Gli eventi di dicembre: 4 mostre “sotto l’albero” da non perdere

porro, durini, salone milano

“In the Mood For” exhibition, Porro Duriniquindici

Porro presenta a Milano “In the Mood For”, Stephen Burks va in scena ad Atlanta, Brodie Neill in Australia e
“Designing Peace” a New York

Mentre già si respira la tanto attesa atmosfera natalizia, si fanno più esclusivi ed intriganti gli appuntamenti con il design, esibito in mostre in tutto il mondo. Si tratta di eventi particolari che espongono non solo le opere, ma soprattutto le “concezioni dell’abitare” di progettisti dalle caratteristiche fortemente personali.

Gli interni inaspettati di Porro Duriniquindici

Nello showroom milanese di Porro, Oriente e Occidente si incontrano nella mostra In The Mood For, dove le forme pure dei sistemi e delle collezioni del brand si fondono con i tessuti della collezione Japonaise di Backhausen, le delicate lampade d’atmosfera Ambientec e le creazioni green del plant artist Satohi Kawamoto.

Nei due piani di Porro Duriniquindici i pezzi iconici dell’azienda – come non citare, tra gli altri, il Kite Sofa  e le poltroncine Romby di GamFratesi; la panca Left , il tavolo Ryoba e la sedia Nebbia di Piero Lissoni; il letto Lipia di Jean Marie Massaud e la poltroncina da lettura Lullaby di Nicola Gallizia – sono accostati alle creazioni dei tre brand stranieri.

Ambientec è l’azienda giapponese di light design fondata da Yoshinori Kuno nel 2009 e nata da una lunga esperienza nel settore delle luci professionali per la fotografia subacquea, studiate per illuminare le profondità degli oceani. Le sue lampade senza fili sono innovative, impermeabili e integrate con una tecnologia LED esclusiva. Satoshi Kawamoto non solo è master plant artist, ma anche, grazie alla sua filosofia di intergrazione tra le piante e gli spazi interni in cui le persone vivono, interior designer. Kawamoto è il fondatore e direttore creativo di Green Fingers Market, un'azienda che propone uno stile originale e ricercato di green. Backhausen, dal 1849 brand leader nei tessuti di lusso, propone la collezione Japonaise, omaggio all'eleganza tradizionale giapponese che combina tessuti d'arredamento di lusso e materiali decorativi con vari motivi, tra cui Enso, Hana, Hoshi e Koi di Koloman Moser.

“In the Mood For”, Porro Duriniquindici

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“In the Mood For” exhibition, Porro Duriniquindici

 

Il futuro dell’abitare nella mostra “Stephen Burks: Shelter in Place”

Fino al 5 marzo 2023 l’High Museum of Art di Atlanta, Usa, mette in mostra Stephen Burks: Shelter in Place, con più di 50 opere che il progettista ha compiuto negli ultimi dieci anni della sua carriera, un decennio che dimostra il suo approccio olistico alla materia unendo arte, architettura e design.

Designer afroamericano apprezzato a livello mondiale – in Italia ha lavorato per Cappellini, Dedon, Roche Bobois  e Missoni – sostiene la produzione manuale come approccio innovativo nei processi industriali. Estremamente attuale, Shelter in Place esplora le idee e soluzioni di design che riguardano la vita domestica in un periodo di sconvolgimenti globali e affronta la questione di come sia possibile progettare interni che consentano una vita gioiosa e creativa. Non è un caso che il lavoro di Burks sia in collaborazione con artigiani di tutto il mondo per creare mobili, oggetti per la casa, illuminazione e tessuti di grande valore estetico ma altrettanto elevato contenuto funzionale.

L’esposizione si snoda in cinque temi: Craft as Collaboration, Modernist Orthodoxies, Weaving as Metaphor, Environmental Inclusion e Crafting Diversity, in collaborazione con gli studenti del Berea College nel Kentucky, un’istituzione che promuove una cultura utopica e antirazzista.

“Stephen Burks: Shelter in Place”, High Museum of Art, Atlanta

stephen burks, salone milano

“Stephen Burks: Shelter in Place”, High Museum of Art, Atlanta, photo Mike Jensen

 

Il talento visionario di Brodie Neill in “Resonance”

Brodie Neill è originario della Tasmania, in Australia. Nonostante il suo studio si trovi a Londra, in qualche modo ora “torna a casa”: il 2 dicembre ha inaugurato al centro no profit Design Tasmania, in Australia, la mostra Resonance. Si tratta di una selezione di opere iconiche dal suo archivio di “formazioni mobili” per cui è conosciuto nel mondo – indimenticabile la sua Curve Bench per Riva1920.

Grande conoscitore di materiali anche insoliti e delle loro potenzialità di utilizzo nel design, la mostra presenta una collezione incentrata sulla re-immaginazione e sulla trasformazione non solo di materiali vergini, ma anche di quelli dimenticati o di scarto. Tra le opere esposte: ReCoil, tavolo realizzato con legno di recupero proveniente dall’aspra Pieman River Valley in Tasmania, recentemente presentato da Design Tasmania alla Melbourne Design Week 2022 e alla London Craft Week l’anno precedente; il tavolo Gyro creato per la Biennale del Design di Londra nel 2016; e Cowrie, attualmente in mostra alla mostra The Chair alla Craft Victoria a Melbourne.

Resonance 2022, Brodie Neill, Design Tasmania

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“Resonance”, 2022, Brodie Neill, Design Tasmania, photo Adam Gibson

 

Il design per la pace a New York

Si chiama Designing Peace e sarà visibile fino al 4 settembre 2023 al Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum a New York, la mostra pensata dalla curatrice Cynthia E. Smith che indaga il ruolo e le potenzialità del design nella costruzione di un mondo di pace.

Il concept alla base del progetto, in continuità con una serie di eventi che il Cooper Hewitt ha dedicato negli ultimi anni ai temi dell’aiuto umanitario e della cooperazione internazionale, è che “la pace non è un concetto astratto e remoto, ma può essere locale, tangibile e persino possibile,” come ha dichiarato Cynthia E. Smith. Cinque le domande che costruiscono l’esposizione: "How can design support safe, healthy, respectful environments?" (Come può contribuire il design a creare ambienti sicuri, sani e rispettosi?), "How can design address the root causes of conflict?" (In che modo il design può affrontare le cause all'origine del conflitto?), "How can design engage creative confrontation?" (In che maniera il design può avviare un confronto creativo?), "How can design embrace truth and dignity in a search for peace and justice?" (Come può perseguire verità e dignità nella ricerca di pace e giustizia il design?) e, infine, "How can design help transitions from instability to peace?" (In che modo il design può favorire il passaggio dall'instabilità alla pace?). Le risposte sono tutt’ora aperte.

Qualche esempio, scelto tra i 40 progetti esposti provenienti da 25 paesi? L’app HarassMap, creata da quattro donne egiziane vittime di abusi; l’installazione Teeter Totter Wall: tre altalene rosa poste da Rael San Fratello al confine tra Messico e Stati Uniti; o ancora Stone Garden: un edificio di 13 piani a destinazione mista costruito a Beirut dall’architetta libanese Lina Ghotmeh a ricordare le sofferenze della città dal dopoguerra a oggi.

Designing Peace, Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, New York

designing peace, salone milano

“Designing Peace”, Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, New York