che ormai fanno parte del display cittadino: basti pensare alle varie versioni del gruppo scultoreo I Sette Savi (1961-1981) o la sua astratta Sequenza (1981) che accoglie come una straordinaria quinta teatrale i visitatori nello spazio esterno di Hangar Bicocca.

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

Ecco, il teatro appunto. Saim Demircan, scrittore e curatore di fama internazionale è ideatore della bella mostra per la sede londinese di Hauser & Wirth. La galleria ha voluto approfondire questo particolare segmento tematico della produzione del grande scultore e intellettuale dedicato al teatro, con una selezione di ceramiche, sculture, carte che attraversano cinquant’anni della carriera di Melotti. L’artista, i cui esordi interessarono la figurazione, con un’esperienza analoga a quella dell’amico Lucio Fontana, dopo aver sperimentato il disegno iniziò nei primi anni Trenta a interessarsi alla scultura tendendo all’astrazione geometrica ma suggerendo sempre una tensione poetica nell’espressione astratta. Durante gli anni del regime, Melotti rifiutò per lungo tempo ogni forma di ufficialità, e al portato monumentale, propagandistico che tanti scultori imprimevano nella materia in quel periodo, si concentrò invece sulla ceramica, dipingendo tele e iniziando verso la metà degli anni Trenta la serie dei ‘teatri’. Lo spazio idealizzato del teatro era inteso anche come luogo mentale di fuga, di riflessione e metabolizzazione della devastazione della Seconda guerra mondiale: è all’interno di questi piccoli scrigni che l’artista poteva misurarsi con gli armoniosi ideali rinascimentali e calibrare composizioni che negli anni diventeranno sempre più eteree e simili a spartiti musicali.

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

Il curatore e Hauser & Wirth hanno concepito la Galleria Sud come un palcoscenico dove esibire una selezione di teatrini, in dialogo con opere scultore che testimoniano la costante sensibilità di Melotti per i temi e le figure della drammaturgia, i suoi aspetti narrativi e allegorici.

Non sfuggirà ai visitatori che alcune delle opere selezionate condividono con l’arte della scenografia, materiali ed elementi spaziali, così come si ravvedono in opere quali  Ifigenia (Iphigenia) (1978) o L'ombra dell'anima (1984). Oppure come, direttamente, il testo che le ha ispirate con i suoi personaggi e le sue narrazioni è direttamente evocato dagli elementi antropomorfi e figurativi in miniature come per il Tabernacolo Violato (1980) e Il passo della zingara (1983) e alla grande tradizione dei protagonisti del teatro, vedi Da Shakespeare (1977) o Madame X (1982). Colpisce a distanza di tanto tempo, la libertà totale nell’uso di ciascun materiale, dal filo metallico alla terracotta, dal cartone al tessuto dipinto, impiegati nella massima economia formale capace però della massima restituzione espressiva.

Fausto Melotti approda al vero e proprio concepimento di scenografie teatrali negli anni Ottanta che lo vedono impegnato non solo nella realizzazione di scene ma anche di costumi per varie produzioni che lo occupano fino alla fine della sua carriera, chiudendo un cerchio e un percorso iniziato molti anni prima e a lungo sperimentato in queste piccole ma potenti teatrini domestici.

L’allestimento della mostra è inoltre un vero e proprio progetto specifico e interpretativo, concepito con l'artista e ceramista Aaron Angell (Londra, 1987) che ha realizzato eleganti piedistalli scultorei per ciascuna opera di Melotti e una minimale ma scenografica parete-cornice dove sfilano i piccoli teatrini uno accanto all’altro, come attori che salutano il loro pubblico.

 

Fino al 20 aprile 2022,

Fausto Melotti, Theatre

Hauser & Wirth

Londra

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Fausto Melotti © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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Fausto Melotti, Theatre, installation view © Hauser & Wirth

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